Per i maranesi è il “castello” per antonomasia. E’
stato “sfregiato” con continui interventi abusivi nel corso di quest’ultimi
decenni. Costruito da Carlo D’Angiò, ha una struttura duecentesca e, al suo interno, presenta una graziosa
cappellina dedicata alla sacra icona della Madonna del Castello. Nel seicento è
appartenuto ai Macchia: proprio allora la cappella fu ricavata dalle scuderie e
intitolata a San Nicola. Non si sa con precisione quando, dalla protezione di
san Nicola, passò a quella della Madonna del Castello, che è raffigurata con
una torre tra le mani. Si accede alla cappella per tre scalini. Delle tre
antiche finestre, attualmente se ne conserva una vicino all’altare. Al primo
piano c’è un balcone in ferro, di cui gli antichi padroni si servivano per
assistere alle funzioni religiose. Dell’antica Sagrestia, ai giorni nostri, è
giunta la metà; il restante è stato usurpato e adibito ad appartamento privato.
Nella chiesetta c’è tutto l’occorrente per la messa, che viene celebrata nei
giorni festivi. Nella notte tra l’11 e il 12 marzo 2001 i ladri portarono via
una bellissima tela a olio, risalente al 1400, raffigurante l’Immacolata
Concezione circondata da angioletti; inoltre, due campane di vetro con statuine
vecchie di un paio di generazioni, una bacheca con gli ex voto e, infine, una
coroncina d’oro. Il furto venne ravvisato il giorno seguente, a mattina
inoltrata, da bambini che, tornando da scuola, notarono la serratura e il
lucchetto forzati. Furono loro a far scattare l’allarme.
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Chiesa |
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Interno chiesa prima che rubassero la tela |