Marano di Napoli, il Comune sciolto per mafia: il decreto del Presidente della Repubblica. Raffronto con lo scioglimento del 2021

 

Nel Comune di Marano di Napoli (Napoli), i  cui  organi  elettivi

sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 14  e  15

maggio 2023, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della

criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e

l'imparzialita'  dell'amministrazione   locale,   nonche'   il   buon

andamento e  il  funzionamento  dei  servizi  con  grave  pregiudizio

dell'ordine e della sicurezza pubblica.

    Nell'ambito dell'azione di  monitoraggio  sulla  funzionalita'  e

sulla gestione amministrativa degli enti locali, svolta dal  prefetto

di Napoli con finalita' di prevenzione  e  contrasto  a  fenomeni  di

interferenza e influenza criminale sugli organi elettivi, sono emersi

elementi di  condizionamento  dell'amministrazione  locale  da  parte

della criminalita' organizzata. Pertanto, il prefetto di Napoli,  con

decreto del  12  febbraio  2025,  ha  disposto  l'accesso  presso  il

suddetto comune per gli accertamenti di rito, ai sensi dell'art. 143,

comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

    Al termine dell'accesso la commissione d'indagine  ha  depositato

le proprie conclusioni sulle cui risultanze, in data 9  giugno  2025,

e' stato sentito il comitato provinciale per l'ordine e la  sicurezza

pubblica - integrato per l'occasione con la presenza del  procuratore

generale  presso  la  Corte  d'appello  di  Napoli,  del  procuratore

aggiunto della Repubblica presso la direzione distrettuale  antimafia

del tribunale di Napoli e del procuratore aggiunto  della  Repubblica

presso il Tribunale di Napoli Nord, che all'unanimita' ha  concordato

sulla  presenza  dei  presupposti  di  legge  per,   procedere   allo

scioglimento del Comune di Marano di Napoli.

    Il  prefetto  di  Napoli,  per  le  conseguenti  valutazioni,  ha

trasmesso l'allegata  relazione,  che  costituisce  parte  integrante

della presente proposta, in cui si  da'  atto  della  sussistenza  di

concreti, univoci e rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  e

indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata

di tipo mafioso e  di  forme  di  condizionamento  dell'ente  locale,

ritenendo, pertanto, esistenti i presupposti per l'applicazione delle

misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000.

    Il Comune di Marano di Napoli, il cui  consiglio  e'  gia'  stato

interessato  negli  anni  1991,  2016  e  2021  da  provvedimenti  di

scioglimento per accertati  fenomeni  di  infiltrazione  mafiosa,  e'

posto in un territorio caratterizzato  dalla  pervasiva  presenza  di

sodalizi criminali strutturati e  radicati  nell'area  cittadina  che

hanno saputo rigenerarsi nonostante i numerosi arresti di affiliati e

consolidarsi su quel territorio  anche  «mediante  una  significativa

attivita' di condizionamento degli organi  politici  e  del  consesso

civile locale».

    Dalle risultanze degli accessi ispettivi effettuati in passato  e

da quello disposto nel 2025 si evince che  il  modus  operandi  delle

amministrazioni  comunali  avvicendatesi  assume  tratti  analoghi  a

quelli delle precedenti sciolte per condizionamento mafioso, e cio' a

causa «della perdurante presenza negli organi elettivi del Comune  di

Marano di Napoli di soggetti che intrattengono rapporti di parentela,

cointeressenze economiche, nonche' legami di  assidua  frequentazione

con esponenti, talvolta apicali, dei locali sodalizi criminali, da un

lato, e la prosecuzione di  un'attivita'  politica  e  amministrativa

oggettivamente agevolatrice degli interessi  criminali  e  facilmente

permeabile alle interferenze delle organizzazioni di  stampo  mafioso

presenti sul territorio, dall'altro (...)».

    Si puo' constatare, infatti, che  la  compagine  politica  eletta

nell'ultima tornata elettorale presenta elementi di continuita' con i

precedenti consigli comunali (in particolare quelli eletti negli anni

2013/2018 e 2018/2023), «atteso che ben otto degli attuali componenti

il civico consesso hanno gia'  fatto  parte  di  quelle  consiliature

sciolte per mafia».

