Marano di Napoli, il Comune sciolto per mafia: il decreto del Presidente della Repubblica. Raffronto con lo scioglimento del 2021
Nel Comune di Marano di Napoli (Napoli), i cui organi elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni
amministrative del 14 e 15
maggio 2023, sono state riscontrate forme di ingerenza
da parte della
criminalita' organizzata che compromettono la libera
determinazione e
l'imparzialita'
dell'amministrazione
locale, nonche' il
buon
andamento e
il funzionamento dei
servizi con grave
pregiudizio
dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Nell'ambito
dell'azione di monitoraggio sulla
funzionalita' e
sulla gestione amministrativa degli enti locali,
svolta dal prefetto
di Napoli con finalita' di prevenzione e
contrasto a fenomeni
di
interferenza e influenza criminale sugli organi
elettivi, sono emersi
elementi di
condizionamento
dell'amministrazione locale da parte
della criminalita' organizzata. Pertanto, il prefetto
di Napoli, con
decreto del
12 febbraio 2025,
ha disposto l'accesso
presso il
suddetto comune per gli accertamenti di rito, ai sensi
dell'art. 143,
comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267.
Al termine
dell'accesso la commissione d'indagine
ha depositato
le proprie conclusioni sulle cui risultanze, in data
9 giugno
2025,
e' stato sentito il comitato provinciale per l'ordine
e la sicurezza
pubblica - integrato per l'occasione con la presenza
del procuratore
generale
presso la Corte
d'appello di Napoli,
del procuratore
aggiunto della Repubblica presso la direzione
distrettuale antimafia
del tribunale di Napoli e del procuratore
aggiunto della Repubblica
presso il Tribunale di Napoli Nord, che all'unanimita'
ha concordato
sulla
presenza dei presupposti
di legge per,
procedere allo
scioglimento del Comune di Marano di Napoli.
Il prefetto
di Napoli, per
le conseguenti valutazioni,
ha
trasmesso l'allegata
relazione, che costituisce
parte integrante
della presente proposta, in cui si da'
atto della sussistenza
di
concreti, univoci e rilevanti elementi
su collegamenti diretti
e
indiretti degli amministratori locali con la
criminalita' organizzata
di tipo mafioso e
di forme di
condizionamento dell'ente locale,
ritenendo, pertanto, esistenti i presupposti per
l'applicazione delle
misure di cui al citato art. 143 del decreto
legislativo n. 267/2000.
Il Comune di
Marano di Napoli, il cui consiglio e'
gia' stato
interessato
negli anni 1991,
2016 e 2021
da provvedimenti di
scioglimento per accertati fenomeni
di infiltrazione mafiosa,
e'
posto in un territorio caratterizzato dalla
pervasiva presenza di
sodalizi criminali strutturati e radicati
nell'area cittadina che
hanno saputo rigenerarsi nonostante i numerosi arresti
di affiliati e
consolidarsi su quel territorio anche
«mediante una significativa
attivita' di condizionamento degli organi politici
e del consesso
civile locale».
Dalle
risultanze degli accessi ispettivi effettuati in passato e
da quello disposto nel 2025 si evince che il
modus operandi delle
amministrazioni
comunali avvicendatesi assume
tratti analoghi a
quelli delle precedenti sciolte per condizionamento
mafioso, e cio' a
causa «della perdurante presenza negli organi elettivi
del Comune di
Marano di Napoli di soggetti che intrattengono
rapporti di parentela,
cointeressenze economiche, nonche' legami di assidua
frequentazione
con esponenti, talvolta apicali, dei locali sodalizi
criminali, da un
lato, e la prosecuzione di un'attivita'
politica e amministrativa
oggettivamente agevolatrice degli interessi criminali
e facilmente
permeabile alle interferenze delle organizzazioni
di stampo mafioso
presenti sul territorio, dall'altro (...)».
Si puo'
constatare, infatti, che la compagine
politica eletta
nell'ultima tornata elettorale presenta elementi di
continuita' con i
precedenti consigli comunali (in particolare quelli
eletti negli anni
2013/2018 e 2018/2023), «atteso che ben otto degli
attuali componenti
il civico consesso hanno gia' fatto
parte di quelle
consiliature
sciolte per mafia».
