Marano, c’era una volta l’istituto salesiano: venne perso per la mancanza di volontà politica

 L’ex dirigente Luigi De Biase si prodigò tanto per salvare l’antica istituzione, ma non ci fu nulla da fare: troppi gli ostacoli

Foto del 2008: l'ex sindaco Perrotta e l'ex dirigente Luigi De Biase con le suore che gestivano l'Istituto Santa Maria delle Grazie
Si poteva salvare l’antica istituzione che esisteva dal 1827, diventata convitto femminile il 3 giugno del 1934, quando le suore salesiane, figlie di Maria Ausliatrice ne presero la cura?
Sicuramente sì – dichiarò, senza mezzi termini, lo storico dirigente del Comune Luigi De Biase al periodico “L’attesa” – se ci fosse stata una vera volontà politica”.
L’ex amministrazione Perrotta, in realtà, fu molto sensibile alla problematica, tant’è che nel dicembre 2008, quando i beni Ipab, tra cui il Ritiro Santa Maria delle Grazie, furono ceduti definitivamente dalla Regione al Comune, fu firmata una bozza d’intenti tra il Comune e l’l’ente giuridico Figlie di Maria Ausiliatrice, rappresentata da suor Iolanda Guerriero, affinché  continuasse  l’opera gestita dalle suore, che avrebbero dovuto portare avanti lo spirito salesiano di Don Bosco e il suo metodo.
Una cosa sono le dichiarazioni – continuò De Biase -, altra cosa è la volontà di portare a termine un progetto. C’ero pure io quando venne firmata quella bozza, ma il problema serio subentrò l’anno successivo, quando il Provveditorato agli Studi di Napoli fece presente che non avrebbe più concesso l’autorizzazione per le attività didattiche, se non si fosse provveduto ad adeguare l’istituto, ormai sempre più fatiscente, alla normativa sulla sicurezza, in quanto, in quelle condizioni, poteva costituire un serio pericolo per alunni e insegnanti”.
Dalle carte consultate, risultò che le suore chiamarono un loro consulente, l’ing. Ferdinando Tortora, il quale redasse anche un progetto relativo ai lavori di adeguamento strutturale della scuola, per un valore di circa 86mila euro, al quale si aggiunse un ulteriore progetto di lavori supplementari del valore di circa 133mila euro, redatto dall’ufficio Patrimonio. Fu pure bandita la gara d’appalto.
Quella gara fu un bluff, perché non c’era la copertura economica, tant’è che fu annullata. Il progetto nella sua complessità – aggiunse De Biase – se la memoria non mi inganna, valeva circa 250mila euro, di cui 200mila euro a carico delle suore e 50mila euro del Comune, quale quota parte dei lavori. Le difficoltà sorsero nel reperire le risorse comunali”.    


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