Calvizzano, ieri in parrocchia il “Jesus day”… E c’rè?



Proviamo a spiegarlo così: Chi sia Jesus si presuppone che lo sappiano tutti, bene, in un certo “day” della storia egli è venuto per offrirsi al mondo, per rispondere al bisogno… qualsiasi, tutti abbiamo un bisogno non esaudito, una lagnanza recondita, una dimostranza verso una autorità o più genericamente al mondo intero, perché riteniamo, pienamente convinti, che se il mondo rispondesse alle nostre esigenze, sarebbe più giusto e più bello. La lagnanza diventa lagna continua, in attesa che qualcuno la accolga, poi quando capita nemmeno ce ne accorgiamo. Ci lamentiamo dello scarso senso di comunità, di condivisione, di solidarietà, ma se qualcuno ci tende una mano e ci offre tutto questo in modo assolutamente gratuito, scatta in noi il confortevole e rassicurante abbraccio del divano, caldo ma micidiale abbraccio come possono sembrare all’inizio le spire di un boa constrictor che, in effetti, ci stanno stritolando. Il ripetersi delle azioni sempre uguali a se stesse, la routine di cui tanto ci lamentiamo, diventano le quattro mura che ci “proteggono” dal metterci in gioco veramente, perché in fondo vogliamo che il mondo ce lo cambino gli altri.
Il “Jesus day”, per chi non c’era, è stata l’ennesima occasione persa per liberarsi da quelle calde spire mortali. Persa perché tutte le altre cose per cui è sembrato necessario rinunciare ad esserci, sicuramente potranno ripetersi, per esempio il Napoli gioca circa 60 incontri l’anno e comunque la partita non la giochiamo noi, anche se siamo tutti tecnici esperti. Quindi ritorna il tema del comfort di fare l’allenatore dal divano piuttosto che scendere in campo: Ancelotti ha sbagliato ieri con la Spal, tutti concordi nel ritagliarci il ruolo di giudicare ciò a cui rinunciamo partecipare.
Ma il “Jesus day” è stata la partita perfetta, tutti vincitori in cui il gesto atletico eclatante, al pari del funambolico dribbling  o del tuffo plastico della grande parata, è stato offrire il proprio panino o il proprio piatto di pasta al forno al vicino di sedia, la sforbiciata in area con pallone nel set è stato tenersi per mano e poi sciogliersi in un abbraccio tanto più caloroso quanto più era sconosciuto l’altro, il tutto in adorazione a “Jesus”… il nostro Ancelotti, insomma. E non mi si venga a dire “e che ce vo’” , perché questa è roba da fuoriclasse… purtroppo, rare da vedersi come i bei goal, anche se non si è mai capito bene il perché, visto le porte vuote spalancate come ieri in parrocchia.
Il “Jesus day” è stata anche l’occasione per offrire la vasta gamma di possibilità di aggregazione, quest’anno ulteriormente ampliata, tramite i gruppi pastorali. Infatti si sono aggiunti i gruppi per i giovani sposi, i fidanzati ed il “gruppo misto” cioè dedicato a tutti coloro non definibili negli altri (single, separati, vedovi ecc.) ma anche a coppie che vogliano condividere quel tipo di cammino. Gli incontri, per tutti i gruppi, si svolgeranno una volta al mese. Tutti i presenti hanno compilato un breve coupon per poi essere richiamati dalle varie equipe per essere invitati a partecipare a seconda della tipologia inserita. I tagliandi restano comunque a disposizione nei prossimi giorni in segreteria parrocchiale per chi volesse compilarli. Non c’è motivo per non partecipare, perché l’unica cosa di cui ci priva Jesus, sono le scuse, quelle che si nutrono del sospetto, visto che l’unica cosa che viene richiesta in cambio è la voglia di liberarsi dalle spire del boa.


Gennaro Gb Ricciardiello
 


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