A cio' si,
aggiunge che le verifiche disposte
dalle forze di
polizia, tese a verificare l'esistenza di casi di
ineleggibilita' e/o
di incompatibilita' in capo agli
amministratori in carica,
hanno
evidenziato che nei confronti di circa la meta' di
essi sussistono
«rapporti di
parentela, di frequentazione e di contiguita'
con
soggetti riferibili a consorzi criminosi insistenti
sul territorio
(...)». Tra questi anche il sindaco, il vicesindaco,
alcuni assessori
e parte dei consiglieri comunali sia
della maggioranza che della
minoranza consiliare.
Nei
confronti del primo cittadino di Marano. di Napoli risultano
evidenti «elementi di sensibile controindicazione
antimafia», tra i
quali i vincoli parentali, seppure indiretti, con
un esponente di
spicco di un locale clan camorristico. Inoltre si rilevano
rapporti
«di intensa e
assidua frequentazione» con
un noto imprenditore,
attivo soprattutto nel
settore edile, considerato
«verosimilmente
elemento di collegamento tra gli ambienti criminali
insistenti sul
territorio e gli organi politici».
La solidita'
di tale legame e' testimoniata
sia dall'appoggio
elettorale ricevuto dal sindaco nell'ultima tornata
elettorale sia
dalla emblematica, costante presenza del
citato imprenditore alle
riunioni
istituzionali promosse dall'attuale amministrazione
comunale,
alle quali non
avrebbe avuto motivo
ufficiale per
partecipare, non rivestendo alcuna carica elettiva.
A completare
il quadro dei rapporti con ambienti controindicati
esistenti nella compagine elettiva e delle
responsabilita' del primo
cittadino nella scelta dei componenti di vertice
degli organi del
governo locale, viene riferito che anche nei riguardi
del vicesindaco
e
assessore - non
di origine elettiva
e gia' consigliere
di
maggioranza della consiliatura disciolta
per mafia - sono stati
rilevati legami parentali con soggetti contigui
o appartenenti ai
locali clan camorristici.
Le medesime
criticita' evidenziate per la
componente politica
riguardano anche il
personale comunale. Da
verifiche a campione
disposte dalla commissione d'accesso e' risultato che
un certo numero
di dipendenti e' gravato «(...) da elementi di
controindicazione, sia
generici che rilevanti per finalita' di prevenzione
antimafia».
La
commissione d'accesso si e' soffermata sulle procedure seguite
dall'ente locale negli affidamenti pubblici
riscontrando anche su
tali adempimenti
sensibili profili di
anomalia» per il
ricorso
estensivo agli affidamenti diretti e
al frazionamento artificioso
degli appalti, «distorsione procedimentale che
sembrerebbe celare una
vera e propria funzione agevolatrice verso
contatti contigui alla
criminalita' organizzata».
Anomalie
vengono rilevate nei plurimi
affidamenti disposti a
favore di una societa' i cui titolari sono
ritenuti contigui alla
criminalita'
organizzata; elementi di
controindicazione che si
rilevano anche nei rapporti di parentela
e di frequentazione con
soggetti gravati da numerosi precedenti di
polizia Peraltro, tali
criticita' erano conosciute dagli uffici
comunali in quanto
gia'
oggetto di rilievo in occasione del precedente accesso
ispettivo del
2020 in cui erano emersi numerosi profili di
illegittimita' riguardo
a un affidamento disposto in favore della stessa
societa'. A cio' si
aggiungono
le irregolarita' dell'assegnazione del
dicembre 2024
disposta
in favore della
suddetta societa' senza
attendere la
relativa liberatoria
antimafia, in assenza
dei richiesti motivi
d'urgenza e in violazione del principio di rotazione.
Cosi'
anche nella procedura
di affidamento del
servizio di
patrocinio legale dell'ente con il rinnovo - in affidamento
diretto
per il biennio 2023/2025 - dell'incarico di
avvocato del comune
in
violazione, anche in questo caso, del principio di
rotazione degli
operatori economici gia' destinatari di precedenti
aggiudicazioni.
Vengono segnalate
irregolarita' anche nell'affidamento del
servizio di raccolta rifiuti dato in regime di
proroga tecnica allo
stesso gestore in assenza dei presupposti di legge;
deroga tecnica da
esperire
solo in via
eccezionale, come nel
caso di ritardo
nell'espletamento della nuova gara di appalto, in
quanto la procedura
di urgenza comporta
la compressione dei
principi di libera
concorrenza e di parita' di trattamento propri
della disciplina dei
contratti a evidenza pubblica. Irregolarita' contrattuali
aggravate
dal fatto
che alla ditta
affidataria e' stato
riconosciuto un
incremento del canone mensile del servizio in
violazione delle norme
di cui al decreto legislativo n. 36/2023.
