Dei
due circoli “Pia Unione” e “Sala Riservata”, il primo non ebbe mai capacità di
emergere come fece l’altro. Da quando alla fine del 1800 il sindaco Vincenzo
Merolla edificò il suo grande fabbricato tra piazza Arco e via Parrocchia, a
stretto contatto con le rampe che conducono al convento dei francescani, un
posto d’onore al piano terra, esteso per quasi tutto il fabbricato, fu dato
alla “Sala Riservata”. Fin dall’inizio il presidente fu lo stesso Merolla.
Accoglieva, dietro domanda scritta e presentazione di ben due soci anziani,
tutti i professionisti (ed in seguito anche i non meglio definiti “artisti”)
del paese. Alla fine furono ammessi anche gli studenti universitari. Il
rispetto delle gerarchie non fu mai messo in discussione. L’aspirante-socio che
aveva fatto regolare domanda d’ammissione, veniva “proposto”. Si passava,
allora, alla votazione segreta per la sua “ammissione”, col sistema delle
palline colorate. Pallina bianca, se gradito, nera se indesiderato.
Vi fecero parte il cav. Raffaele Chianese, l’ing. Dora, i fratelli prof. Ippolito, il cancelliere Neola, don Salvatore Gargiulo, il prof. Giorgio De Falco, tutti i Sica (Michele, Sigismondo, Amedeo, Antonio e Gustavo), il podestà Romano, il reg. Tommaso Botta, gli Astarita. Durante l’ultima guerra fu ospitato anche E.A. Mario (paroliere e poeta, autore di numerose canzoni di grande successo, come La leggenda del Piave e Tammurriata Nera).
La “Sala” esiste ancora ed è alloggiata al posto di sempre.
Dal libro di Enzo Savanelli “Marano-Storia, tradizioni
e immagini”
