Senza Paolo Agliata, Calvizzano rischia di perdere la memoria? Ripubblichiamo l'articolo che Calvizzanoweb gli dedicò all'indomani della sua dipartita
“C’è bisogno di una Biblioteca comunale facilmente accessibile, c’è bisogno di targhe e di un museo che parlino di eventi che nella loro banalità sono stati importanti per la storia locale, che parlino di personaggi che hanno fatto la storia di questo paese”
Ieri, domenica 12 gennaio 2025, Calvizzano ha avuto a che fare con una cattiva notizia, ovvero la dipartita di Paolo Agliata, politico locale e memoria storica della politica calvizzanese passata. Oltre a fare pubblicamente le condoglianze ai cari e ai familiari per la loro perdita, non è mia intenzione però dilungarmi ulteriormente nell’elogiare questo personaggio calvizzanese: lo troverei poco rispettoso e poco onesto nei suoi confronti dato che non l’ho mai effettivamente conosciuto, se non dalle parole e dalle informazioni che Mimmo Rosiello di Calvizzanoweb, quando gliene richiedevo, mi forniva chiedendole proprio a lui. La sua dipartita però apre uno spunto di riflessione più ampio, che mi presto a spiegarvi.
Paolo Agliata è stato finora la memoria storica, tra le pochissime rimaste in vita, di quella che fu la storia del paese; quella che ha vissuto direttamente in consiglio comunale, vivendo la politica, i dibattiti, le polemiche, e quella che ha riportato per sua personale conoscenza. Senza di lui, chi sarà in grado di riportare ancora alla luce tutto questo? Calvizzano, senza più Paolo Agliata, è diventata ufficialmente smemorata?
Purtroppo, poco fa sperare in una risposta diversa da un’affermazione; e a mostrarlo sono sostanzialmente anche i fatti che si incontrano davanti alla semplice domanda “Dove reperire informazioni sulla storia politica di Calvizzano?”.
Abbandoniamo quasi immediatamente l’idea di poter reperire informazioni specifiche dalle enciclopedie online: sebbene siano letteralmente la fonte certificata per eccellenza, le dimensioni e l’importanza di questo paese non ne permettono una conoscenza così approfondita da un corollario di informazioni così variegato. Similmente, abbandoniamo l’idea di reperire queste informazioni facilmente da Wikipedia: quest’ultima per ottenere informazioni, sebbene enciclopedicamente esatte, necessita men che mai di qualcuno che le inserisca, e quel qualcuno è proprio davanti a questa domanda che si ritrova bloccato.
Dirigiamoci quindi verso un’altra idea, ovvero quello dell’archivistica giornalistica. Qui la ricerca diventa molto più dura, ed è presto detto il perché: come per le enciclopedie, anche per i giornali Calvizzano è troppo piccola, troppo poco importante per poter essere protagonista in modo soddisfacente dell’informazione. Non che non si trovi nulla, sia chiaro, ma se va bene si può incontrare qualche sporadica informazione su una giunta formata o criticata sul momento, che si trova in un trafiletto di una pagina minore in un numero, magari mal conservato, di un giornale che era organo d’informazione di questo o quel partito, o potreste leggere di Calvizzano nominata tra la sfilza di paesi dell’agro giuglianese in un’inchiesta o in una notizia di uno sciopero… E stiamo parlando dei grandi giornali, quelli che hanno avuto abbastanza soldi o importanza da tenerlo un archivio; e proprio per la loro dimensione Calvizzano per loro è quanto di più invisibile se non per i casi di cronaca nera, che per morbosa curiosità rendono protagonisti qualunque posto per un incidente, una rapina, un omicidio. Immaginate poi se gli archivi di cui parliamo sono a pagamento, o se sono solo disponibili in presenza.
La vera informazione su Calvizzano, quindi, non può che appartenere a una dimensione del giornalismo più piccola, ma per questo sostanzialmente impossibile da trovare: parliamo di tanti giornali e giornaletti locali, che col tempo purtroppo non sono arrivati a noi, e che non sempre, anzi di rado, hanno avuto la possibilità di averlo un archivio. Un patrimonio di informazioni fragile, che il più delle volte finisce perduto.
Passiamo ora quindi a un’altra alternativa: l’archivistica politica. Anche qui, la poca importanza di Calvizzano fa sì che tutto ciò che è più grande, molto più grande di Calvizzano ne sappia poco o nulla. Inizio col citare lo strumento che più di una volta mi sono trovato ad usare: l’Archivio degli Amministratori del Ministero dell’Interno. Un archivio davvero completo, giorno per giorno, delle composizioni delle giunte di tutti i paesi d’Italia, ma solo dal 1982 in poi. Tra l’altro, questo è solo l’anno di partenza, ma non è comune a tutti: per Calvizzano, infatti, si parte dal 1987. Questo strumento comunque è utilissimo, lungi da me denigrarlo, ma ovviamente ha delle limitazioni temporali. Anche l’Archivio delle Elezioni del Ministero dell’Interno non è da meno: partono dal 1993, anno in cui le elezioni locali divennero dirette anziché rappresentative come in Parlamento.