Anomalie vengono rilevate
nel contratto pubblico
per la
realizzazione di due spettacoli di intrattenimento
stipulato con una
ditta nei riguardi della quale sussistono rilevanti
controindicazioni
antimafia
per i rapporti
parentali e le
frequentazioni
dell'amministratore unico con ambienti malavitosi.
Gli esiti
ispettivi hanno messo in luce numerose violazioni delle
norme di prevenzione antimafia, in modo specifico
dell'art. 100, del
decreto legislativo n. 159/2011 che impone agli
enti locali sciolti
ai sensi dell'art. 143 TUOEL di richiedere nei
successivi cinque anni
dal decreto dissolutorio l'informazione antimafia
prima della stipula
di
rapporti contrattuali o
del rilascio di
concessioni o di
erogazioni, indipendentemente dal loro valore
economico. Infatti, in
diversi atti si e' riscontrata una
sostanziale inosservanza della
normativa antimafia da parte degli uffici
comunali, che attesta
la
difficolta' dell'ente locale di garantire il rispetto
della legalita'
e della trasparenza amministrativa.
A
questo riguardo vengono
segnalati i casi
riferiti a due
societa' entrambe attive nelle onoranze funebri,
settore economico
molto remunerativo nel quale la
criminalita' organizzata tende
a
monopolizzare il
mercato. In particolare,
viene in evidenza
la
posizione di una delle succitate ditte,
raggiunta da interdittiva
antimafia emessa il 14 gennaio 2025 dalla
prefettura di Napoli,
il
cui
assetto proprietario risulta
essere vicino alle
locali
consorterie mafiose. Ciononostante, viene
segnalato che l'impresa
continua
ad essere operativa
sul territorio, anche
in periodi
successivi
all'adozione
dell'ostativita'
prefettizia, a causa
dell'assenza di controlli comunali che, nei
fatti, hanno vanificato
gli
effetti della misura
interdittiva. L'altra ditta
segnalata
risulta,
invece, aver ottenuto
dal comune l'autorizzazione
commerciale in assenza della preventiva verifica antimafia
e prima
del
decorso dei termini
per l'acquisizione della
relativa
certificazione; inoltre, la predetta societa', che
risulta intestata
a soggetto gravato da reati, sarebbe
riconducibile ad altro
gruppo
imprenditoriale notoriamente controindicato ai fini
antimafia.
L'assenza di iniziative
in tema di
sicurezza urbana e di
vigilanza
del territorio emerge
anche dall'inattivita'
dell'amministrazione
comunale nell'utilizzo dei
sistemi di
videosorveglianza, per i quali, invece,
aveva profuso particolare
impegno la precedente gestione commissariale.
Peraltro, come rilevato
nella relazione prefettizia, i dati forniti dalle forze
di polizia
attestano un aumento dei reati predatori sul
territorio comunale, al
cui contrasto avrebbe
utilmente potuto contribuire
un efficiente
sistema di videosorveglianza. Infatti, risulta che
i dispositivi di
videosorveglianza - nonostante la prefettura di Napoli
avesse piu'
volte
sottolineato la necessita'
di un attento
controllo del
territorio - sono rimasti inattivi per oltre un anno.
Lo stesso
«contegno omissivo» dell'amministrazione comunale si e'
reso
manifesto anche nella
mancata rimozione di
alcune
rappresentazioni
grafiche o pittoriche
presenti in certe
aree
cittadine; opere e manufatti (murales, altarini,
edicole votive e
altro), spesso eseguiti in dispregio
del decoro architettonico e
urbanistico, realizzati a
scopo commemorativo per
celebrare «le
gesta» di soggetti perlopiu' appartenenti
ad ambienti malavitosi,
simboli
visibili sul territorio
che mostrano una
«inquietante
sovrapposizione tra cultura popolare
e criminalita' organizzata».
Orbene, nonostante gli inviti della prefettura di
Napoli, volti a
eliminare le suddette rappresentazioni e a
ripristinare la legalita',
il sindaco di Marano nulla ha fatto al riguardo.
Negligenza rimarcata
nella relazione prefettizia in quanto «si inserisce in
un quadro piu'
ampio di complicita', di adesione politica e di agevolazioni
di un
contesto criminale (...)».