    A cio' si, aggiunge che le  verifiche  disposte  dalle  forze  di

polizia, tese a verificare l'esistenza di casi di ineleggibilita' e/o

di incompatibilita' in capo  agli  amministratori  in  carica,  hanno

evidenziato che nei confronti di circa la meta'  di  essi  sussistono

«rapporti di  parentela,  di  frequentazione  e  di  contiguita'  con

soggetti riferibili a consorzi criminosi  insistenti  sul  territorio

(...)». Tra questi anche il sindaco, il vicesindaco, alcuni assessori

e parte dei consiglieri comunali  sia  della  maggioranza  che  della

minoranza consiliare.

    Nei confronti del primo cittadino di Marano. di Napoli  risultano

evidenti «elementi di sensibile controindicazione antimafia»,  tra  i

quali i vincoli parentali, seppure indiretti,  con  un  esponente  di

spicco di un locale clan camorristico. Inoltre si  rilevano  rapporti

«di intensa e  assidua  frequentazione»  con  un  noto  imprenditore,

attivo soprattutto nel  settore  edile,  considerato  «verosimilmente

elemento di collegamento tra gli ambienti  criminali  insistenti  sul

territorio e gli organi politici».

    La solidita' di tale legame  e'  testimoniata  sia  dall'appoggio

elettorale ricevuto dal sindaco nell'ultima  tornata  elettorale  sia

dalla emblematica, costante presenza  del  citato  imprenditore  alle

riunioni   istituzionali   promosse   dall'attuale    amministrazione

comunale,  alle  quali  non  avrebbe  avuto  motivo   ufficiale   per

partecipare, non rivestendo alcuna carica elettiva.

    A completare il quadro dei rapporti con  ambienti  controindicati

esistenti nella compagine elettiva e delle responsabilita' del  primo

cittadino nella scelta dei componenti di  vertice  degli  organi  del

governo locale, viene riferito che anche nei riguardi del vicesindaco

e  assessore  -  non  di  origine  elettiva  e  gia'  consigliere  di

maggioranza della consiliatura  disciolta  per  mafia  -  sono  stati

rilevati legami parentali con soggetti  contigui  o  appartenenti  ai

locali clan camorristici.

    Le medesime criticita' evidenziate  per  la  componente  politica

riguardano anche il  personale  comunale.  Da  verifiche  a  campione

disposte dalla commissione d'accesso e' risultato che un certo numero

di dipendenti e' gravato «(...) da elementi di controindicazione, sia

generici che rilevanti per finalita' di prevenzione antimafia».

    La commissione d'accesso si e' soffermata sulle procedure seguite

dall'ente locale negli affidamenti  pubblici  riscontrando  anche  su

tali adempimenti  sensibili  profili  di  anomalia»  per  il  ricorso

estensivo agli affidamenti diretti  e  al  frazionamento  artificioso

degli appalti, «distorsione procedimentale che sembrerebbe celare una

vera e propria funzione agevolatrice  verso  contatti  contigui  alla

criminalita' organizzata».

    Anomalie vengono rilevate  nei  plurimi  affidamenti  disposti  a

favore di una societa' i cui titolari  sono  ritenuti  contigui  alla

criminalita'  organizzata;  elementi  di  controindicazione  che   si

rilevano anche nei rapporti di  parentela  e  di  frequentazione  con

soggetti gravati da numerosi precedenti  di  polizia  Peraltro,  tali

criticita' erano conosciute dagli  uffici  comunali  in  quanto  gia'

oggetto di rilievo in occasione del precedente accesso ispettivo  del

2020 in cui erano emersi numerosi profili di illegittimita'  riguardo

a un affidamento disposto in favore della stessa societa'. A cio'  si

aggiungono  le  irregolarita'  dell'assegnazione  del  dicembre  2024

disposta  in  favore  della  suddetta  societa'  senza  attendere  la

relativa liberatoria  antimafia,  in  assenza  dei  richiesti  motivi

d'urgenza e in violazione del principio di rotazione.

