Si celebra in questa giornata, per ricordare il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa arrivarono ad Auschwitz abbattendo i suoi cancelli e rivelando al mondo l'orrore del campo di concentramento, uno dei luoghi del genocidio nazista, liberandone i pochi superstiti
Oggi è il giorno della memoria… e come sempre mi trovo
in difficoltà ad esprimere il mio pensiero su questa ricorrenza senza correre
il serio rischio di essere frainteso. Per fortuna ieri sera sono stato
raggiunto da un insperato aiuto di qualcuno ben più titolato e attrezzato di me
sull’argomento, trattasi di Paolo Mieli e del suo nuovo libro. Paolo Mieli,
oltre ad essere uno tra i massimi giornalisti italiani viventi, fine
intellettuale e uno storico di elevatissimo spessore, è anche di origine ebraica.
E’ chiaro quindi che la sola verosimiglianza tra il mio e il suo pensiero su un
determinato argomento, non può che essermi di conforto… e anche un po’ da scudo
dalle inesorabili e purtroppo inevitabili invettive di chi “pensa facile”.
Ma entriamo nel merito: a che serve “Il giorno della memoria”? La risposta più
accademicamente riconosciuta è “Perché non accada mai più!”… ma mai più cosa?
Forse si dovrebbe completare con un minuscolo avverbio di luogo politicamente
scorretto ma sincero? “Perché non accada mai più QUI!”.
Già, perché per il resto è accaduto e sta accadendo di tutto e di peggio. Per
non fare una lista troppo lunga nel tempo e nelle parole, ieri sera stesso al
TG hanno trasmesso un servizio dove si vedono centinaia di siriani rovistare in
una discarica fumante e acre a poche decine di metri dai pozzi petroliferi che
continuano a pompare. Un’istantanea che andrebbe esposta nei musei come opera
espressiva di sintesi ma anche e soprattutto come soggetto di “memoria”.
Trasponiamoci negli occhi di chi fra una o più generazioni guarderà
quell’immagine esposta, Dio non voglia che il loro pensiero sia “Sono qui a
guardare questa immagine perché non accada mai più”. Per i posteri sarà storia,
per noi è il presente e spero che loro non si sentano “giustificati” dalla
memoria come ogni anno accade a noi il 27 Gennaio, spero che trovandosi a
commemorare l’olocausto siriano, iraqeno, afgano ecc… ecc… ecc……. non si
sentano migliori di noi, perché in questo caso non lo saranno come noi non lo
siamo degli italiani e dei tedeschi che resero possibile ciò che accadde agli
ebrei.
Balzac scriveva che “i ricordi rendono la vita più bella, dimenticare la rende
più sopportabile” e non credo che facesse distinzioni fra ricordi piacevoli e
spiacevoli. Il nostro compito anzi, il nostro dovere, è quello di relegare la
memoria nella storia (che è l’opposto di una declassificazione), facendo in
modo che non possa inquinare o confondere il nostro modo di osservare, pensare
e agire sul presente.
C’è gente che ancora oggi odia gli ebrei perché sostiene le ragioni di Hitler,
ma la cosa più triste è che c’è gente che per essere anti nazista odia chi odia
gli ebrei. Evidentemente la strada più corta è sempre l’odio.
In definitiva non dobbiamo permettere che il senso di portare un fiore su una
tomba si trasformi in un diversivo, se non un alibi e men che meno in un punto di forza consapevole, perché se
permettiamo che accada altrove, significa che non abbiamo alcun merito sul fatto
che non sia riaccaduto qui. Non siamo né migliori, né più scaltri né più
meritevoli di un ingegnere astrofisico afgano che da oltre un mese è fermo tra
la neve al confine bosniaco insieme alla sua famiglia perché in Europa nessuno
lo vuole... nessuno lo vede, nello stesso identico modo in cui in Europa
nessuno voleva e nessuno vedeva i treni diretti ad Auschwitz. Diciamo solo che
ci è andata di culo sperando che le condizioni geo politico storiche non girino
le lancette da questa parte, perché alla luce dei fatti non abbiamo sviluppato
alcun anticorpo, nonostante “Il giorno della memoria”.
E’ razzismo di ritorno, quello peggiore, quello dei “buoni” pensare che
l’olocausto sacrificale di un popolo debba essere sacrario di quel popolo, del
resto ciò è in contraddizione con la concezione stessa di olocausto redentore,
gli stessi ebrei antichi quando al tempio portavano una colomba non era certo
per salvaguardare la specie del volatile.
Non mi sembra poi il caso di spiegare per chi si sia fatto crocifiggere Gesù
Cristo. O no?
Gennaro GB Ricciardiello