Non è tempo di guerra

 

Premessa della redazione

In occasione del Natale, la redazione di calvizzanoweb ha deciso di non pubblicare, per almeno due giorni articoli di taglio polemico o ritenuti parziali, affidando il fondo a una voce esterna alla dialettica politica e giornalistica: una persona di cultura estranea ai fatti locali, chiamato a offrire una riflessione di senso e di contesto. 

Il contributo che segue non esprime una linea editoriale né prende posizione sulle vicende politico-amministrative. Nasce da una richiesta precisa: offrire una parola di tregua in un tempo che, almeno simbolicamente, invita a deporre le contrapposizioni.

Non è tempo di guerra

C’è un passaggio del Vangelo di Luca che accompagna ogni Natale: l’annuncio di una nascita che promette pace, non vittoria; riconciliazione, non trionfo. È un messaggio essenziale, che attraversa i secoli e continua a interrogare anche il nostro presente, segnato da contrapposizioni sempre più aspre e da un linguaggio pubblico che fatica a concedersi tregua.

In questi giorni si è consumato un episodio emblematico. Un giornalista noto per le sue posizioni critiche nei confronti del potere viene invitato a porgere gli auguri a chi, per lungo tempo, è stato considerato un avversario. I trascorsi tra i due sono noti e tutt’altro che pacifici. Eppure, l’invito viene accolto. Il gesto è semplice: una presenza, una stretta di mano, il riconoscimento di un tempo diverso. Non una resa, ma una sospensione.

La risposta, tuttavia, riporta immediatamente il confronto sul terreno consueto della polemica. Anche un gesto distensivo diventa occasione per riaprire il conflitto, per ribadire ruoli e distanze. È una dinamica che conosciamo bene: la difficoltà di accettare che, almeno per un momento, il conflitto possa tacere.

Il Vangelo propone una logica differente. La nascita di Gesù non avviene sotto il segno della forza, ma della fragilità; non nei luoghi del comando, ma ai margini. Il suo annuncio non chiede adesioni né schieramenti, ma invita a deporre la paura, che spesso alimenta la violenza verbale e simbolica. Non chiede di cancellare le differenze, ma di non trasformarle in armi.

Questo fondo non intende assolvere né accusare. Vuole soltanto ricordare che il Natale introduce, almeno simbolicamente, un tempo altro. Un tempo in cui la tregua non è debolezza e il silenzio non è resa. In cui una mano tesa, anche se non produce l’effetto sperato, conserva comunque il suo valore.

Stanotte nasce Gesù. Non siamo in guerra, anche se troppo spesso ci comportiamo come se lo fossimo. Per un giorno, forse, possiamo permetterci di ricordarlo. Ora cliccate, ascoltate e meditate.



 

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