Altra
vicenda dalla quale si evince la
complice inerzia tenuta
dall'amministrazione comunale e' quella che riguarda
una societa' di
rivendita e noleggio di veicoli nei cui confronti la
prefettura di
Napoli ha emesso (nel
luglio 2021) un
provvedimento interdittivo
antimafia essendo emersi legami con il crimine
organizzato. Anche in
questo
caso, pur a
fronte dell'ostativita' prefettizia,
quell'esercizio
commerciale ha continuato
a operare attesa
la
mancanza o comunque l'inefficacia dei controlli
disposti dal comune.
La condotta
omissiva tenuta dall'ente e' proseguita malgrado due
specifici inviti rivolti dal prefetto, l'ultimo dei
quali indirizzato
in via esclusiva al sindaco di Marano di Napoli nel
novembre 2024,
nel quale sono stati rammentati gli adempimenti
obbligatori in capo
alle stazioni appaltanti derivanti
dall'adozione di provvedimenti
interdittivi antimafia ed e' stata richiamata
l'attenzione del primo
cittadino «affinche' questi assuma tempestivamente i
provvedimenti di
specifica competenza, con invito ad interessare
in merito, ciascuno
per la parte
di competenza anche
il Segretario comunale,
il
Comandante della Polizia locale e i dirigenti
competenti».
Il desolante
quadro amministrativo e gestionale dell'ente
locale
che emerge dalle
risultanze dell'organo ispettivo
viene, se
possibile, ancor piu', aggravato dall'analisi degli
accertamenti a
campione concernenti la riscossione dei tributi locali
(TARI, CUP,
acqua, affissioni pubblicitarie) dovuti dalle
imprese •commerciali
operanti sul quel territorio. E' risultato, infatti,
che la quasi
totalita'
delle attivita' controllate, molte
delle quali
riconducibili a soggetti controindicati, elude
sistematicamente il
pagamento
dei tributi con
un notevolissimo danno
alle risorse
pubbliche.
Peraltro, la documentazione fornita
dagli uffici
competenti e' spesso risultata incompleta o mancante,
mettendo ancor
di piu' in risalto la condotta omissiva, se non la
vera e propria
connivenza, tenuta in materia dal Comune di Marano di
Napoli.
Inefficienze
dell'amministrazione comunale vengono rilevate anche
nella gestione dei beni confiscati
alla criminalita' organizzata.
Dagli esiti delle verifiche disposte a
campione dalla commissione
d'indagine si rileva che numerosi beni risultano inutilizzati
o in
stato di abbandono, in violazione degli impegni assunti
dal comune
all'atto della loro assegnazione.
A titolo
esemplificativo si fa cenno a un appartamento confiscato
a un esponente di
spicco delle locali
consorterie, destinato ad
attivita'
sociali e oggetto,
come evidenziato nella
relazione
prefettizia, di azioni intimidatorie di cui sono stati
vittime alcuni
membri dell'associazione assegnataria, bene che
risulta completamente
abbandonato;
mancanze vengono altresi'
rilevate per un
terreno
anch'esso sottratto al patrimonio di un soggetto
contiguo a un clan
camorristico,
sul quale sono
stati eseguiti interventi
di
riqualificazione per la realizzazione di
un'oasi ecologica, opera
rimasta inutilizzata.
Ulteriore
caso emblematico dell'agire amministrativo
del Comune
di Marano di Napoli, che ha avuto anche
una particolare risonanza
mediatica, e' rappresentato dall'andamento
caratterizzato da plurime
e qualificate inadempienze degli
uffici comunali in
merito alla
procedura di assegnazione di box auto confiscati
alla criminalita'
organizzata. A tale procedura di affidamento, sui
cui esiti risulta
pendere una denuncia per turbativa d'asta, hanno
partecipato anche
soggetti legati
da rapporti familiari
con alcuni amministratori
comunali, i
quali hanno potuto
concorrere alla gara
in quanto
un'apposita modifica del regolamento comunale,
che invece avrebbe
impedito la loro partecipazione, non e' stata
pubblicata in tempo
utile
perche' differita di
cinquantuno giorni. Il
complesso e
intricato
meccanismo di condizionamento e
distorsione che ha,
riguardato la predetta assegnazione risulta confermato
anche da
una
segnalazione fatta alle forze di
polizia circa il
coinvolgimento
nella procedura di soggetti vicini all'ex
proprietario dei predetti
beni confiscati.
La
commissione d'accesso, inoltre, ha
segnalato gravi anomalie
nell'iter seguito per alcune pratiche edilizie.
