Vicini alla gente di Ischia

 

Il vigile del fuoco e volontario Daniele Di Nocera (primo a sinistra con la tuta rossa), villaricchese, ha abitato diversi anni a Marano, è stato uno dei primi a partecipare alle operazioni di soccorso  

Di chi le colpe di questa ennesima tragedia annunciata? Si può ancora continuare a incolpare il destino, rappresentato nel caso specifico, da 24 ore ininterrotte di pioggia?       

 “Ennesima tragedia di Ischia: gli stessi personaggi che hanno determinato il dissesto, che hanno dato permessi, concesso autorizzazioni a costruire, legiferato abomini,  ricoprendo di cemento ogni angolo, ora si mettono davanti alle telecamere dei giornalisti e si mostrano disperati, alludendo a fantomatiche calamità naturali….e intanto chiedono aiuti e denaro per la ricostruzione. E il business continua, senza sosta e senza pudore. Senza pietà. Poveri morti. E poveri i sopravvissuti che hanno perso tutto. E poveri tutti noi nelle mani di questa gentaglia. Vicini alla gente di Ischia".

Questo è il post pubblicato sui social, che ovviamente condividiamo in toto, da Maria De Biase, la preside green di origini maranesi che, diversi anni, fa lasciò la sua città per trasferirsi nel Cilento, dove, attualmente, dirige l’Istituto Omnicomprensivo “Autonomia 168” di Torre Orsaia, vincitrice di diversi premi tra i quali il prestigioso “Premio Internazionale di Ecologia “Verde Ambiente” assegnatole “Per l’impegno civile e ambientale dimostrato  nella tutela del Bene Comune da preservare e difendere per le generazioni per le generazioni future”. De Biase, da paladina dell’ambiente, negli anni ’90 ha condotto tante battaglie e ha promosso tante iniziative per la tutela del paesaggio, ma, alla fine, si è dovuta arrendere di fronte al predominio dei poteri forti e al menefreghismo della maggioranza dei cittadini. E’ stata una delle poche persone a denunciare pubblicamente, oltre 20 anni fa, i grandi abusi edilizi a Marano: ne sono testimonianza le numerose missive che inviava al giornale “L’attesa” quando viveva a Marano, prima di trasferirsi nel Cilento. Eccone una: è datata novembre 1997  

 “Marano snaturata”

A partire dagli ultimi decenni, ogni cambiamento nel paesaggio maranese è equivalso a imbruttimento o distruzione. Le case di campagna, le antiche “masserie” vanno in rovina o scompaiono; non passa settimana senza che appaiono tabelle che invitano all’acquisto di ville e appartamenti. Sempre, questi preludono alla dissoluzione di qualche grande o piccola proprietà terriera. La vecchia casa viene valutata da demolitori e costruttori, la terra invasa e sconvolta dalle ruspe e dai mercanti di legname. Alberi enormi vengono giù, tutti abbattuti, ciliegi, peri, peschi, noci crollano, senza alcun ripensamento. I bulldozer sfondano come arieti le vecchie mura. Le cancellano per formare campi squadrati, enormi, anonimi, “lottizzati”.  I campi, un tempo ricchi e splendidi, vengono spogliati e sfregiati. Progettisti, pianificatori e “geometri” sempre legati alla “politica”, si appropriano della vecchia casa, sciamano all’interno di essa, nei vecchi cortili: la vecchia dimora diventa il quartier generale della lottizzazione. Che altro, ci chiediamo, deve ancora accadere all’antico, elaborato, produttivo paesaggio della campagna maranese? I barbari geometri l’hanno appiattito, spogliato, ridotto in numerose strisce di terreno arido, spoglio, da riempire di palazzi. E dei lunghi declivi della Recca, con i più splendidi esemplari di ciliegi, quanti ne hanno sacrificato alle arroganti esigenze di urbanizzazione e alla letale vicinanza alla metropoli? Su di essi rombano giorno per giorno le oscure sagome di ruspe e delle gru, lasciando una scia puzzolente nel cielo ancora azzurro. Marano del cemento, del calcestruzzo, dei recinti, degli autocarri carichi di materiale edilizio che arrancano dove prima era solo silenzio. Marano barbarica dei signori del cemento, dei palazzinari, dei politici selvaggi e primitivi. Permetteteci di conservare un pezzetto della nostra memoria, prima che questa sia irrimediabilmente persa.

 Maria De Biase      

 Novembre 1997

 

 

 

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