Storie di pescatori nel ricordo del grande Raffaele Chiaiese, settima puntata

 

Suo nipote, Andrea Chiaiese, coadiuvato da Peppe Pezone (calvizzanese, appassionato di storie locali), ha scelto il nostro blog per raccontarci alcune storie di mare vissute da suo nonno Raffaele, un grande pescatore. Le altre puntate, tutte ricche di contenuto umano,  sono state pubblicate su Calvizzanoweb

Prima di mostrarvi l’articolo che “Il Mattino” pubblicò alla morte di mio nonno, vorrei spiegarvi un po' il rapporto che avevo con lui. Raffaele Chiaiese era un uomo molto rispettato, non solo nell' ambito della pesca ma anche nella vita. Ero bambino, mentre stavo seduto sul suo basso passavano una marea di persone: non c'era una sola anima che non lo salutasse, non c'era una persona che lo odiasse. E' pur vero che, essendo presidente dell' associazione dei pescatori, era molto conosciuto in virtù del fatto che andavano con la Madonna a fare le funzioni in tanti posti, ma il saluto che davano la gente che passava era diverso, era un saluto di approvazione un saluto di rispetto, un saluto per dire buongiorno grande uomo. Ero bambino e mi chiedevo come fosse possibile una cosa del genere, vederlo amato e rispettato da tante persone e odiato solo da pochi invidiosi. Pensavo dentro di me: un giorno spero di essere come te. Nei limiti del possibile, nella mia vita, crescendo, ho cercato di imitarlo: un po', nel tempo, ho capito che anche papà gli somigliasse e allora ho cercato di prendere il buono di entrambi: certo con mio padre ho condiviso di più ma l’ impronta della vita me l’ ha data mio nonno. Un giorno, mentre camminavo per via Caracciolo, mi fermò una persona anziana, Peppe Ciariello, un grande pescivendolo, il quale mi disse che erano anni che mi osservava, erano anni che mi conosceva, poi aggiunse che ero un ragazzo tranquillo, serio, rispettoso, mai una parola fuori posto, e che nel vedere me, rivedeva mio nonno che, per me, era un amico oltre a essere un grande pescatore . Mi scesero le lacrime: fu uno dei complimenti più belli che io abbia mai ricevuto. Signori, sono stato per giorni a pensarci, mi è dispiaciuto solo che mio nonno non c'era più perché avrei voluto raccontargli tante cose che porto nel mio cuore e spero che questa possibilità che mi stanno dando queste persone su questo sito possa farmi scrivere tutto ciò che porto nel profondo di me stesso. All’ età di circa 80 anni, mio nonno era in ottima salute: viveva ancora da solo, era autonomo e spesso andava col bastone a fare una passeggiata, in tutto questo io spesso andavo a trovarlo e passavo del tempo con lui. Molte volte voleva che mangiassi con lui qualche buon pasto preparato dalle mie zie che vivevano nei pressi della sua abitazione e 'na bella bottiglia di vino che mio nonno diluiva con "l’ acqua raggia"  (così chiamava la gassosa) tra le mie tantissime risate. In quella tavola c'era poco, ma sembrava tantissimo: affetto, stima e amore ma soprattutto tutto l’ onore che un nipote può regalare a un nonno. Non mi sono mai rifiutato di mettergli le scarpe i calzini, non mi sono mai rifiutato di andare a comprare il vino, di andare dal salumiere e di dormire qualche volta con lui, non ho mai pensato di dirgli di NO. Gli ultimi anni della sua vita sono stati più o meno gli stessi, anche se, come tutte le persone anziane, lamentava la solitudine ma più che solitudine voleva solo essere compiaciuto e accontentato. Un giorno ci chiamarono gli zii e ci dissero che mio nonno si era sentito male e l’ avevano portato in ospedale. Gli ultimi momenti vissuti insieme a lui e l’ articolo del giornale “Il Mattino “ ve li descrivo nel prossimo articolo. Vorrei ringraziare ancora il mio Grande amico On Peppino (Pezone, ndr) per l’ affetto e l’ amicizia stupenda che si è creata e dell' opportunità di condividere con tante persone qualcosa che non esiste più: "l' arte di un’ antica tradizione, la pesca".

Andrea Chiaiese

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