Calvizzano. Intervista a Gennaro GB Ricciardiello, lo “scrittore-contadino”

Gennaro Ricciardiello con la sua splendida famiglia in una foto di qualche anno fa

Gennaro Ricciardiello, imprenditore agricolo con grande amor sacro per la terra e per Dio, non ha pubblicato alcun libro, ma un giorno potrebbe benissimo farlo, poiché, oltre a saper scrivere, ha grandi qualità descrittive. Racconta i fatti con dovizia di particolari, scrivendo in maniera  fluida, pulita e, nel contempo, trasmette particolari emozioni. Siamo contenti di averlo scoperto    

Chi è Gennaro Ricciardiello?

Sono di Calvizzano, anche se sulla C.I. c’è scritto “nato a Mugnano”, come tutti quei Calvizzanesi venuti alla luce nel fu reparto maternità della Clinica dei Fiori.
Ho 52 anni, sono sposato, ho due figli, come professione dovrei scrivere “Imprenditore Agricolo” … ma sarebbe una sciocchezza perché sono un contadino.
Titolo di studio, Licenza media inferiore: ho frequentato per un anno un istituto professionale per l’agricoltura, poi, siccome ero molto ottimista verso il prossimo, pensai che non era necessario un titolo di studio rilasciato su un pezzo di carta per certificare chi fossi…. Mi sbagliavo… ahi se mi sbagliavo!”


Quando è come inizia il suo cammino di avvicinamento a Dio?

Per questo basta andare un poco indietro. Per 50 anni ho vissuto la Fede come una cosa non propria,  poi l’avvicinamento è cominciato (e in questo mi sento un privilegiato) per la strada maestra, cioè attraverso la disperazione in un momento della mia vita molto particolare. Nonostante questo, non ero in cerca di una soluzione ai miei problemi, infatti sotto questo aspetto non sono risolti ma… molto di più. Faccio mia una famosa massima che recita “Dio non mi ha dato ciò che chiedevo, ma tutto ciò di cui avevo bisogno”..
Il punto di svolta  vero e proprio è stata la partecipazione ad un ritiro spirituale a cui sono andato per curiosità… ma mai mi sarei aspettato che quella curiosità venisse così travolgentemente appagata”
.

Come vive nel quotidiano la sua spiritualità: famiglia, lavoro, società….

Ho capito che l’errore più grande è quello di cercare di far coesistere tutti questi aspetti: la coesistenza presume diversità, divisione… ma la realtà è una e io sono (almeno credo) sempre lo stesso, in Chiesa come fuori, in famiglia come al lavoro o in qualsiasi altro modo si vogliano intersecare queste varianti. Forse, così facendo, sono “troppo poco” in tutto, ma sono tutti troppo pochi veri con entusiasmanti aspettative di crescita. I miei troppo pochi si vogliono bene e nessuno farebbe mai del male all’altro”.


 Il personaggio della storia che l’affascina di più…
 
Ce n’è uno fuori competizione perché li straccia tutti prima della partenza che è Gesù Cristo. Per il resto è difficile scegliere se parliamo di “storia” intesa come quella che ci insegnano a scuola, perché i libri di testo di solito celebrano gli assassini e i megalomani assetati di potere, da Giulio Cesare a Napoleone o Garibaldi magari, che, da mercenario,  è passato alla storia come l’eroe dei due mondi. Nella lista ci sarebbe anche Hitler se avesse vinto la guerra. La “storia” esalta il fine omettendo i mezzi. Il personaggio irreale, invece, che mi ha stregato fin dalla prima adolescenza è Anselmo Bordigoni, il protagonista di un romanzo di Piero Chiara: “Il balordo”. Troppo lungo stare qui a spiegare perché: leggetelo, ovviamente se lo trovate”.

Il sacerdote, la suora che ammira incondizionatamente…
 
Ammiro (e invidio) tutti quei consacrati da cui traspare evidente una felicità e un appagamento totale per la loro scelta di vita. Ce ne sono tanti e ne sto conoscendo sempre di nuovi. Far riferimento a certi modelli mi aiuta moltissimo a ricordarmi che di Vangelo si Vive, tutto il resto è sussistenza”.

Don Ciro e la parrocchia cosa rappresentano per la comunità locale?
   
“Ho sempre pensato (e lo penso ancora) che un Papa non vale l’altro e questo vale anche per i sacerdoti. Sarei un ipocrita se dicessi che alla mia conversione non abbiano contribuito i Carismi di Papa Francesco e di don Ciro.
Del resto, come si può negare l’impulso dato dal nostro parroco all’intera comunità calvizzanese ed oltre.
Ci sono personaggi permeati più di altri di Spirito Santo e questa loro abbondanza la emanano: questi effluvi vanno vissuti come dono senza personalizzare. Ricordo tanti anni fa mi trovai praticamente per caso a soffermarmi insieme ad alcuni amici davanti al Sepolcro e fui fortemente attratto dal lanciarmi ai piedi del Crocifisso, visto la mia concezione di allora della Fede quel mio impulso era dovuto completamente alla presenza muta ma penetrante del compianto Padre Mario, sacerdote con cui non avevo mai proferito parola, ma come dicevo prima,  certe presenze non hanno bisogno di parlare per presentarsi.
L’importante è che a un certo punto non si scambi il salame con il salumiere… Gesù perdonami l’accostamento
”.

Il suo rapporto con la città dove vive. Le piace Calvizzano così com’è? Cosa farebbe per migliorarla?


Calvizzano è il posto dove sono nato e dove probabilmente morirò, come potrei non amarla?
Calvizzano è un paradosso vivente: è impressionate e scandaloso pensare che da decenni venga negato il diritto di abitazione perché le varie amministrazioni sono incapaci di varare un Piano Regolatore. D’ altra parte questo immobilismo ci ha salvato dalle mostruosità di cemento che dal dopoguerra agli anni ottanta   hanno inondato  Marano, Mugnano ecc.
Per migliorare Calvizzano basterebbe che chi è preposto facesse quello che prevede il vademecum di ogni amministratore locale, cosa che purtroppo raramente è successo negli ultimi 50 anni. Questa non vuole essere un’ accusa a chi  ha amministrato o amministra la cosa comune ma alle poche aspettative di chi li elegge”.




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