Le riflessioni di Gennaro Ricciardiello sulla recente tornata elettorale

 “Il televoto per il Grande Fratello è sempre più simile al voto espresso nelle urne”




A due giorni dalla chiusura delle urne, è tempo di riflessioni. Ovviamente ognuno farà le sue a modo suo, in materia di opinioni nessuno ha le tavole della legge.. e già questo asserto ci introduce alla prima considerazione: Che cos’è oggi la democrazia nel mondo occidentale e più specificatamente in Italia? Per capire questo dobbiamo chiederci cosa sta diventando la politica, cioè lo strumento attraverso il quale la democrazia viene espletata e su questo credo che si incrocino le opinioni un po’ di tutti nell’essere d’accordo che la politica è sempre di più un carrozzone auto referenziale che si sta svuotando di contenuti in una rappresentazione patetica e decadente di se stessa. Ieri sera mi sono inferto, a scopo didattico, una decina di minuti di “Grande fratello vip” e l’associazione fra questo show e lo “spettacolo” della politica mi è saltato subito alla mente: personaggi per niente credibili, molti con un percorso di vita personale squallido e incoerente, alcuni all’ultima spiaggia di popolarità, che fanno di tutto per non uscire dalla “casa” sapendo e accettando che il miglior strumento per raggiungere lo scopo è fare le scarpe agli altri.
Il televoto per il Gf è sempre più simile al voto espresso nelle urne: si esprime un consenso ad un personaggio (non ad una idea) in modo distaccato esclusivamente legato all’immagine e a quello che dice in quel contesto e fine solo allo show stesso.
Da qui una seconda considerazione che porta ad una valutazione di chi sta dall’altra parte dello schermo, la cosiddetta “opinione pubblica” che anche in questo caso è sempre più simile ad una platea di spettatori che vuole al centro del palcoscenico sempre nuovi personaggi che vengono bruciati nel tempo di un “ritornello che nessuno canta più” come cantava la grande Gabriella Ferri. Sono ormai decenni che chi vince le elezioni non viene riconfermato, se ci piace pensare che sia la sana logica dell’alternanza può andare bene, ma la sensazione è quella che si vada sempre in cerca del nuovo imbonitore e che gli imbonitori diventino tali perché il pubblico questo vuole.
La discesa dei valori della politica è un cane che si morde la coda, un vortice verso il basso dove la società civile non pretende più una preparazione della propria classe dirigente che fa di tutto perché questa preparazione non venga richiesta.
Oggi tocca alla Meloni stare al centro della pista del grande circo, votata dagli stessi elettori che prima vollero Berlusconi e poi Salvini che si è bruciato il tempo del suo show esclusivamente per sua somma stupidità. Ma per le cause di cui sopra, presto ci accorgeremo che Giorgia Meloni, intenta solo a costruire il suo show acquisendo potere e non competenze, non ha persone all’altezza per poter guidare i dicasteri di un governo. Gli altri personaggi, sia gli “amici” che gli avversari non aspettano altro per poterla “nominare nel confessionale” e un nuovo personaggio starà già inceronando la sua maschera per salire sul palcoscenico.
Da uno studio statistico risulta che solo il 10% degli elettori segue le vicende della politica, con un rapido calcolo se ne deduce che alle ultime elezioni dove ha votato solo il 70% degli aventi diritto, in Italia solo 7 persone su cento abbiano espresso la propria volontà con un minimo di cognizione di causa.
Allora è più che plausibile che chi va alla ribalta somigli più ad un buffone che ad uno statista. A scanso di equivoci per chi conosce le mie “tendenze” ci tengo a precisare che il caso di Beppe Grillo non si sottrae ma è la più lampante dimostrazione della mia teoria… solo che Grillo non ha avuto bisogno di inceronarsi perché già lo era per professione ed ha innescato una idea, non se stesso.
Le riflessioni sarebbero infinite, ma l’ultima la vorrei dedicare al fenomeno antropologico, più che ideologico che nel collegio di Sesto S. Giovanni, da sempre roccaforte rossa, Isabella Rauti, figlia del mai redento fascista Pino Rauti, è riuscita a battere Emanuele Fiano, di estrazione ebraica, figlio di Nedo scampato ad Auschwitz. Senza entrare nella valutazione ideologica, credo che il dato da cogliere sia che i figli di quella classe operaia emigrante dal sud che non esiste più, oggi la pensano come quelli che accolsero i loro padri e nonni con la valigia di cartone e che i princìpi sono  legati allo status sociale e che la morale è un concetto assolutamente relativo. Non dovrebbe essere così…. Ma tant’è.

Gennaro GB Ricciardiello


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