Piscinola per me non è solo un quartiere di Napoli: è il luogo dove sono diventato ciò che sono. Ci ho vissuto fino ai ventisette anni (1980), l’età in cui mi sono sposato, e ogni strada, ogni voce, ogni profumo di quell’angolo di mondo mi accompagna ancora oggi.
I miei primi passi li ho mossi alla Torquato Tasso, la scuola elementare imponente costruita nel periodo fascista, con quel grande piazzale che sembrava infinito agli occhi di un bambino. Lì ho fatto l’asilo e le cinque classi elementari: mio compagno di classe è sato il cantante Antonio Buonomo. Poi, per le medie, ogni mattina prendevo il 110, il pullman che da Piscinola mi portava fino a piazza Cavour alla scuola Salvator Rosa. Era un viaggio quotidiano che mi apriva le porte del mondo.
A Piscinola ho avuto gli amici d’infanzia, quelli veri: Mario De Chiara, Giovanni Rubino, Pierino Amabile. Con loro ho condiviso le prime avventure, i giochi, le risate, i segreti. E lì sono nate anche le prime emozioni del cuore: Luisa, e poi Carmen. Che splendore di ragazza… io diciannove anni, lei quattordici, abitavamo a trecento metri di distanza. Quante volte ho percorso via Vittorio Veneto, sette, otto volte al giorno, soltanto per la speranza di intravedere il suo balcone. Lo facevo dal circolo con i flipper e il calcio balilla, i “bigliardini” come li chiamavamo noi, dove mi fermavo per guardare verso casa sua.
Frequentavo un po’ la parrocchia del Santissimo Salvatore, poi quella più vicina a casa, Sant’Alfonso e San Gerardo, in località Miano. Quanta spensieratezza in quei giorni: il gioco dei pallini, delle catenelle, delle figurine. Quella era la nostra ricchezza.
E poi c’era il pallone, il grande amore della mia giovinezza. Giocavo ovunque: nei campi improvvisati ricavati da vecchi terreni, negli spazi lasciati liberi dai palazzi, e soprattutto all’oratorio. Lì ero un’ala promettente, uno di quelli che quando prendeva la palla partiva in velocità e seminava mezza squadra. Il calcio per me non era un gioco: era un sogno, una possibilità, una porta verso un domani diverso. Passavo ore e ore a provare tiri, dribbling, scatti, con i piedi pieni di polvere e il cuore pieno di speranza.
Poi arrivò quella pleurite mal curata, una di quelle
che ti segnano davvero. Mi tolse il fiato, letteralmente e metaforicamente. Da
un giorno all’altro non ero più quello che correva come il vento. I sogni di
diventare qualcuno col pallone svanirono piano piano, come il respiro che
mancava quando provavo a riprendere a giocare. È stata una ferita, sì, ma fa
parte della mia storia tanto quanto le vittorie e le illusioni di quei
pomeriggi infiniti.
Piscinola la porto ancora nel cuore. Lì vivono ancora due mie sorelle e un fratello. Prima ci andavo più spesso, quando c’erano ancora mio padre e mia madre; oggi meno, ma il legame è lo stesso, indissolubile. Quante partite di pallone, quanti giochi, quanto tempo passato per strada, in un mondo che era tutto nostro. Ricordo i “playboy” del posto, quelli che guardavo con ammirazione: Ciro Mastroianni, Mario ‘o Cantnier, Totore Spurtone, Gianni Cascella che spesso camminava insieme a Mario Musella degli Showmen. Personaggi che sembravano star di un film.
Non rimpiango nulla di quegli anni, se non forse le ore passate nel bar-tabaccheria vicino casa a giocare a carte: tre sette, o chi perde, a maniglia (ricordo che veniva chiamato il gioco dei magliari) perché un po’ di tempo allo studio gliel’ho tolto davvero. Ma anche quella era vita.
Cara Piscinola, quartiere napoletano al confine con Chiaiano, Marianella e Miano, mi hai forgiato. Sei cambiata, è vero, soprattutto dopo le trasformazioni urbanistiche e i casermoni delle case popolari. Mi manca “’o cap’ ’e copp’”, il vecchio cuore del paese, “’o cap’ ’a chiang”, “abbasc’ Miano”. Mi manca quella via Vittorio Veneto dove bastava uno sguardo di una coetanea per farmi sognare tutta la notte.
A scuola elementare ci andavo a piedi, anche con la pioggia: e quelle strade oggi le rivedo con gli occhi di un uomo, ma con l’emozione intatta di un ragazzo.
Piscinola è stata, ed è ancora, la mia felicità.
Mimmo Rosiello


