Le ultime elezioni regionali, Franco De Magistris: “un campanello d’allarme per la democrazia italiana”
Da Franco De Magistris riceviamo e pubblichiamo
Le recenti elezioni regionali in Campania, Puglia e
Veneto hanno registrato un dato che non può essere ignorato: un crollo
dell’affluenza di circa il 15% rispetto alla tornata precedente, con una
partecipazione ferma al 43,6% rispetto al 57%. A Napoli si è addirittura
toccato un record negativo del 39,5%. Una percentuale così bassa indica un
crescente disinteresse e una sfiducia profonda dei cittadini verso le
istituzioni.
Nel Mezzogiorno ha prevalso il centrosinistra, con una
forte presenza del Partito Democratico, mentre in Veneto il centrodestra,
trainato dalla Lega, ha ottenuto una vittoria netta. Questi risultati mostrano
che, se i partiti continueranno a ignorare le reali criticità del Paese, sia
sul piano interno sia su quello internazionale, la distanza tra politica e
cittadini è destinata ad ampliarsi.
Sul fronte interno urge una crescita complessiva che
preveda il necessario riallineamento tra Sud e Nord; su quello estero è
indispensabile restituire all’Italia un ruolo primario nel contesto europeo e
mediterraneo.
Per raggiungere questi obiettivi occorrono sistemi
elettorali omogenei e realmente rappresentativi dei territori, capaci di
favorire una maggiore partecipazione dei cittadini e di selezionare una classe
dirigente adeguata. La “democrazia dell’alternanza” non può ridursi a blocchi
contrapposti, eterogenei e privi di visione comune, ma deve fondarsi su
programmi condivisi che riducano il peso della partitocrazia e contrastino il
qualunquismo.
L’attuale bipolarismo, pur garantendo maggiore
stabilità rispetto al vecchio proporzionale della Prima Repubblica, ha mostrato
limiti e disfunzioni che ostacolano un buon governo. Amministrare la cosa
pubblica non deve significare difendere privilegi o consolidare posizioni di
potere, ma svolgere un servizio alla collettività. Un tempo i partiti erano
luoghi di confronto reale; oggi, sostituiti da consorterie e “capi bastone”,
spesso si limitano a sostenere filiere clientelari utili solo alla propria sopravvivenza.
La degenerazione di questo sistema è evidente
soprattutto a livello regionale: enti che, nati per programmare e legiferare
secondo l’articolo 114 del Titolo V della Costituzione, sono diventati
principalmente strutture di gestione, perdendo la capacità di visione. Le
elezioni regionali hanno confermato, infatti, le stesse maggioranze uscenti sia
in Veneto sia nel Mezzogiorno, accompagnate da un livello di astensione che
segnala una crescente disillusione.
In Campania il dato più significativo è stato il voto
per il Presidente della Giunta, Roberto Fico (M5S), che ha riportato il
baricentro politico a Napoli, indebolendo l’asse salernitano. Tuttavia, la
vittoria del centrosinistra ha anche messo in luce le contraddizioni interne al
cosiddetto “campo largo”: da un lato l’eredità del gruppo di Vincenzo De Luca,
dall’altro la spinta innovatrice del sindaco di Napoli, accanto al massimalismo
di Fratoianni e al moderatismo di Mastella. Questa frammentazione rende il
quadro complesso e poco governabile.
Non migliore è la situazione del centrodestra, diviso
tra il sovranismo di FdI, il populismo della Lega e il riformismo di Forza
Italia, oltre a varie liste minori che raramente raggiungono il quorum.
In questo contesto, la società civile potrebbe e
dovrebbe svolgere un ruolo decisivo, stimolando i partiti a diventare
protagonisti di un vero cambiamento. Serve una nuova legge sugli enti intermedi,
dagli enti locali fino alle macroregioni, e una legge elettorale per il
Parlamento che reintroduca le preferenze, strumento fondamentale per avvicinare
i cittadini alla politica.
Considerando che i limiti e i ritardi del fronte
progressista hanno contribuito alla vittoria di Fratelli d’Italia a livello
nazionale, sarebbe auspicabile che proprio queste forze si facessero promotrici
delle riforme necessarie a superare l’attuale bipolarismo forzato. Oggi il
riformismo, maggioritario nel Paese reale, resta minoranza nelle urne: una
contraddizione che non può più essere ignorata.
Franco De Magistris