Dal degrado alla rinascita: il Bosco della
Salandra diventa simbolo di cittadinanza attiva e presidio culturale grazie a
un gruppo di volontari visionari
C’è un luogo, a due passi da casa, che fino a pochi
anni fa era diventato il simbolo dell’abbandono. Il Bosco della Salandra,
ridotto a discarica, dimenticato dalla politica e ignorato dalla cittadinanza,
sembrava destinato a svanire nell’indifferenza.
Oggi, invece, per buona parte, è un cuore verde
pulsante, un laboratorio di cittadinanza attiva, un presidio culturale. E
questo è merito di un gruppo di persone visionarie e tenaci: i Salandra Lovers.
Con umiltà, competenza e una straordinaria coerenza
d’intenti, i Salandra Lovers hanno costruito in silenzio un modello di
rigenerazione che oggi raccoglie attenzione, rispetto e partecipazione. Non si
sono limitati a “ripulire” un bosco: lo hanno restituito alla comunità.
Insomma, questi custodi dell'Ambiente sono riusciti a trasformare un luogo fisico
in un simbolo identitario, in uno spazio dove la natura si intreccia alla
memoria storica, dove si impara il rispetto per l’ambiente e per le proprie
radici, dove si coltiva il senso di appartenenza.
L’evento “Sulle orme del passato”, in programma
domenica 19 ottobre, ne è la testimonianza più eloquente. Una rievocazione
storica in pieno stile romano, con legionari, gladiatori, accampamenti e scene
di vita quotidiana, che si svolge non in un museo, ma in un bosco per gran
parte rigenerato.
Un’iniziativa che unisce archeologia sperimentale, educazione ambientale e partecipazione civica. E che, ancora una volta, dimostra quanto sia alta ormai la credibilità culturale dell’associazione.
I Salandra Lovers non sono più “quelli che puliscono il bosco”. Sono diventati custodi attivi del territorio, promotori di un nuovo immaginario urbano e culturale. Hanno conquistato la fiducia delle istituzioni, delle scuole, delle associazioni di rievocazione storica, del FAI e di realtà virtuose come Green Care e Ferrarelle, che oggi sostengono concretamente le loro attività.
Ma la loro azione non si ferma al Bosco della Salandra. Per far rinascere Marano passo dopo passo, hanno ideato i “Cammini Camaldolesi”.
Il primo appuntamento, con tappa speciale alla storica chiesetta di San Pietro di Calvizzano, ha riscosso grande partecipazione (ne parliamo in un articolo a parte). Ma la loro missione non è solo trekking. È un atto di cura verso il territorio, un gesto collettivo per ridare valore a campagne, masserie, chiese antiche e scorci paesaggistici dimenticati.
Camminare insieme, oltre a un gesto salutare, significa (repetita iuvant): rigenerare sentieri e strade secondarie, strappandoli all’oblio e al traffico; restituire dignità al patrimonio storico, architettonico e naturale, perché torni a essere parte viva della comunità; promuovere una mobilità dolce e sostenibile, riducendo l’uso dell’auto per spostamenti brevi e affrontabili a piedi.
Il prossimo appuntamento (data da definire) sarà
l’Anello via San Castrese – Recca – Pigno, con focus su Casa Torre, Chiesa di
San Castrese e la zona della Recca.
In un’epoca in cui troppo spesso la partecipazione
civica si riduce a slogan o indignazioni temporanee, i Salandra Lovers ci
ricordano che esiste ancora un modo onesto, appassionato e competente di
prendersi cura dei beni comuni.
Senza clamori, ma con la forza silenziosa dei gesti
quotidiani. E con una visione chiara: restituire bellezza, costruire cultura,
creare comunità.
Chi oggi percorre i sentieri del Bosco della Salandra non attraversa solo un’area verde bonificata. Cammina in una storia di resilienza collettiva, in un esperimento riuscito di rigenerazione dal basso, in un esempio concreto di come il cambiamento possa e debba partire da chi il territorio lo vive e lo ama ogni giorno.
Ecco perché i Salandra Lovers non sono solo
un’associazione: sono un patrimonio condiviso. Un modello da studiare, da
imitare, da sostenere.
Grazie di esistere, presidente (Gianpaolo Calone), vicepresidente (Mario Audino) e
attivisti.