Ibrahim Khader,
cinquantenne palestinese, sposato con una
donna italiana, due figli, nostro concittadino, è l’Imam (il capo della
comunità islamica) dell’area a nord di Napoli. Architetto, abita da diversi
anni a Calvizzano, in via Dante Alighieri: oltre a essere esperto della
religione islamica è uomo di profonda cultura. Khader riveste anche il ruolo di
presidente del centro interculturale di Poggio Vallesana
( a fianco i locali dell’asilo nido), inaugurato il 20 marzo scorso alla
presenza delle autorità cittadine e del sacerdote decano di Marano, don
Giovanni Liccardo. Si tratta di un servizio interculturale che si prefigge la
promozione di incontri per la conoscenza e il dialogo tra la cultura
occidentale, quelle del Mediterraneo e tutte le culture che, attraverso i loro
rappresentanti, vorranno diventare parte integrante di un o scambio e
un’integrazione. Il centro sarà gestito dalla Comunità islamica di Marano, in
collaborazione con l’associazione Aggregarci e con il sostegno
dell’amministrazione comunale.
“La nostra idea – ha dichiarato Khader al giornale l’attesa –
è di creare un luogo d’incontro che possa servire allo sviluppo della nostra
città e, soprattutto, alla crescita culturale delle nuove generazioni, nel
rispetto reciproco. Se ognuno di noi, infatti, resta chiuso nel suo mondo, non
c’è alcuna possibilità di crescita. E’ necessario, invece, abbattere il muro di
pregiudizi che scaturisce dalla scarsa conoscenza del diverso. La conoscenza è
una ricchezza comune che va stimolata e incrementata. Non dimentichiamo che non
siamo poi così lontani: siamo quasi tutti figli del Mediterraneo e i punti di
contatto, nella nostra storia sono tantissimi. Nel nostro progetto partiremo
dal coinvolgimento delle scuole del territorio: attraverso i ragazzi si può
arrivare alle famiglie, nucleo fondante della società civile”.
Nel Centro c’è anche una stanza adibita a luogo di preghiera.
Khader,
da cittadino di Calvizzano, chiede una maggiore attenzione per la sua zona
A parte il ruolo
culturale e religioso, Khader, da cittadino di Calvizzano, invece, chiede una
maggiore attenzione per la sua zona,
totalmente abbandonata: non
esistono ancora i marciapiedi, la luce è solo un miraggio, mentre la strada è un’autentica mulattiera.
“Visto che è stata asfaltata via Dante Alighieri – si domanda Khader – fino all’incrocio con
l’area mercatale di Villaricca, cosa costava all’amministrazione far asfaltare anche
il rimanente piccolo tratto di strada?
Abbiamo girato la domanda al sindaco, il quale non ha fatto
ritardare la sua risposta:
“Forse l’architetto Khader –
ha detto – dimentica che quella strada, prima che s’insediasse la mia
amministrazione, oltre a essere una discarica a cielo aperto, al minimo accenno
di pioggia si allagava continuamente, per cui bisognava chiamare i pompieri per
liberarla”.
Va dato atto all’amministrazione Granata di aver risolto
tanti problemi agli abitanti di quella zona, ma non vanno trascurate, però, le
impellenti esigenze di altri cittadini che vivono oltre l’incrocio con l’area
mercatale.
Ecco l’articolo che scrivemmo a novembre
2007 su via Dante Alighieri
Nonostante i continui appelli al sindaco e agli
amministratori, continua l’odissea Ibrahim Khader e dei suoi congiunti,
costretti a vivere prigionieri in casa in via Dante Alighieri.
L’attenzione del palestinese, che da diversi anni vive a Calvizzano, e di sua moglie, ogni giorno si concentra sulle trasmissioni meteo; prima di accendere il televisoree, pregano Giove Pluvio implorandolo di non far piovere su Calvizzano, perché per loro sarebbe la fine. Sarebbero costretti a stare barricati in casa, poiché la strada dove abitano diventa un enorme lago. Sono anni che Ibrahim, chiede all’amministrazione di risolvere il problema: non avendo avuto risposte, il mese di gennaio scorso, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera di protesta al presidente del Consiglio comunale.
L’attenzione del palestinese, che da diversi anni vive a Calvizzano, e di sua moglie, ogni giorno si concentra sulle trasmissioni meteo; prima di accendere il televisoree, pregano Giove Pluvio implorandolo di non far piovere su Calvizzano, perché per loro sarebbe la fine. Sarebbero costretti a stare barricati in casa, poiché la strada dove abitano diventa un enorme lago. Sono anni che Ibrahim, chiede all’amministrazione di risolvere il problema: non avendo avuto risposte, il mese di gennaio scorso, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera di protesta al presidente del Consiglio comunale.
«Quella missiva – dice – non è stata proprio presa in
considerazione. Avendo una bambina di tre anni, io e mia moglie siamo
preoccupati, poiché, quando piove, la pediatra è impossibilitata a venire; nemmeno
noi genitori, se ve ne fosse bisogno, possiamo portare la bimba al pronto
soccorso. In attesa che venga fatta la strada con i servizi necessari, chiedo
di mettere la mia famiglia e altre, almeno in condizioni di percorrerla in modo
sicuro, onde evitare di chiamare, ogni qualvolta piove, i Vigili del fuoco per
far aspirare l’acqua. Si sborsano tanti soldi per feste e festicciole varie;
anche se non ho nulla in contrario, ma cercassero anche di badare a risolvere i
problemi reali dei cittadini». A noi non resta altro che girare, ancora una
volta, la questione all’amministrazione