La passione non va in pensione

Il direttore di Calvizzanoweb racconta la sua missione civile tra giornalismo, impegno e amore per la città

A 72 anni Mimmo Rosiello continua a scrivere e a proporre idee per una Calvizzano più viva, dialogante e capace di rinnovarsi davvero

A 72 anni suonati, con qualche acciacco che non nascondo ma che non mi piega, continuo a fare giornalismo. Non per mestiere, non per tornaconto, ma gratis et amore dei.

Qualcuno potrebbe chiedermi perché, a quest’età, mi alzo ancora tra le tre e le quattro del mattino per scrivere, programmare e pubblicare dieci, undici articoli al giorno, comprese inchieste, reportage e comunicati stampa.

La risposta è semplice e complessa al tempo stesso: perché ci credo.

Durante il giorno faccio il nonno-sitter a tempo pieno, un ruolo che mi riempie di gioia. I nipoti non tradiscono: quando sorridono, il mondo sembra un posto migliore. In quelle ore di felicità ritrovo il senso di tutto, anche in una società che sembra vivere di cattiverie e odi.

Ma poi, quando arriva il silenzio della notte, torno alla tastiera. Perché dentro di me c’è una voce che mi dice che il mio compito non è finito.


Dopo una vita di studio, di lavoro, di esperienze, sento il bisogno di restituire. Di mettere a disposizione il mio know-how per contribuire, nel mio piccolo, a migliorare la realtà che racconto ogni giorno: Calvizzano, il paese dove vivo da quarantacinque anni e che amo profondamente, anche quando mi delude.

Scrivo e lancio idee, progetti, visioni. Alcuni sono stati accolti in altri Comuni, come a Marano, ma a Calvizzano, quasi sempre, sono stati cestinati. Uno su tutti: il Museo della Rivoluzione Partenopea, presente nei programmi elettorali di Pirozzi e di Legalità Possibile con Oscar Pisani sindaco, ma mai realizzato in oltre cinque anni di consiliatura.

Non ho nulla contro nessuno, ma credo che dopo decenni serva un vero ricambio politico. Non possiamo restare fermi agli stessi nomi dal 1990: Salatiello, Pirozzi, Granata, e ancora Pirozzi. Calvizzano ha bisogno di una classe dirigente nuova, capace di ascoltare, di dialogare, di valorizzare le buone idee, a prescindere da chi le propone.

Io non mi candido, il mio mestiere è un altro: raccontare, documentare, stimolare. Ma questo non significa restare neutrale di fronte al futuro della mia città.

Se sostengo le iniziative in Città Metropolitana e a Calvizzano di Luciano Borrelli, non è perché rappresenti la “novità anagrafica”: è in campo da anni, e lo sa anche lui, ma perché, tra i nomi in circolazione, è quello che più di altri ha dimostrato di saper ascoltare, dialogare e confrontarsi. In una realtà come la nostra, dove spesso il dialogo è mancato, questa è già una forma di rinnovamento.

Lo stesso discorso vale per Mario Salatiello (altro nome che circola), persona di equilibrio e buon senso, capace di guardare oltre le appartenenze e con tante idee da mettere in campo.

Il sindaco Pirozzi, invece, dovrà dimostrare con i fatti di voler cambiare atteggiamento, dopo le recenti chiusure, come quella sull’istituzionalizzazione del Premio Culturale Città di Calvizzano (ma ne parliamo nei prossimi articoli).

E poi c’è Francesco Ferrillo, giovane che in questi ultimi anni è cresciuto politicamente, facendo una buona ed efficace opposizione: dopo un periodo di esperienza amministrativa, che dovrà continuare a fare, a mio avviso, potrà essere una risorsa importante per il futuro.

Continuo, dunque, a scrivere e a lanciare idee perché credo che il giornalismo, quello vero, non si esaurisca con l’età o con la pensione. È una missione, una forma di amore civile. È la voce di chi non ha voce, il filo che tiene insieme una comunità.

E allora sì, la passione non va in pensione.

E finché avrò forza e lucidità, continuerò a raccontare Calvizzano, a pungolarla, a sognarla migliore.

Perché cambiare è possibile. Basta volerlo davvero.

 

 

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