In Campania al voto il 53,3%, PER: “va cambiato il Rosatellum”

 


Una tragedia annunciata che non interessa a nessuno: il 35% degli italiani non ha votato, in Campania addirittura quasi il 50%. Ovviamente le responsabilità sono da ascrivere a proposte politiche poco credibili per una grossa fetta di cittadini e a chi ha disegnato una legge elettorale che ha ridotto al minimo la facoltà di scelta. Chi ha pensato di usare l’astensione come arma di denuncia, però, deve prendere atto che si tratta di un dato che già non interessa più a nessuno: è un’arma inefficace. Noi proveremo a tenere acceso un riflettore sul tema della partecipazione e a cercare modi e alleanze per fare pressioni sul Parlamento affinché cambi il Rosatellum.

In Italia c’è una parte politica che ha vinto: questo è un elemento di chiarezza, gli italiani sapranno a chi attribuire responsabilità, meriti ed errori. Noi, come noto, non condividiamo l’idea di Paese della destra che ha prevalso: valuteremo le proposte e gli atti concreti con spirito critico, assumendo come criterio il bene comune e la cura dei più deboli, e non esiteremo a far sentire la nostra voce quando vedremo lesa la dignità delle persone e delle istituzioni. Allo stesso tempo, da persone e comunità innamorate del nostro Paese e del nostro territorio, auguriamo buon lavoro a chi ha ottenuto il consenso per governare, con l’auspicio che chi si assumerà la responsabilità di guidare l’Italia sappia raggiungere risultati. È bene che la maggioranza di centrodestra non abbia i numeri per modificare la Costituzione eludendo il referendum popolare, e che non abbia i numeri per eleggere in solitaria i componenti degli organi di garanzia. Il Parlamento sia e resti luogo di dialogo e di mediazione virtuosa. Vogliamo sperare che le opposizioni unite sappiano frenare le pulsioni presidenzialiste del centrodestra e che tutte le parti politiche si concentrino su riforme che ammodernino le istituzioni senza intaccare le garanzie costituzionali. 

Qualora il presidente Mattarella desse l’incarico di formare il governo a Giorgia Meloni, avremo il primo presidente del Consiglio donna, un fatto oggettivamente storico; il fatto che la prima donna ad avere questo ruolo sia di destra e under50 serva da lezione a una sinistra salottiera che parla di diritti, parità, rinnovamento e nuove generazioni e poi, nella pratica, si comporta come una casta che annulla il merito, cancella le opportunità e premia (con i soldi pubblici di seggi e consulenti) solo le coorti.

 Speriamo, ma ormai queste speranze diventano sempre più flebili, che il centrosinistra faccia tesoro dell’enorme quantità di errori che ha incasellato e continua a incasellare: dall’inversione delle priorità in campagna elettorale a liste indigeribili anche per l’elettore più fidelizzato. Alle nostre latitudini si tratta di errori imbarazzanti e indifendibili per lo scollamento che esprimono dalla realtà. Nelle prossime settimane avanzeremo proposte che pensiamo possano dare un contributo per combattere una crisi enorme che confonde tanti cittadini ed elettori che credono ancora nella buona politica.

Infine, una lezione che traiamo noi come PER, esiste un unico modo per fare politica: identità chiara, proposte che riguardano la vita delle persone, coinvolgimento di quanti si vogliono mettere al servizio senza scorciatoie, impegno in prima persona ma in contesti in cui ha ancora senso il “noi”.

 

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