Spostiamoci proprio al Parlamento: la Gazzetta Ufficiale, l’archivio del Senato e della Camera dei Deputati sono una fonte d’informazione non indifferente a riguardo, ma anche qui si soffre la poca “popolarità” di un paesino come Calvizzano: se escludiamo le dichiarazioni societarie, i concorsi, gli elenchi di censimento, rimangono qualche informazione sporadica su un sindaco premiato, su un commissario governativo eletto, e qualche interrogazione parlamentare. Quest’ultime mostrano uno spaccato maggiore della storia politica locale, grazie al fatto che venivano fatte su questioni che i circoli locali dei partiti dei parlamentari imbeccavano per poter incalzare la politica della loro controparte, in una specie di ping-pong per interposta persona che si giocava a Roma per infastidire chi era seduto di fronte.
La vera sede delle informazioni storiche è quindi nei circoli locali dei partiti, ed è proprio qui che cadiamo nell’ignoto: i vecchi partiti non ci sono più, chiusi, falliti, trasformati; e se non sono finiti loro lo sono stati i circoli calvizzanesi. Tutti i manifesti, tutte le polemiche, tutte le lettere mandate a enti, comitati centrali, giornali di partito, dove sono finiti? Chi li ha? Ci sono ancora? Questo Sacro Graal per la storiografia locale è praticamente latitante. Se va bene, si trova qualche lettera finita tra gli archivi di un potente Segretario nazionale, ma è una perla nell’oceano.
Finiamo quindi con l’ultima alternativa: l’archivistica istituzionale. Gli atti d’ufficio, le carte di sindaci, commissari, preti, prefetti… Questa certamente è la forma più completa di informazioni che si può avere in merito: non c’è foglia, pietra, parola che non sia stata messa o tolta che non sia stata riportata in un atto, rendendo sempre ufficiale quindi tutto quello che poteva finire eventualmente in una lettera ad un politico, in un manifesto affisso, in una notizia su un giornale o in un evento enciclopedico. Per la sua completezza è però anche la più difficile da ottenere: se parliamo di atti storici, questi possono essere stati spostati in Archivi nazionali, come l’Archivio di Stato di Napoli, il cui accesso è gratuito su prenotazione, ma che comunque sarebbe difficile da consultare per la fragilità di questi atti e perché non è come fare una ricerca su Google, anzi si tratta di un ben complesso lavoro di ricerca (specie se non si sa cosa si sta cercando o quando lo si debba cercare); mentre se si tratta di atti non storici, questi possono essere ancora in possesso degli enti che li hanno prodotti. Quest’ultimo caso ci fa cadere di nuovo nell’ignoto: dove sono questi atti? Sono accessibili? In che condizioni sono? Molte volte, queste domande non hanno risposte piacevoli.
Ecco perché figure storiche come Paolo Agliata, che raccontano la storia di un paese, sono indispensabili specie a Calvizzano. Non è mia intenzione fare polemica, anche perché la polemica in politica produce sempre tanto rumore sterile; ma questo è un invito rivolto a chiunque voglia starlo a sentire, che sia di dovere o meno: Calvizzano è troppo piccola perché la sua storia sia scritta in un’enciclopedia, in articoli di giornale, in documentari e libri su questo o quel partito. Se non vuole essere smemorata, la sua storia la deve tenere viva da sola.
Tenere viva, aggiornata, la memoria locale serve a costruire un’identità, e questa serve per far sì che Calvizzano possa farsi valere, che possa spendere il proprio nome per ottenere qualcosa, in autonomia o con altri paesi, che possa essere qualcosa di più che un territorio di passaggio, un posto dove se vi ricade qualcosa è per qualche evento fortuito, e che quindi possa essere un posto vivibile.
C’è bisogno di una Biblioteca comunale facilmente accessibile, c’è bisogno di targhe e di un museo che parlino di eventi che nella loro banalità sono stati importanti per la storia locale, che parlino di personaggi che hanno fatto la storia di questo paese, c’è bisogno di eventi locali che ripercorrano la storia calvizzanese, c’è bisogno di rendere duraturo nel tempo il lavoro delle memorie storiche. Non farlo non cancellerà la storia del paese e di chi l’ha fatta, ma la renderà facilmente trascurabile, e sarebbe un’occasione sprecata, se non dannosa.
Io non sono uno storiografo, sono solo una persona curiosa che ha trovato finora informazioni nascoste, che sia poco o sia tanto lo lascio decidere agli altri; ma queste informazioni possono essere grano per questo paese, non lo si perda con l’inazione o con la poca azione, con il pensiero che magari basti un murale o una sporadica giornata storica. E questo vale per Calvizzano come per tutti i paesi, perfino per le città.
Gianpaolo Cacciapuoti, appassionato di storie locali