Con Granata e Salatiello Calvizzanoweb non è mai stato tenero, ma la parola “querela” non è mai stata pronunciata
“Bisogna essere folli per raggiungere grandi obiettivi, coraggiosi per affrontare la vita di tutti i giorni e ribelli per difendere i propri principi”
Svegliarsi
ogni mattina alle quattro per preparare la scaletta degli articoli da proporre
ai lettori di Calvizzanoweb non è affatto semplice. Molti di questi pezzi
richiedono studio meticoloso e approfondimenti accurati, perché nel giornalismo
locale, anzi, quasi condominiale, basta poco per rischiare brutte figure,
minacce di querele e conseguenti, estenuanti battaglie legali.
Far tutto
questo a 72 anni, con acciacchi e problemi quotidiani, rende l’impresa ancora
più faticosa. Eppure si va avanti.
A Calvizzano,
paese piccolo e conservatore, con evidenti tratti di medievalità, la politica è
sempre più simile a un participio passato: qualcosa che c’è stata e che oggi
non c’è più. In un contesto del genere, fare comunicazione libera diventa un
compito arduo, quasi una mission impossible.
I nemici, spesso
ex amici, non si contano più. Ma questo non pesa, perché la coscienza resta
pulita.
Fare
giornalismo in un paese dove dominano i motti del “volemose bene” e del “simm’
tutt cumpar e cumpariell”, dove nessuno si indigna più per il degrado delle
periferie, per le erbacce, per i marciapiedi impraticabili o inesistenti, per
una stradina fondamentale per la viabilità locale che, ogni volta che viene
chiusa per lavori, manda in tilt il traffico cittadino e quello
dell’hinterland, significa essere un po’ folli.
Una follia
sana, però, non patologica.
Si può essere
folli per rabbia, per amore, per felicità, per euforia, ma anche, e soprattutto,
per il desiderio di vedere il proprio territorio crescere, migliorare,
evolversi.
Caro Peppe
Anatrella (Movimento Futura), questo, a mio semplice parere, non è vittimismo,
atteggiamento che mi hai sempre contestato con garbo. È la cruda realtà. E con
grande onestà intellettuale hai riconosciuto che Calvizzanoweb rappresenta oggi
l’unico faro acceso sulla città.
Il giornalismo locale, spesso anche d’inchiesta, va sostenuto in tutti i modi e in tutti i luoghi. Altrimenti muore.
Durante la
prima consiliatura Pirozzi e nelle due successive, Granata e Salatiello, non
sono mai stato lasciato solo: ero sostenuto e difeso. Oggi, purtroppo, non è
più così.
Con Granata e
Salatiello ho sempre fatto lo stesso giornalismo di oggi: mai tenero quando ce
n’era bisogno, pronto però a riconoscere ed elogiare il buon operato quando era
giusto farlo. Eppure, nonostante la fermezza e la libertà di giudizio, nessuno
dei due ha mai neanche pronunciato la parola querela.
Anzi, Granata,
eccellente penalista, mi ha difeso gratuitamente un paio di volte per alcune
querele ricevute a Marano, senza mai chiedere un euro.
Questo è il
senso profondo del giornalismo locale: scomodo, faticoso, imperfetto, spesso
solitario.
Un giornalismo di prossimità, quasi “condominiale”, dove tutti si conoscono e tutto pesa il doppio. Forse un po’ folle. Ma necessario.
Mi.Ro.