A questo riguardo
viene fatto specifico richiamo alla vicenda
concernente il rilascio
di un permesso a costruire un edificio residenziale
concesso a un
soggetto considerato di spiccato rilievo ai fini
antimafia, in quanto
inserito in un contesto, parentale che rimanda ai
vertici di una nota
consorteria mafiosa;
l'esistenza di tali
rapporti potrebbe aver
determinato
l'atteggiamento di favore
dimostrato dagli uffici
comunali
concretizzatosi in «plurimi
ed evidenti profili
di
irregolarita'» che hanno reso anomalo il procedimento.
Tra le
irregolarita', segnalate vi e' l'indicazione della diversa
estensione dell'area originariamente prevista
nel titolo edilizio
rispetto a quella
realmente disponibile; cosi'
come pure le
violazioni relative alle tardive comunicazioni di
inizio lavori e le
«successive
sospensioni per carenze
documentali, senza tuttavia
adottare alcun atto di diniego per carenza
dei requisiti previsti
dalla legge». Anche
in questa vicenda
si evidenzia la
condotta
omissiva degli uffici comunali che non hanno adottato
tutti i dovuti
provvedimenti «benche' fossero agevolmente
rilevabili i precitati
profili di illegittimita' in ordine al titolo
abilitativo (...)».
Altro caso
esemplificativo del modus
operandi del Comune
di
Marano di Napoli e' quello riferito a locali privati
utilizzati da
anni come plesso scolastico, per i quali l'ente
corrisponde un canone
di locazione, costruiti in assenza di permesso
edilizio e da
tempo
oggetto di varie istanze di condono.
La
precedente gestione commissariale, nel
disporre la disdetta
del contratto di affitto, aveva individuato la nuova
sede scolastica
alternativa a quella originaria in un edificio
ritenuto idoneo allo
scopo e nella disponibilita' dell'ente trattandosi,
peraltro di bene
proveniente da quelli confiscati alla criminalita'
organizzata.
L'attuale amministrazione comunale,
invece, ha ritenuto
di
procedere diversamente proponendo il rinnovo del vecchio
contratto;
di fatto, il sindaco di Marano di Napoli, con nota in
data 18
marzo
2023, in palese violazione del principio
di separazione tra
atti
gestionali e quelli di indirizzo politico, ha
chiesto agli uffici
comunali
«di procedere, con
urgenza e con
precedenza assoluta
rispetto ad
ogni altra pratica
analoga - all'istruttoria della
documentazione presentata dal proprietario al fine
di verificare (e
rendere edotto il
sottoscritto) la possibilita'
di dare seguito
all'istanza e di rilasciare il titolo abilitativo in
sanatoria per
l'immobile in questione».
Dunque, la
scelta operata dal primo cittadino e' stata quella di
avviare un nuovo iter istruttorio per il
rilascio di un permesso
edilizio dei predetti locali privati
che si e'
concluso con il
permesso a costruire in sanatoria, a cui e' seguita
una deliberazione
giuntale del 25 giugno 2024 con la
quale e' stata
irregolarmente
approvata una rateizzazione degli oneri
concessori, della pratica
edilizia. Di particolare rilievo rispetto alla
vicenda in questione
e' da
considerare anche la
deliberazione assunta dal
consiglio
comunale il 25 febbraio 2025, con la quale e' stato
reso possibile
derogare temporaneamente alla destinazione d'uso
abitativo a favore
dell'uso scolastico.
Le
molteplici irregolarita' che hanno segnato la pratica edilizia
hanno consentito
all'amministrazione comunale di
optare per una
locazione
onerosa di una
sede scolastica sita
in un immobile
«urbanisticamente irregolare e
non conforme all'uso
scolastico».
Giova, altresi', evidenziare che il proprietario dei
suddetti locali
risulta avere stretti legami familiari e rapporti, di
contiguita' con
esponenti di spicco delle locali consorterie mafiose.
Tale vicenda
mostra chiaramente il modus
operandi costantemente
seguito - sia nel caso specifico come negli altri
innanzi descritti -
dal Comune di Marano di Napoli che sembra orientato
a contemperare
gli interessi di natura pubblicistica con quelli della
criminalita'
organizzata.
La relazione
prefettizia inoltre, ad
ulteriore riprova
dell'assoluta
mancanza di rispetto
della legge, riferisce
di
dichiarazioni mendaci rese da alcuni amministratori
comunali in sede
di convalida degli eletti, nelle quali
viene falsamente attestata
l'insussistenza di cause di incompatibilita' di
cui all'art. 63,
comma 1, n. 6, del. TUOEL riguardo all'esistenza di
debiti liquidi ed
esigibili per imposte, tasse e tributi non
corrisposti al comune.
