Melito, Parrocchia Santa Maria delle Grazie: grande festa finale per la chiusura dell’oratorio estivo. Il personaggio. Padre Antonio: un giovane sacerdote che è riuscito a portare una ventata di entusiasmo nella comunità melitese e ad aggregare tantissimi ragazzi
“Un’esperienza fantastica”
OSPITALITA’. Potrebbe essere questo lo slogan per riassumere la prima edizione dell'oratorio organizzato dalla Parrocchia S. Maria delle Grazie di Melito.
Nel suo bellissimo discorso di chiusura della manifestazione, che si è conclusa
con la vittoria della squadra rossa, Padre Antonio, il giovane sacerdote che è
riuscito a portare una ventata di entusiasmo e ad aggregare tantissimi ragazzi
nella comunità melitese, lo ha sottolineato a più riprese. Ospitalità è
sinonimo di accoglienza e di amicizia, sentimenti che vanno di pari passo e che
dovrebbero essere i principi su cui basare la nostra vita.
Entusiasmo alle stelle, e ragazzi visibilmente commossi per la conclusione di
un'esperienza che li ha visti impegnati per tre settimane. Preziosa è stata la
collaborazione dei tanti volontari che hanno dedicato il loro tempo ai ragazzi,
contribuendo alla buona riuscita del campo estivo.
Esperienza che sicuramente avrà un seguito, magari ancora una volta nella splendida cornice della “Marino Guarano”.
E come ha sottolineato la dirigente Marina Riccio: "Vedere tanti ragazzi, tutta la bella Melito che ha partecipato è stata una gioia infinita. Un'esperienza fantastica".
La manifestazione che si è svolta nel cortile della scuola media, ha visto una folta partecipazione di genitori, familiari e cittadini melitesi.
Prima della premiazione è stata celebrata la Santa Messa e durante la sua
omelia Don Antonio, ancora una volta con parole molto incisive, ha messo in
evidenza un aspetto fondamentale: solo il connubio famiglia, scuola e centri
religiosi potrà aiutare i ragazzi a costruire una società migliore.
Con la speranza che queste forme di aggregazioni attecchiscano e che non
restino episodi isolati. E come hanno cantato i ragazzi nella sigla di chiusura
“PASSAPAROLA”.
MASSIMILIANO MAJA