Marano, l’”Orlando” dimenticato è stato ricordato dallo studioso di storia locale Guarino all'evento sul Bosco della Salandra
Monsignor Orlando, Monsignor Delle Nocche, Monsignor Mallardo e Monsignor Galluccio, ecclesiasti che, in mezzo secolo, fecero crescere, esponenzialmente sotto l’aspetto morale e culturale, Marano, adoprandosi in pietà e dottrina fino agli ultimi giorni della loro vita
Il 24 settembre 2009, all’età di 88 anni, si spense il Monsignor e Protonotario Pasquale Orlando, una delle figure più carismatiche e rappresentative del mondo ecclesiastico, filosofico e storico di Marano (e non solo). Una brutta caduta, i cui postumi furono deflagranti per il suo fisico ormai malfermo, pose fine al suo passaggio terreno, dove gloria e amarezze gli furono assidue compagne, come, per strana coincidenza, lo furono anche di Monsignor Delle Nocche, Monsignor Mallardo e Monsignor Galluccio, ecclesiasti che, in mezzo secolo, fecero crescere , esponenzialmente sotto l’aspetto morale e culturale, Marano, adoprandosi in pietà e dottrina fino agli ultimi giorni della loro vita.
Esule! Questa è la sensazione che, nel pomeriggio del 25 settembre 2009, quasi tutti ebbero nel vedere quella “piccola” salma di quel “grande” sacerdote e saggista (che per anni ha dominato le folle con la sua colta irruenza e potenza), esposta quasi timidamente ai piedi dell’altare della parrocchia SS Immacolata, alla periferia della città , come a voler stare, volontariamente e rivoluzionariamente, fuori dai “romores”, cioè da ogni tipo di beghe e contrasti.
Lui che per 32 anni era stato parroco (con notevoli meriti) della parrocchia San Castrese, chiese di essere “deportato” quasi fuori città, in una chiesa senza storia, per ricevere l’ultimo saluto terreno. Perché? Una domanda che ha più di una risposta (o forse nessuna) in quella che fu la sua vita di intellettuale, a volte, anche scomodo, ma che non ammetteva mezze misure. Eppure, nell’intimità era cordiale e fanciullesco, con una ironia di sé e degli altri non comune.
Nacque nel 1921 a Marano. Si chiamava Pasquale. “Ma i miei genitori– raccontò al cronista del periodico l’attesa che lo intervistò –preferirono chiamarlo subito Giovanni per scaramanzia, visto che tutti i Pasquale di famiglia morivano prestissimo”.
Infanzia normalissima e sacerdote a 23 anni. A 26 è parroco di San Castrese, succedendo a don Simioli discreto cultore di storia patria. Verso la fine degli anni 70, lascia la parrocchia per dedicarsi, con grande energia, all’insegnamento di Filosofia Teoretica nella facoltà Teologica Meridionale, con sede a Napoli, dove, per anni, era stato insegnante emerito e direttore il maranese Monsignor Domenico Mallardo, che lo indirizzò alla Filosofia, alla pietà e alla dottrina, offrendogli tesori di saggezza e di luce intellettuale.
“Ebbi con lui – afferma Enzo Savanelli, giornalista e storico – non pochi screzi e divergenze su fatti e interpretazioni storiche, soprattutto locali, ma non posso esimermi dal riconoscergli grande onestà intellettuale in tutto ciò che faceva e pubblicava. La pubblicazione che me lo fece conoscere – continua – fu il suo volume del 1968 sulla storia di Marano. Quel testo si fermava al 1650 e, benché gli chiedessi di parlarmi degli anni successivi, non ebbi mai risposta”.
L’abito di storia (nel senso erodotiano di “indagatore”) gli faceva tenere per sé notizie che, diceva, avrebbe pubblicato di lì a poco. Invece, per leggere il resto, si è dovuto aspettare il 1992 (seconda parte della storia) e il 1996 (la fine). Perché tutto questo tempo? “Perché la cura delle anime e l’insegnamento – diceva – mi occupava gran parte della giornata”.
Ma il vero Monsignore era quello della poderosa pubblicazione “Filosofia dell’essere finito”, di ben 414 pagine, che lo portò ai vertici della discussione filosofica, soprattutto Tomistica. E su San Tommaso, ha pubblicato anche il testo bilingue “In salutationem angelicam”.
Molto successo ebbe anche la sua biografia sul Servo di Dio, Monsignor Raffaello Delle Nocche.
La città è in debito con un erudito come Orlando e auspichiamo che le istituzioni locali, a differenza di quelle del passato, sappiano trovare il modo di onorare imperituramente la sua memoria.
Le copertine dei tre libri che ha scritto su Marano