Incompatibilita'
per elusioni tributarie
- debiti per
mancato
pagamento di
IMU, TARI, canoni
idrici o sanzioni
al c.d.s. e
notificati prima della sottoscrizione delle
autodichiarazioni la cui
sussistenza avrebbe dovuto impedire di convalidarne
l'elezione e che,
invece, sono rimaste occultate a causa di un inadeguato
sistema di
controllo interno.
Dall'esame complessivo delle
relazioni della commissione
di
indagine e del
prefetto di Napoli
si rileva la
sussistenza di
concreti, univoci e rilevanti elementi
su collegamenti diretti
o
indiretti tra componenti dell'amministrazione locale
ed esponenti
della criminalita' organizzata di tipo mafioso,
nonche' una grave
mala gestio della cosa pubblica e l'assenza di
legalita' dell'azione
amministrativa.
Tali
elementi, come condiviso all'unanimita' nella
menzionata
riunione
del comitato provinciale
per l'ordine e
la sicurezza
pubblica, concorrono a delineare un fondato
quadro indiziario del
pericolo di permeabilita' dell'ente a logiche di
tipo criminale. Il
buon andamento e l'imparzialita' dell'azione
amministrativa dell'ente
locale
risultano infatti compromessi
a causa della
rilevata
sussistenza
di fattori di
inquinamento nella vita
politica e
amministrativa
dovuti ai rapporti
di frequentazione e
alle
cointeressenze degli amministratori con soggetti
contigui alle locali
consorterie camorristiche, fattori che hanno
condizionato la libera
formazione della volonta' degli organi elettivi e
la funzionalita'
dei servizi.
In
particolare, i procuratori della
Repubblica presenti alla
seduta hanno concordato sull'assoluta fedelta'
della ricostruzione
operata in sede ispettiva e hanno evidenziato i
rapporti del sindaco
e vicesindaco con alcuni imprenditori legati al
contesto criminale
locale,
nonche' i plurimi
affidamenti a favore
di imprese
controindicate ai fini antimafia, «deponendo tutti
questi fattori,
verso la indubbia
presenza di forme
di condizionamento della
compagine amministrativa dell'ente».
Le circostanze,
analiticamente esaminate e
dettagliatamente
riferite nella relazione prefettizia, hanno rivelato
una serie di
condizionamenti dell'amministrazione comunale di
Marano di Napoli
volti a perseguire fini diversi da quelli
istituzionali che hanno
determinato
lo svilimento e
la perdita di
credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli
interessi della
collettivita',
rendendo necessario l'intervento
dello Stato per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'.
Ritengo,
pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale
di Marano di
Napoli (Napoli) ai sensi dell'art. 143 del
decreto legislativo 18
agosto 2000, n. 267.
In relazione
alla presenza ed
all'estensione dell'influenza
criminale,
si rende necessario
che la durata
della gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 2 settembre 2025
Il Ministro dell'interno: Piantedosi
Provvedimento finale
Con decreto del Presidente della Repubblica, il 5 settembre 2025, è stato disposto:
1. Scioglimento del consiglio comunale.
2. Nomina di una commissione
straordinaria per 18 mesi composta da:
• Dott. Vincenzo Cardellicchio
(prefetto a riposo)
• Dott. Fabio Giombini (viceprefetto)
• Dott. Michele Albertini (dirigente
Area 1)
3. La commissione avrà pieni poteri
sostitutivi di sindaco, giunta e consiglio fino a nuove elezioni.
Raffronto con lo scioglimento del 2021
Il raffronto tra i due provvedimenti evidenzia come il fenomeno delle infiltrazioni mafiose a Marano di Napoli non sia episodico, bensì rappresenti un problema strutturale e sistemico.
L’aggravarsi della situazione nel 2025, a distanza di pochi anni dal precedente scioglimento, mostra una sostanziale inefficacia delle misure di prevenzione e risanamento finora adottate, nonché una persistente permeabilità del tessuto politico-amministrativo locale alle pressioni criminali.
Ne consegue la necessità di un approccio riformatore più incisivo, che non si limiti al solo intervento commissariale ma preveda anche:
Meccanismi più rigorosi di selezione delle candidature.
Interventi educativi e formativi sul territorio.
Rafforzamento degli strumenti di vigilanza preventiva.