Corsa nei sacchi in Calabria vinta dai giovani calvizzanesi degli anni ’70, abbiamo recuperato la foto: ce l’ha inviata Paolo Ferrillo

 

Quella non fu l’unica gara vinta dai calvizzanesi: Liborio Ferrillo e Tonino Maiello si classificarono rispettivamente primo e secondo alla selezione di “Mister Bello Joppolo” (il paese dove i calvizzanesi piazzarono le tende). “Erano ragazzi semplici, onesti e nessuno di loro aveva grilli per la testa”

L’artista Ferrillo, dopo aver letto l’articolo di Peppe Pezone (appassionato di storia locale) ha recuperato questo “cimelio” e ce l’ha inviato. E noi lo ringraziamo. L’estate di cui parla Pezone – afferma Paolo Ferrillo – è stata una di quelle che, se fossimo sceneggiatori, andrebbe raccontata in un film. L’episodio della corsa nei sacchi fu solo uno di dei tanti momenti bellissimi che il nostro gruppo visse in quei giorni di circa cinquanta anni fa (precisamente correva l’anno 1976).

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Nella foto: Peppino Pezone disteso a terra con il trofeo sulla pancia; Claudio dietro all’anfora; a destra di Claudio ci sono Paolo Ferrillo, alla sua sinistra Giacomino, dietro Claudio c’è Peppe D’Ambra; alla destra di D’Ambra c’è Umberto Di Maro, alla sinistra, ma si vede solo il viso, Gaetano Ricciardiello; in piedi, dietro Amalia, c’è Liborio Ferrillo

L’articolo di Pezone in cui si parla della corsa nei sacchi

Campeggi  d’estate in Calabria. Erano gli anni settanta e lì come adesso c’era un mare assolutamente splendido. Allora eravamo spensierati, sereni, da poco diplomati guardavamo il nostro futuro con ottimismo. Il  Paese attraversava un buon momento ,anche se prendevano forza tra alcuni giovani politicamente impegnati in movimenti politici, ideali rivoluzionari  come le Brigate Rosse.  In uno di questi campeggi, Claudio, mettendo assieme agilità e scaltrezza,  vinse la gara della corsa nei sacchi che il proprietario del campeggio  aveva organizzato. Gli avversari da battere erano dei giovani milanesi  che facevano parte di una grossa comitiva guidati da un sacerdote di una Parrocchia di un quartiere di Milano. Per noi era una battaglia: Napoli contro Milano. Prima della corsa, guardando Claudio in quei suoi  occhi  azzurri come si fa sperando che le parole raggiungano il cuore, lo implorammo di vincere. Ricordo perfettamente  e mai lo dimenticherò, gli ultimi momenti della corsa: mancavano un paio di metri dal traguardo e Claudio con affianco  un milanese, uno spilungone di  quasi due metri era davanti a tutti. A questo punto Claudio, improvvisamente,  tenendosi stretto al suo sacco spicca letteralmente un volo e taglia il traguardo . Per noi fu l’apoteosi e vi lascio immaginare la scena. I milanesi immediatamente contestarono  la vittoria di Claudio, affermando che il traguardo andava tagliato con un salto e non con un volo. Noi, intanto, con Claudio sulle mie spalle che reggeva l’anfora che rappresentava il primo premio, esultavamo per tutto il campeggio, suscitando il sorriso e la simpatia degli altri campeggiatori. Il giudice di gara (il proprietario del campeggio), sentite le doglianze dei milanesi  tagliò corto  emettendo oralmente il verdetto, per metà in italiano  e metà in calabrese  convalidando  la vittoria di Claudio. Erano ragazzi semplici, onesti e  nessuno di loro  aveva  grilli per la testa.  

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