    Cosi' anche  nella  procedura  di  affidamento  del  servizio  di

patrocinio legale dell'ente con il rinnovo - in  affidamento  diretto

per il biennio 2023/2025 - dell'incarico di avvocato  del  comune  in

violazione, anche in questo caso, del principio  di  rotazione  degli

operatori economici gia' destinatari di precedenti aggiudicazioni.

    Vengono  segnalate  irregolarita'  anche   nell'affidamento   del

servizio di raccolta rifiuti dato in regime di proroga  tecnica  allo

stesso gestore in assenza dei presupposti di legge; deroga tecnica da

esperire  solo  in  via  eccezionale,  come  nel  caso   di   ritardo

nell'espletamento della nuova gara di appalto, in quanto la procedura

di  urgenza  comporta  la  compressione  dei   principi   di   libera

concorrenza e di parita' di trattamento propri della  disciplina  dei

contratti a evidenza pubblica. Irregolarita'  contrattuali  aggravate

dal fatto  che  alla  ditta  affidataria  e'  stato  riconosciuto  un

incremento del canone mensile del servizio in violazione delle  norme

di cui al decreto legislativo n. 36/2023.

    Anomalie  vengono  rilevate  nel  contratto   pubblico   per   la

realizzazione di due spettacoli di intrattenimento stipulato con  una

ditta nei riguardi della quale sussistono rilevanti controindicazioni

antimafia   per   i   rapporti   parentali   e   le    frequentazioni

dell'amministratore unico con ambienti malavitosi.

    Gli esiti ispettivi hanno messo in luce numerose violazioni delle

norme di prevenzione antimafia, in modo specifico dell'art. 100,  del

decreto legislativo n. 159/2011 che impone agli enti  locali  sciolti

ai sensi dell'art. 143 TUOEL di richiedere nei successivi cinque anni

dal decreto dissolutorio l'informazione antimafia prima della stipula

di  rapporti  contrattuali  o  del  rilascio  di  concessioni  o   di

erogazioni, indipendentemente dal loro valore economico. Infatti,  in

diversi atti si e' riscontrata  una  sostanziale  inosservanza  della

normativa antimafia da parte degli uffici comunali,  che  attesta  la

difficolta' dell'ente locale di garantire il rispetto della legalita'

e della trasparenza amministrativa.

    A questo  riguardo  vengono  segnalati  i  casi  riferiti  a  due

societa' entrambe attive nelle onoranze  funebri,  settore  economico

molto remunerativo nel quale  la  criminalita'  organizzata  tende  a

monopolizzare il  mercato.  In  particolare,  viene  in  evidenza  la

posizione di una delle succitate  ditte,  raggiunta  da  interdittiva

antimafia emessa il 14 gennaio 2025 dalla prefettura  di  Napoli,  il

cui  assetto  proprietario  risulta   essere   vicino   alle   locali

consorterie mafiose. Ciononostante,  viene  segnalato  che  l'impresa

continua  ad  essere  operativa  sul  territorio,  anche  in  periodi

successivi  all'adozione  dell'ostativita'   prefettizia,   a   causa

dell'assenza di controlli comunali che, nei fatti,  hanno  vanificato

gli  effetti  della  misura  interdittiva.  L'altra  ditta  segnalata

risulta,  invece,   aver   ottenuto   dal   comune   l'autorizzazione

commerciale in assenza della preventiva verifica  antimafia  e  prima

del  decorso  dei   termini   per   l'acquisizione   della   relativa

certificazione; inoltre, la predetta societa', che risulta  intestata

a soggetto gravato da reati, sarebbe riconducibile  ad  altro  gruppo

imprenditoriale notoriamente controindicato ai fini antimafia.

