Scarcerano per errore il figlio tossicodipendente ma il padre lo rimanda in carcere

Michele, 33 anni, oltre la metà della sua vita spesa a drogarsi, quando nel carcere ha letto l’articolo apparso sull’ultimo numero del giornale l’attesa, dove è stata pubblicata la struggente lettera scrittagli da suo padre, è scoppiato in un lungo pianto. Non per il contenuto, che conosce a memoria, ma per il coraggio dimostrato dal suo genitore, Antonio Migliaccio, molto conosciuto a Marano con lo pseudonimo “l’acquaiuolo”, nel divulgare la sua storia alla stampa, rendendola di dominio pubblico. Michele non ha esitato a prendere carta e penna e a scrivergli: «Sei un padre speciale: ti ringrazio per quello che stai facendo per me». Ma Antonio Migliaccio, convinto che solo col carcere il figlio possa uscire dal tunnel della droga, si è reso protagonista di un altro singolare episodio. Nello scorso mese di giugno, la polizia penitenziaria gli ha portato il figlio a casa. Era stato rilasciato, forse per un errore burocratico poiché avrebbe dovuto scontare altri quattro anni, ma Antonio non ha voluto sapere ragioni, non ha apposto alcuna firma al decreto di scarcerazione e lo ha fatto tornare di nuovo in carcere. « Ho indurito un’altra volta il cuore – dice Migliaccio – mettendomi per l’ennesima volta contro le mie figlie e i miei parenti. Mio figlio è già da quasi un anno in carcere e dovrà starci perlomeno un altro anno: servirà sicuramente a forgiargli il carattere e a farlo meditare sugli errori commessi. So che sta bene sia fisicamente che moralmente: me lo riferisce chi va a fargli visita, ma lo si capisce anche dal contenuto delle lettere che mi scrive. Quando l’hanno portato in carcere era in condizioni disperate: pesava 55 chili, oggi ne pesa 73 ed è ritornato il Michele di una volta”.

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