Marano, il giovane e la verginella


Castello Torre Cracciolo

Il ritratto del costume di un’epoca attraverso un piccolo episodio di gente comune. Articolo  inviato al periodico “L’attesa” da Peppe Barleri, scrittore, uno dei più profondi conoscitori della storia di Marano e di Calvizzano. Morì  nel 2006


Questa volta ci occupiamo di un “affaire” che sembra essere stato preso pari pari da una novella di Pirandello, il cui titolo potrebbe tranquillamente essere: “Luca lo spergiuro e Giovanna la verginella”.
A darcene notizia è il notaio Michele Imparato nell’anno di grazia 1734.
…Da trenta anni, Marano è un feudo dei Caracciolo, che non tollerano nessuna insubordinazione o turbamento della pace quotidiana. Guai a chi commette sciocchezze. Le prigioni del palazzo baronale sono lì a dissuadere i male intenzionati. Tra i sudditi del Caracciolo c’è Luca Cervetto, un bel giovanotto con poca voglia di lavorare, che, però, con le donne ci sa fare. Da qualche tempo ha messo gli ochhi du Giovanna D’Urzo, poco più che ragazzina, che abita in un basso che si affaccia su casa Licciardi.
Non si tratta né di amore né di infatuazione. Giovanna è bella e Luca vuole semplicemente essere il “primo”. Per questo ha scommesso con gli amici bevitori della “cantina” di Casa Giarrusso, che prima di Natale la ragazza sarà sua. La cosa non è facile, non solo perché Onofaro, padre della ragazza, è un tipo che non si fa passare la mosca per il naso, ma soprattutto perché a marano certe “avventure” sessuali si pagano col sangue. E’ ancora fresco il ricordo di “Scarda secca” fulminato, pochi mesi prima, da una scoppiettata in pieno petto, proprio per motivi di onore. Nel caso di Scarda secca non si era tenuto rispetto neppure per la divisa che indossava, essendo soldato della Gran Corte. Ma Luca sa il fatto suo. Sa bene che con certe donne la parola “matrimonio” fa cadere ogni resistenza e, in men che non si dica, comincia a frequentare il cortile dove abita Giovanna. Non appena calano le ombre della sera, egli è lì come un leone pronto a ghermire la preda. Una sera di dicembre…
“Prima della festa del santo Natale, circa le ore sei di notte, - così dichiara, sotto giuramento, Orsola Chianese, vedova di Nicola Violante, al notaio Michele Imparato – mentre stavo in casa con mia nipote, Maria Chianese, filando in una camera della mia abitazione in via Casa Licciardo, detta nipote scese a basso per fare alcuni suoi bisogni corporali, e, mentre era giù, mi chiamò perché fuori stavano Luca e Giovanni a poca distanza dalla casa di Onofaro, padre di detta ragazza, che sta all’impetto della porta della mia cameretta. Appena scesi, vidi Luca in atto di trascinare Giovanna dietro al lavaturo che sta nel cortile, e, poiché la detta Giovanna resisteva con la forza, ho inteso il medesimo Luca che diceva: “Io te voglio pe’ mugliera, e te do la fede di matrimonio e non ti lascerò più”.
Davanti a tale intraprendenza e alla promessa di matrimonio suggellata da un giuramento, Giovanna abbassa tutte le sue difese e si fa condurre dietro al “lavaturo” per essere posseduta. Ma i due giovani amanti, quella sera, non sono stati visti solo da Orsola. Altre due dirimpettaie, Isabella de Alterio e Rosa Ioffreda, vedono quello che succede tra i due. Colpa della luna piena che illumina più del solito Marano. Così anche le due donne rendono testimonianza davanti al notaio.
Comunque, dopo quel giuramento a Giovanna, Luca non si fa più vedere e inutilmente la ragazza manda le sue vicine a dirgli di mantenere fede al suo impegno. Luca vince la scommessa con gli amici. Fin qui i documenti.
Non è difficile, però, immaginare che Luca, da allora, non abbia avuto giorni sereni, dal momento che le dichiarazioni delle vicine sono state rese a un notaio. Forse come testimonianza di parte in un processo contro di lui e proprio in conseguenza del suo mancato matrimonio riparatore. Certamente Luca non fece la fine di Scarda secca, perché il suo nome non compare nei libri dei morti a cavallo di quegli anni. E non compare neppure nei libri di matrimoni.  

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