    L'assenza  di  iniziative  in  tema  di  sicurezza  urbana  e  di

vigilanza    del    territorio    emerge    anche    dall'inattivita'

dell'amministrazione   comunale   nell'utilizzo   dei   sistemi    di

videosorveglianza, per i quali,  invece,  aveva  profuso  particolare

impegno la precedente gestione commissariale. Peraltro, come rilevato

nella relazione prefettizia, i dati forniti dalle  forze  di  polizia

attestano un aumento dei reati predatori sul territorio comunale,  al

cui contrasto avrebbe  utilmente  potuto  contribuire  un  efficiente

sistema di videosorveglianza. Infatti, risulta che i  dispositivi  di

videosorveglianza - nonostante la prefettura di  Napoli  avesse  piu'

volte  sottolineato  la  necessita'  di  un  attento  controllo   del

territorio - sono rimasti inattivi per oltre un anno.

    Lo stesso «contegno omissivo» dell'amministrazione comunale si e'

reso   manifesto   anche   nella   mancata   rimozione   di    alcune

rappresentazioni  grafiche  o  pittoriche  presenti  in  certe   aree

cittadine; opere e manufatti (murales,  altarini,  edicole  votive  e

altro), spesso eseguiti in  dispregio  del  decoro  architettonico  e

urbanistico, realizzati  a  scopo  commemorativo  per  celebrare  «le

gesta» di soggetti perlopiu'  appartenenti  ad  ambienti  malavitosi,

simboli  visibili  sul  territorio  che  mostrano  una   «inquietante

sovrapposizione tra cultura  popolare  e  criminalita'  organizzata».

Orbene, nonostante gli inviti della prefettura  di  Napoli,  volti  a

eliminare le suddette rappresentazioni e a ripristinare la legalita',

il sindaco di Marano nulla ha fatto al riguardo. Negligenza rimarcata

nella relazione prefettizia in quanto «si inserisce in un quadro piu'

ampio di complicita', di adesione politica e di  agevolazioni  di  un

contesto criminale (...)».

    Altra vicenda dalla quale si evince la  complice  inerzia  tenuta

dall'amministrazione comunale e' quella che riguarda una societa'  di

rivendita e noleggio di veicoli nei cui confronti  la  prefettura  di

Napoli ha emesso (nel  luglio  2021)  un  provvedimento  interdittivo

antimafia essendo emersi legami con il crimine organizzato. Anche  in

questo   caso,   pur   a   fronte    dell'ostativita'    prefettizia,

quell'esercizio  commerciale  ha  continuato  a  operare  attesa   la

mancanza o comunque l'inefficacia dei controlli disposti dal comune.

    La condotta omissiva tenuta dall'ente e' proseguita malgrado  due

specifici inviti rivolti dal prefetto, l'ultimo dei quali indirizzato

in via esclusiva al sindaco di Marano di Napoli  nel  novembre  2024,

nel quale sono stati rammentati gli adempimenti obbligatori  in  capo

alle stazioni appaltanti  derivanti  dall'adozione  di  provvedimenti

interdittivi antimafia ed e' stata richiamata l'attenzione del  primo

cittadino «affinche' questi assuma tempestivamente i provvedimenti di

specifica competenza, con invito ad interessare in  merito,  ciascuno

per  la  parte  di  competenza  anche  il  Segretario  comunale,   il

Comandante della Polizia locale e i dirigenti competenti».

    Il desolante quadro amministrativo e gestionale dell'ente  locale

che  emerge  dalle  risultanze  dell'organo   ispettivo   viene,   se

possibile, ancor piu', aggravato dall'analisi  degli  accertamenti  a

campione concernenti la riscossione dei tributi  locali  (TARI,  CUP,

acqua, affissioni pubblicitarie) dovuti  dalle  imprese  •commerciali

operanti sul quel territorio. E' risultato,  infatti,  che  la  quasi

totalita'   delle   attivita'   controllate,   molte   delle    quali

riconducibili a soggetti controindicati,  elude  sistematicamente  il

pagamento  dei  tributi  con  un  notevolissimo  danno  alle  risorse

pubbliche.  Peraltro,  la   documentazione   fornita   dagli   uffici

competenti e' spesso risultata incompleta o mancante, mettendo  ancor

di piu' in risalto la condotta omissiva, se non  la  vera  e  propria

connivenza, tenuta in materia dal Comune di Marano di Napoli.

