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Il capolavoro di J.D. Salinger andrebbe riletto ogni 10 anni. Ognuno di noi è stato Holden e gli holdeniani pensano che il libro abbia fatto un gran bene a tutti i suoi lettoriQuando poco più di trent'anni fa ebbi tra le mani “Il giovane Holden” notai che c’era un errore di stampa: non c’era numerazione che ne segnasse l’appartenenza alla collana che “Repubblica” curava, non c’era altro che il titolo in uno spazio bianco e basta. Mi precipitai a chiamare il numero verde di assistenza e il signore dall’altro lato, con molto garbo mi spiegò che ero appena entrato nel mondo fantastico e geniale di J. D. Salinger! Autore originale e fuori da qualsiasi schema che non teme confronti tra la vasta scelta del periodo d’oro americano come quello della “Beat generation”. Il libro, lo lessi e va letto ogni dieci anni, a vent’anni capisci certe cose, a quaranta, altre. Oggi lo voglio rileggere anche se lo conosco bene. Il romanzo è incastonato tra le uscite più famose dei capolavori di quel tempo in America, successi di Elvis Presley, di poeti del calibro di Jack Kerouach, Allen Ginsberg e tanti altri. È questo anche il periodo di “Gioventù bruciata”. Infatti il giovane Holden, sedicenne, sta per bruciare la sua di gioventù. È appena stato espulso dal college per non aver sostenuto gli esami. Non lo dice ai genitori, appartenenti a un altro mondo, quello dei suoi professori, di altri personaggi del libro che seppur di poco più grandi di lui sembrano appartenere a sistemi esistenziali alieni e a lui estranei. Queste figure, sono semplicemente o di altre generazioni o cresciute. Lui non vuole o non sa crescere. Va a salutare un suo vecchio professore ma questi, lo redarguisce duramente deludendolo, dal momento che lo stimava molto. Si abbandona al vagabondaggio e all’alcool. Dopo aver lasciato la scuola, non informa i genitori del suo fallimento e della sua presenza in città dove vive la sua famiglia, Qui incontra Carl, un suo compagno di scuola di poco più grande, egli ne ricorda le futili passioni ma Carl è cambiato, delude Holden che non lo riconosce più. Il suo amico gli consiglia l’analisi. Egli è intrappolato tra gli affetti familiari in uno schema sinottico tra due elementi chiave, il fratellino morto qualche anno prima e la sua adorata sorellina che rappresenta anch’ella il futuro che Holden non vuol vedere. Lo scontro continuo con una realtà degradante risulta imbarazzante, tra locali equivoci e motel di infima qualità. Una prostituta gli truffa dei soldi. La sua inquietudine cresce sempre più. Egli chiama una sua amica d’infanzia, Sally, risulterà essere vacua e snob e finirà per litigare perché quest’ultima non mostrerà la capacità di compenetrazione nelle sue ansie. Holden chiede di passare la notte dal suo amatissimo professore di lingua e letteratura inglese. Questi, lo ospita e diversamente dal suo collega, imposta un discorso molto più efficace e delicato ma che verte sempre verso un’assunzione di responsabilità necessaria per il ragazzo. Holden non capisce nemmeno adesso. Alla fine nel suo vagare inconcludente e senza scopo, si incontra con la sorellina di nascosto ai suoi genitori, è quello un momento molto tenero e commovente. Ognuno di noi è stato Holden, magari senza alcune delle tragedie come quella del fratellino morto, ma le ansie, i fallimenti, la naturale resistenza al cambiamento epocale dalla spensieratezza dell’adolescenza alla maturità le abbiamo vissute tutti. Il gioco sta nel non farsi imprigionare dalla bellezza e dalla forza emotiva della gioventù che, quando ormai è trascorsa inesorabilmente, dobbiamo fare i conti con un nuovo rapporto con la società e noi stessi. Ormai il ragazzo non c’è più, se non nei nostri sogni e ricordi. Consiglio a tutti di leggere questo straordinario capolavoro, non una volta ma ogni dieci anni, vedrete l’effetto magico che vi farà ad ogni lettura.
Enzo Salatiello
Holden siamo (stati) tutti
Leggere Holden oggi, in un’epoca in cui
l’adolescenza è sotto i riflettori come mai prima, significa tornare a guardare
con rispetto quelle fragilità. Significa ricordare che dietro ogni giovane in
crisi, dietro ogni scontro con l’autorità o con il futuro, c’è una richiesta di
ascolto. Una domanda muta d’amore. La scuola, la famiglia, la società (tutti i
mondi che Holden rifiuta) devono imparare a leggere meglio i silenzi, a dare
spazio all’inquietudine, a lasciare che ogni adolescente possa avere il suo
tempo per sbagliare e rinascere.
“Holden siamo tutti”, verrebbe da dire. O
lo siamo stati. O forse lo siamo ancora, nei momenti di disillusione, di
solitudine, di nostalgia. Ma è anche vero che, proprio come lui, possiamo
attraversare la notte e tornare a casa. Magari dopo aver visto la sorellina
girare felice su una giostra sotto la pioggia. Magari con qualche certezza in
meno, ma con un po’ più di comprensione.
Il giovane
Holden è uno di
quei libri che sono talmente entrati a far parte della cultura comune da
modificare addirittura la storia, influenzando decine di generazioni. Da
quando è stato pubblicato nel 1951, è subito entrato a far parte dei romanzi di
formazione che “ogni ragazzo dovrebbe leggere”, inserendosi nelle liste di
libri che gli insegnanti, ancora oggi, consigliano alle proprie classi.
"Coming
Through the Rye" è il film che ripercorre i sogni e i problemi della
generazione cresciuta con il Giovane Holden: un viaggio tra il mito bohémien e
la ricerca di uno scrittore avvolto dal mistero: J. D. Salinger.
Rileggetelo. Non una volta, ma ogni dieci
anni. Cambierete voi, cambierà Holden, e sarà ogni volta un incontro diverso.
Ma sempre necessario.
Redaz