“Tifo da stadio o comunità unita? Portiamo la questione in Parlamento per la gestione Ministeriale”
La chiusura dell’ufficio del Giudice di Pace continua ad essere affrontata in questa città come una partita di calcio, con un tifo da stadio che nulla ha a che vedere con la tutela dell’interesse generale. La società civile, i rappresentanti istituzionali, la politica e le forze politiche, ancora una volta, non hanno dimostrato la capacità di fare fronte comune. C'è anche chi ha contribuito a questo clima, preferendo la polemica alla responsabilità, senza mettere realmente al centro il bene della comunità.
C'è chi rema costantemente contro la città
La chiusura del Giudice di Pace
rappresenta uno schiaffo gravissimo alla città di Marano. Non è soltanto una
questione di giustizia di prossimità, ma la perdita di un presidio pubblico
fondamentale che genera lavoro, indotto economico e relazioni sociali. Chiudere
un’altra struttura significa indebolire ulteriormente il tessuto economico e
sociale del territorio, già duramente provato, e avviare un processo di
desertificazione istituzionale che non possiamo accettare.
Per queste ragioni, in Consiglio
Comunale avanzai una proposta concreta
e praticabile: trasferire l’ufficio del Giudice di Pace presso la sede
principale del palazzo comunale, al fine di eliminare i fitti passivi e ridurre
i costi per l’ente. Parallelamente ho
chiesto incessantemente durante
la Consiliatura che il Comune facesse piena chiarezza sul recupero degli
oneri di costruzione. Davanti agli errori del passato non si potevano chiudere
gli occhi, frutto anche della mancata continuità amministrativa.
C'è da dire che negli anni è stato scaricato tutto sugli enti locali, già colpiti da tagli
sempre più pesanti, come dimostrano le ultime leggi finanziarie. Ma soprattutto
non si è avuta la forza politica di chiamare alle proprie responsabilità i
comuni inadempienti. Non si può far finta di nulla rispetto alle responsabilità
di Mugnano, Villaricca e Giugliano: il Giudice di Pace non è una struttura che
riguarda un solo Comune, ma un presidio che serve un’area vasta e l’intera area
metropolitana, e come tale avrebbe dovuto essere difeso con un’azione comune e
determinata. È mancata la capacità di incidere.
Per questo motivo, nei prossimi giorni e
nelle prossime settimane, ci faremo carico di investire direttamente i nostri
parlamentari della questione, affinché vi sia un intervento immediato e
risolutivo del Ministero della Giustizia. Chiederemo con forza la possibilità
di una gestione Ministeriale ( come paventato
anche dalla Commissione straordinaria) di questo processo e della
struttura del Giudice di Pace, perché la difesa dei servizi essenziali non può
essere lasciata all’improvvisazione o alle divisioni locali. La giustizia di
prossimità non è un privilegio, ma un diritto dei cittadini, e come tale va
difeso fino in fondo.
Ripropongo ciò che avevamo scritto anche qualche settimana fa
Comunicato – Sinistra Italiana: “Il Giudice di Pace non deve chiudere a Marano. Difendere questa struttura significa difendere il territorio”
La chiusura dell’Ufficio del Giudice di Pace di Marano sarebbe un colpo durissimo per l’intera comunità. Non si tratta solo della perdita di un presidio di legalità e giustizia, ma della scomparsa di un punto di riferimento per cittadini, operatori del settore e per tutte le attività che ruotano intorno a questo servizio.
Chiudere il Giudice di Pace significherebbe mettere un’altra pietra tombale su un territorio già segnato da anni di dismissioni e abbandoni di strutture pubbliche. Ogni presidio che viene meno lascia dietro di sé un vuoto: non solo in termini di servizi, ma anche di fiducia, sicurezza e speranza.
Marano ha già perso troppo. L’Ufficio del Giudice di Pace, invece, è una presenza viva e concreta che garantisce giustizia di prossimità e contribuisce all’economia locale. Intorno a questo presidio ruotano professionisti e attività commerciali che vivono anche grazie alla presenza quotidiana di utenti, avvocati e lavoratori.
Sopprimere il Giudice di Pace significherebbe colpire ancora una volta il tessuto economico e sociale della città. Difenderlo, invece, vuol dire scommettere sul futuro di Marano, sulla possibilità di ricostruire fiducia nelle istituzioni e di offrire ai cittadini servizi efficienti e accessibili.
Per questo presentai in Consiglio Comunale una mozione che impegnava l’Amministrazione a utilizzare tutti gli strumenti possibili per mantenere il presidio sul territorio, trasferendo la sede del Giudice di Pace nell’attuale sede comunale. Una volta che gli uffici comunali saranno spostati tutti nella sede di Via Nuvoletta, è fondamentale chiedere con forza che la struttura liberata venga destinata all’Ufficio del Giudice di Pace, assicurando così continuità di servizio e valorizzando uno spazio pubblico oggi sottoutilizzato.
La difesa del Giudice di Pace non è una battaglia di parte, ma una battaglia di comunità. È la difesa della dignità di un territorio che merita attenzione, presenza dello Stato e opportunità di rinascita.
Sinistra Italiana continuerà a battersi, insieme ai cittadini, alle forze sociali e alle professioni legali, perché Marano resti una città viva, con presìdi attivi e servizi che rispondano davvero ai bisogni delle persone."
Stefania Fanelli, Coordinatrice Circolo di Marano – Sinistra Italiana