    Inefficienze dell'amministrazione comunale vengono rilevate anche

nella gestione dei beni  confiscati  alla  criminalita'  organizzata.

Dagli esiti delle verifiche disposte  a  campione  dalla  commissione

d'indagine si rileva che numerosi beni risultano  inutilizzati  o  in

stato di abbandono, in violazione degli impegni  assunti  dal  comune

all'atto della loro assegnazione.

    A titolo esemplificativo si fa cenno a un appartamento confiscato

a un esponente di  spicco  delle  locali  consorterie,  destinato  ad

attivita'  sociali  e  oggetto,  come  evidenziato  nella   relazione

prefettizia, di azioni intimidatorie di cui sono stati vittime alcuni

membri dell'associazione assegnataria, bene che risulta completamente

abbandonato;  mancanze  vengono  altresi'  rilevate  per  un  terreno

anch'esso sottratto al patrimonio di un soggetto contiguo a  un  clan

camorristico,  sul  quale   sono   stati   eseguiti   interventi   di

riqualificazione per la realizzazione  di  un'oasi  ecologica,  opera

rimasta inutilizzata.

    Ulteriore caso emblematico dell'agire amministrativo  del  Comune

di Marano di Napoli, che ha avuto  anche  una  particolare  risonanza

mediatica, e' rappresentato dall'andamento caratterizzato da  plurime

e qualificate inadempienze  degli  uffici  comunali  in  merito  alla

procedura di assegnazione di box auto  confiscati  alla  criminalita'

organizzata. A tale procedura di affidamento, sui cui  esiti  risulta

pendere una denuncia per turbativa d'asta,  hanno  partecipato  anche

soggetti legati  da  rapporti  familiari  con  alcuni  amministratori

comunali, i  quali  hanno  potuto  concorrere  alla  gara  in  quanto

un'apposita modifica del regolamento  comunale,  che  invece  avrebbe

impedito la loro partecipazione, non e'  stata  pubblicata  in  tempo

utile  perche'  differita  di  cinquantuno  giorni.  Il  complesso  e

intricato  meccanismo  di  condizionamento  e  distorsione  che   ha,

riguardato la predetta assegnazione risulta confermato anche  da  una

segnalazione fatta alle forze  di  polizia  circa  il  coinvolgimento

nella procedura di soggetti vicini all'ex proprietario  dei  predetti

beni confiscati.

    La commissione d'accesso, inoltre, ha  segnalato  gravi  anomalie

nell'iter seguito per alcune pratiche  edilizie.  A  questo  riguardo

viene fatto specifico richiamo alla vicenda concernente  il  rilascio

di un permesso a costruire un edificio  residenziale  concesso  a  un

soggetto considerato di spiccato rilievo ai fini antimafia, in quanto

inserito in un contesto, parentale che rimanda ai vertici di una nota

consorteria mafiosa;  l'esistenza  di  tali  rapporti  potrebbe  aver

determinato  l'atteggiamento  di  favore  dimostrato   dagli   uffici

comunali  concretizzatosi  in  «plurimi  ed   evidenti   profili   di

irregolarita'» che hanno reso anomalo il procedimento.

    Tra le irregolarita', segnalate vi e' l'indicazione della diversa

estensione dell'area originariamente  prevista  nel  titolo  edilizio

rispetto  a  quella  realmente  disponibile;  cosi'  come   pure   le

violazioni relative alle tardive comunicazioni di inizio lavori e  le

«successive  sospensioni  per  carenze  documentali,  senza  tuttavia

adottare alcun atto di diniego per  carenza  dei  requisiti  previsti

dalla legge». Anche  in  questa  vicenda  si  evidenzia  la  condotta

omissiva degli uffici comunali che non hanno adottato tutti i  dovuti

provvedimenti «benche' fossero  agevolmente  rilevabili  i  precitati

profili di illegittimita' in ordine al titolo abilitativo (...)».

