Calvizzano, il soffitto dorato della Chiesa di Santa Maria delle Grazie ancora senza restauro: tra fondi sfumati, omissioni istituzionali e lo sfogo dell’ing. Ferrillo

 

Il restauro del prezioso soffitto dorato della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Calvizzano continua a essere un capitolo irrisolto della storia amministrativa locale. Un patrimonio artistico di valore inestimabile, oggi bisognoso di interventi urgenti e costosi, che potrebbe trovare una soluzione solo agganciandosi ai fondi del Ministero della Cultura. Un percorso che l’attuale amministrazione comunale, secondo più voci, avrebbe potuto attivare chiedendo formalmente l’intervento del Ministro. Non è stato fatto, e così la speranza si sposta ormai sulla prossima giunta, salvo improbabili accelerazioni negli ultimi mesi dell’attuale consiliatura.

Eppure, il progetto esiste. Risale al 2011, quando l’amministrazione Granata cercò di attingere ai fondi strutturali europei previsti dal Parco Progetti. Due professionisti calvizzanesi, l’ingegnere Giacomo Ferrillo e l’architetto Anna Mauriello, redassero un dettagliato piano di recupero per un importo richiesto di 2 milioni e 400mila euro. L’obiettivo era ambizioso: un risanamento conservativo complessivo, interno ed esterno, comprensivo del restauro delle opere in marmo, legno e dei dipinti di pregio, inclusi quelli del Vaccaro.

Il finanziamento, però, fu clamorosamente perso. Il progetto venne scartato per la mancanza del visto della Soprintendenza ai Beni archeologici e culturali, un passaggio tecnico indispensabile ma inspiegabilmente ignorato. Una leggerezza amministrativa costata cara alla comunità.

L’allora assessore Pasquale Napolano, intervistato da Calvizzanoweb nel 2016, scaricò la responsabilità sulle inefficienze burocratiche: “la colpa non è della politica — disse — perché noi corriamo a mille all’ora. Sicuramente è stata di qualche burocrate distratto”.

A ricostruire quei giorni arriva anche lo sfogo dell’ingegnere Giacomo Ferrillo, pubblicato il 28 ottobre 2016. Ferrillo racconta la frustrazione per un progetto che aveva già raggiunto la validazione regionale e ottenuto lo stanziamento dei fondi. “Non fummo appoggiati da nessuno — afferma — anzi, quando tutto si concretizzò, ci sabotarono”. Un’accusa pesante, accompagnata dal ricordo delle parole dell’allora parroco don Luigi: “Fra mangione viene prima di ogni santo”, frase amara che sintetizza il clima di quei giorni.

Oggi la situazione è immobile. Il soffitto dorato attende ancora un restauro, mentre le opportunità perdute pesano come un monito. Senza un’iniziativa istituzionale forte ( un appello diretto al Ministero della Cultura) non resta che aspettare la prossima amministrazione, con la speranza che non si perda un’altra occasione e che uno dei simboli più importanti di Calvizzano possa finalmente tornare al suo antico splendore.

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