Ci ha lasciato il cavaliere Agliata



E’ morto, all’età di 68 anni, il cavaliere Giuseppe Vittorio Agliata, un esponente di spicco della politica locale. Che lottasse da tempo con una malattia che non perdona lo sapevamo tutti, ma come è normale in questi casi si spera sempre che la voglia di vivere e le medicine possano aiutare ad andare avanti quanto più possibile. Ma così non è stato, e ieri il cavaliere ci ha lasciato. Che fosse una persona integerrima lo sapevano tutti coloro che l’hanno conosciuto: amava il sociale e la politica, intesa come pura ricerca del benessere altrui. I suoi avversari politici lo temevano, poiché era preparato e sempre pronto a denunciare il malaffare in tutte le sue sfaccettature, ma lo rispettavano. Vogliamo ricordarlo, riproponendo un’intervista che ci ha rilasciato poco più di un anno fa, in occasione della sua candidatura nella lista Pirozzi alle ultime amministrative calvizzanesi.
INTERVISTA AL CAVALIERE GIUSEPPE VITTORIO AGLIATA
Giuseppe Vittorio Agliata, 67 anni, sposato, cinque figlie, funzionario presso l’INPS di Giugliano, persona perbene e stimata da tutti, nell’83 fu nominato dal presidente della Repubblica dell’epoca, Francesco Cossiga, cavaliere per il suo alto impegno sociale. Ci fermiamo qui, poiché per descrivere la biografia di Agliata, non basterebbe un’intera pagina del sito. Ma un’ultima cosa va su di lui va detta: nel 2004 ha sfiorato per poco l’elezione a parlamentare europeo, anche se, in merito a questo punto, tiene a precisare: “La questione è ancora al vaglio della magistratura, poiché appare piuttosto strano che il giorno dello spoglio sono risultato eletto ma, a distanza di quattro giorni, mi sono ritrovato al quinto posto e a Strasburgo, al mio posto, è andato Luca Romagnoli”.
Attualmente Agliata, che alle elezioni nazionali sponsorizza Storace e Santachè, si è candidato alle amministrative locali, nella Lista Calvizzano Libera di Giacomo Pirozzi. Non si offende quando lo chiamano fascista, anzi si sente onorato e orgoglioso.
E, proprio per questo, come prima domanda, gli abbiamo chiesto cosa significa, nel 2008, essere annoverati con il termine fascita.
“Significa – dice – essere contrari, sotto ogni profilo, alla bancarotta nazionale, determinata da cosche delinquenziali che hanno imperversato in tutti i governi del Paese che si sono succeduti negli ultimi trent’anni”.
Cosa risponde a chi asserisce che il famoso ventennio fascista fu il male assoluto?
“Che le basi di quel tanto di buono che ancora esiste in Italia, in particolare per quanto attiene l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, le normative a favore delle famiglie e dei figli, la stessa scuola modello Gentile che ha formato tantissime coscienze, sono state gettate a quell’epoca”.
Come giudica l’ultima mossa di Fini, di aver contribuito a far scomparire Alleanza nazionale e la sua storia, facendola confluire dentro il Popolo delle Libertà?
“Nel 1978 misi in guardia l’onorevole Giorgio Almirante, dicendogli che il Movimento sociale stava per essere occupato da demomissini, come Gianfranco Fini, proiettati verso i più beceri trasformismi, finalizzati unicamente alla conquista del potere”.
Agli inizi degli anni ottanta, quand’era sindaco Celestino Ferraro, lei è stato anche assessore al Comune di Calvizzano: da cosa scaturì questa sua scelta di stare insieme ai democristiani, vostri nemici storici?
“Infatti, a distanza di due anni, dopo aver preso atto che un certo modo di far politica non era finalizzato agli interessi del paese, determinai lo scioglimento del consiglio comunale. In quei due anni, durante i quali rivestii la carica di assessore ai Lavori Pubblici, nonostante i continui ostracismi, riuscii a far ripavimentare il corso principale, a gettare le basi per la nuova scuola media di via Aldo Moro e, grazie alle mie denunce e all’intervento della buonanima di Almirante, Calvizzano fu il primo Comune della Campania ad avere un campo containers per ospitare i terremotati dell’80; inoltre, voglio ricordare che, sempre in quegli anni, fu varato il primo piano regolatore generale ”
A distanza di venticinque anni, lei si è convinto a scendere nuovamente nell’agone elettorale: come mai questa scelta?
“Calvizzano, in tutti questi anni, ha subito uno scempio totale: è stato saccheggiato il territorio e non è stato fatto nulla per le nuove generazioni. C’è stata una parvenza di ripresa solo da quando governa Pirozzi, perciò intendo contribuire a completare questo discorso e andare oltre. Metto a disposizione la mia esperienza, con il fermo proposito di bloccare ogni tentativo di prevaricazione e per far sì che la politica possa essere nuovamente messa al servizio della collettività”.
Si è fatta un’idea della coalizione avversaria a quella di Pirozzi?
“Sugli avversari non intendo pronunciarmi, poiché ritengo che ognuno debba essere responsabile delle proprie azioni. Voglio sperare che, una volta insediatosi il nuovo consiglio comunale, ci sia un dialogo con l’altra parte politica, per costruire insieme qualcosa di buono per Calvizzano”.
Se sarà eletto, in che cosa si concretizzerà il suo impegno?
“Il mio impegno, in primis, sarà quello di portare sul territorio una sede decentrata dell’INPS, per far fronte ai disagi degli anziani, dei pensionati, dei giovani e dei disoccupati. Lavorerò sia perché la libertà e la sicurezza vengano garantite a tutti, anche a chi vive nei meandri più nascosti del paese, sia perché Calvizzano possa essere proiettato verso la ricerca di quel benessere che per troppi anni gli è stato negato”.

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