    Altro caso esemplificativo  del  modus  operandi  del  Comune  di

Marano di Napoli e' quello riferito a locali  privati  utilizzati  da

anni come plesso scolastico, per i quali l'ente corrisponde un canone

di locazione, costruiti in assenza di permesso edilizio  e  da  tempo

oggetto di varie istanze di condono.

    La precedente gestione commissariale, nel  disporre  la  disdetta

del contratto di affitto, aveva individuato la nuova sede  scolastica

alternativa a quella originaria in un edificio ritenuto  idoneo  allo

scopo e nella disponibilita' dell'ente trattandosi, peraltro di  bene

proveniente da quelli confiscati alla criminalita' organizzata.

    L'attuale  amministrazione  comunale,  invece,  ha  ritenuto   di

procedere diversamente proponendo il rinnovo del  vecchio  contratto;

di fatto, il sindaco di Marano di Napoli, con nota in data  18  marzo

2023, in palese violazione del  principio  di  separazione  tra  atti

gestionali e quelli di indirizzo politico,  ha  chiesto  agli  uffici

comunali  «di  procedere,  con  urgenza  e  con  precedenza  assoluta

rispetto ad  ogni  altra  pratica  analoga  -  all'istruttoria  della

documentazione presentata dal proprietario al fine di  verificare  (e

rendere edotto il  sottoscritto)  la  possibilita'  di  dare  seguito

all'istanza e di rilasciare il titolo abilitativo  in  sanatoria  per

l'immobile in questione».

    Dunque, la scelta operata dal primo cittadino e' stata quella  di

avviare un nuovo iter istruttorio per  il  rilascio  di  un  permesso

edilizio dei predetti locali  privati  che  si  e'  concluso  con  il

permesso a costruire in sanatoria, a cui e' seguita una deliberazione

giuntale del 25 giugno 2024 con  la  quale  e'  stata  irregolarmente

approvata una rateizzazione degli  oneri  concessori,  della  pratica

edilizia. Di particolare rilievo rispetto alla vicenda  in  questione

e' da  considerare  anche  la  deliberazione  assunta  dal  consiglio

comunale il 25 febbraio 2025, con la quale e'  stato  reso  possibile

derogare temporaneamente alla destinazione d'uso abitativo  a  favore

dell'uso scolastico.

    Le molteplici irregolarita' che hanno segnato la pratica edilizia

hanno consentito  all'amministrazione  comunale  di  optare  per  una

locazione  onerosa  di  una  sede  scolastica  sita  in  un  immobile

«urbanisticamente irregolare  e  non  conforme  all'uso  scolastico».

Giova, altresi', evidenziare che il proprietario dei suddetti  locali

risulta avere stretti legami familiari e rapporti, di contiguita' con

esponenti di spicco delle locali consorterie mafiose.

    Tale vicenda mostra chiaramente il modus  operandi  costantemente

seguito - sia nel caso specifico come negli altri innanzi descritti -

dal Comune di Marano di Napoli che sembra  orientato  a  contemperare

gli interessi di natura pubblicistica con quelli  della  criminalita'

organizzata.

    La  relazione   prefettizia   inoltre,   ad   ulteriore   riprova

dell'assoluta  mancanza  di  rispetto  della  legge,   riferisce   di

dichiarazioni mendaci rese da alcuni amministratori comunali in  sede

di convalida degli eletti, nelle  quali  viene  falsamente  attestata

l'insussistenza di cause di  incompatibilita'  di  cui  all'art.  63,

comma 1, n. 6, del. TUOEL riguardo all'esistenza di debiti liquidi ed

esigibili per imposte, tasse e tributi  non  corrisposti  al  comune.

Incompatibilita'  per  elusioni  tributarie  -  debiti  per   mancato

pagamento di  IMU,  TARI,  canoni  idrici  o  sanzioni  al  c.d.s.  e

notificati prima della sottoscrizione delle autodichiarazioni la  cui

sussistenza avrebbe dovuto impedire di convalidarne l'elezione e che,

invece, sono rimaste occultate a causa di un  inadeguato  sistema  di

controllo interno.

    Dall'esame  complessivo  delle  relazioni  della  commissione  di

indagine e del  prefetto  di  Napoli  si  rileva  la  sussistenza  di

concreti, univoci e rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  o

indiretti tra componenti  dell'amministrazione  locale  ed  esponenti

della criminalita' organizzata di tipo  mafioso,  nonche'  una  grave

mala gestio della cosa pubblica e l'assenza di legalita'  dell'azione

amministrativa.

    Tali elementi, come  condiviso  all'unanimita'  nella  menzionata

riunione  del  comitato  provinciale  per  l'ordine  e  la  sicurezza

pubblica, concorrono a delineare un  fondato  quadro  indiziario  del

pericolo di permeabilita' dell'ente a logiche di tipo  criminale.  Il

buon andamento e l'imparzialita' dell'azione amministrativa dell'ente

locale  risultano  infatti  compromessi  a   causa   della   rilevata

sussistenza  di  fattori  di  inquinamento  nella  vita  politica   e

amministrativa  dovuti  ai  rapporti   di   frequentazione   e   alle

cointeressenze degli amministratori con soggetti contigui alle locali

consorterie camorristiche, fattori che hanno condizionato  la  libera

formazione della volonta' degli organi elettivi  e  la  funzionalita'

dei servizi.

    In particolare, i  procuratori  della  Repubblica  presenti  alla

seduta hanno concordato sull'assoluta  fedelta'  della  ricostruzione

operata in sede ispettiva e hanno evidenziato i rapporti del  sindaco

e vicesindaco con alcuni imprenditori legati  al  contesto  criminale

locale,  nonche'  i  plurimi  affidamenti   a   favore   di   imprese

controindicate ai fini antimafia, «deponendo  tutti  questi  fattori,

verso  la  indubbia  presenza  di  forme  di  condizionamento   della

compagine amministrativa dell'ente».

    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente

riferite nella relazione prefettizia, hanno  rivelato  una  serie  di

condizionamenti dell'amministrazione comunale  di  Marano  di  Napoli

volti a perseguire fini diversi da  quelli  istituzionali  che  hanno

determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'

dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della

collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per

assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.

    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del

provvedimento di scioglimento del consiglio  comunale  di  Marano  di

Napoli (Napoli) ai sensi dell'art. 143  del  decreto  legislativo  18

agosto 2000, n. 267.

    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza

criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione

commissariale sia determinata in diciotto mesi.

 Roma, 2 settembre 2025

  Il Ministro dell'interno: Piantedosi

 Provvedimento finale

Con decreto del Presidente della Repubblica, il 5 settembre 2025, è stato disposto:

             1.          Scioglimento del consiglio comunale.

             2.          Nomina di una commissione straordinaria per 18 mesi composta da:

             •            Dott. Vincenzo Cardellicchio (prefetto a riposo)

             •            Dott. Fabio Giombini (viceprefetto)

             •            Dott. Michele Albertini (dirigente Area 1)

             3.          La commissione avrà pieni poteri sostitutivi di sindaco, giunta e consiglio fino a nuove elezioni.

Raffronto con lo scioglimento del 2021

Il raffronto tra i due provvedimenti evidenzia come il fenomeno delle infiltrazioni mafiose a Marano di Napoli non sia episodico, bensì rappresenti un problema strutturale e sistemico.

L’aggravarsi della situazione nel 2025, a distanza di pochi anni dal precedente scioglimento, mostra una sostanziale inefficacia delle misure di prevenzione e risanamento finora adottate, nonché una persistente permeabilità del tessuto politico-amministrativo locale alle pressioni criminali.

Ne consegue la necessità di un approccio riformatore più incisivo, che non si limiti al solo intervento commissariale ma preveda anche:

Meccanismi più rigorosi di selezione delle candidature.

Interventi educativi e formativi sul territorio.

Rafforzamento degli strumenti di vigilanza preventiva.

 

 

    

Visualizzazioni della settimana