Ricordate la mitica suor Antonella dell’Istituto di via Ritiro? Ecco l’intervista che pubblicammo a marzo 2018

L’infanzia, la famiglia, il lavoro, i sogni: conosciamo più da vicino suor Antonella, madre superiora all’ Istituto  “Madonna del Buon Consiglio” di Calvizzano

      

                                                        


Dal giornale parrocchiale “Frammenti di luce”

Suor Antonella, prima di tutto ci parli di lei, di quello che non si sa, delle sue origini e della sua famiglia

“Bene, eccomi a voi! Sono nata a Casoria  un  po’ di anni fa ( più di 50  ormai ), in una famiglia normalissima, modesta: mio padre era un falegname, mia mamma casalinga . Sono la prima di 5 figli : dopo di me ci sono altre due sorelle e due fratelli; adesso ho anche due nipoti: Giancarlo e Sara. Ho vissuto un’infanzia serena, molto allegra: mi  piaceva fare scherzi e, con la complicità di papà, mi sono divertita a farne  “’nu sacc e ‘na sport”-come suol dirsi-.. Prima nipote in famiglia, ero destinataria di tante coccole e attenzioni, in modo particolare del mio nonno materno che era barbiere all’aeroporto di Capodichidino e ,ogni volta che poteva, mi portava con sé a guardare gli aeroplani decollare e atterrare. Mi piace pensare che con lui ho imparato a guardare in alto. Bei ricordi! Li rammento con gioia e gratitudine.
 All’età di 18 anni mi sono diplomata all’Istituto Villari di Napoli  e a 19  ho deciso di rispondere ad una chiamata che avvertivo da diversi anni nel mio cuore: il 15 ottobre 1983  sono entrata  tra le Suore Catechiste del S. Cuore in Casoria. Lì ho portato avanti la mia formazione religiosa specifica, ho emesso la professione religiosa il 4 ottobre 1986  e di seguito  ho frequentato l’Istituto di Scienze Religiose, sempre qui a Napoli. Dal 1995 al 2012  ho vissuto a  Roma, nella casa di Monteverde Vecchio, dove sono stata prima solo insegnante e poi ho ricoperto l’incarico di Direttrice Didattica e di Superiora; in parrocchia ero coordinatrice dei catechisti, curavo la catechesi pre-battesimale, insieme a due coppie, affiancavo gli operatori Caritas per la pastorale dei senza fissa dimora. Circa sei anni fa sono approdata a Portici (dove sono rimasta solo un anno) e da cinque sono qui a Calvizzano. Negli ultimi 6 anni ricopro anche l’incarico di Economa Generale della Congregazione. Una curiosità? Tra i  miei hobbies oltre al leggere c’era (e c’è ancora in verità) quello di cucinare e – di conseguenza-assaporare cose buone.

E’ mai stata fidanzata?

“No, non sono stata fidanzata: non ne ho avuto l’opportunità .  Innamorata sì, di un Amore che ho riconosciuto e sperimentato subito solido e duraturo”.

La sua è una vocazione “congenita” o legata a un episodio/periodo particolare della sua vita?

“Non so se esistono  vocazioni  “congenite”: posso dire solo che il mio percorso “vocazionale” è cominciato con l’incontro insospettato con  Gesù, la  sua Parola  e il suo progetto di vita che ho trovato “congeniale “a me.  Ecco, se dovessi definirla, direi  proprio così : la vocazione è sentire che Dio ha un progetto connaturale a te, adatto a realizzare la tua felicità e te lo offre, a te resta la libertà di accoglierlo e di viverlo in pienezza o di rifiutarlo.  Io ho deciso di assumerlo nella sua totalità, con una forma  di vita  di speciale consacrazione: essere una religiosa! Come è successo?   Senza effetti speciali né  conversione eclatante. Come capita a tanti, intorno ai 16 anni cominciai a chiedermi : COSA FACCIO NEL MIO DOMANI ? CHI VOGLIO ESSERE ?  COME  POSSO REALIZZARE AL MASSIMO LE MIE CAPACITA’ , SPENDERE  I DONI CHE LA VITA MI HA REGALATO?   Ma non trovavo risposte soddisfacenti. Un giorno il mio prof. di religione  esortò noi ragazzi a  familiarizzare con  Gesù, “ per vedere tutto  in una luce  diversa , nuova”- diceva lui. E ci invitò  a leggere il vangelo  di Giovanni . Lo feci, perché cercavo non una luce qualsiasi, ma la luce che potesse rivestire di nuovo senso la mia vita. Quella Luce arrivò. Mi affezionai  alla PAROLA, imparando a leggere con essa tutte le situazioni  della vita e ad ascoltarne l’invito:”Vieni – Seguimi”. Avvicinai  allora  la realtà delle Suore Catechiste, le suore del mio paese, di Donna Giulietta. Lei diceva : “Catechesi è dare la Parola !  E’ la più grande carità”. Queste parole mi  affascinarono  e mi conquistarono. Decisi di dare fiducia a Dio, di lasciare tutto quello che avrei potuto costruire e di seguire Gesù sulle orme di Madre Giulia”.

Più o meno abbiamo appreso il percorso che segue un seminarista, ma quello di una suora come è strutturato?

“Incominciai il primo anno di formazione, il Postulandato, durante il quale  fui  iniziata alla vita comunitaria, ne sperimentai i ritmi e le relazioni,  cominciai   a studiare  e a praticare  con assiduità la  preghiera e il  discernimento, a meglio conoscere me stessa, a liberarmi delle mie piccole resistenze.
Iniziai, poi, il NOVIZIATO, due anni di studio assiduo della Parola, della Regola,del  Carisma, degli scritti della Fondatrice. A conclusione di questo biennio di formazione feci la Prima Professione dei Voti  di Castità, Povertà e Obbedienza, ricevendo l’abito e il Crocifisso: ero suora!
Mi addentrai, così, nel periodo più lungo di formazione, lo IUNIORATO, nove anni per lasciarsi formare dalla Grazia  e conformare a Cristo in modo sempre più profondo. Al termine di questo periodo ho emesso la Professione Perpetua ricevendo l’anello sponsale con il simbolo del S. Cuore.
CHI  SONO OGGI?  Una  suora! Una di quelle  persone  che il mondo giudica un po’ strane, fuori dal vissuto comune, che veste in modo inconsueto – (pure monotono!) - che vive in un convento, al chiuso, con orari più o meno fissi,  con poca libertà d’azione, condizionata dai ritmi di vita di una comunità, di altre  suore, a volte avanti in età, quasi una di altri tempi o un “extraterrestre”. Pochi al giorno d’oggi sanno definirmi una  sposa  di  Gesù e ancor meno credono che sia così. Come può una donna definirsi “sposa” se ha scelto la castità? Come può definirsi “una persona per gli altri”  se è spesso “in disparte”?  Soprattutto:è una persona VERAMENTE FELICE ?
Se la felicità non  coincide solo con l‘appagamento, i risultati ad ogni costo, ma con l’incontro  con una persona che riempie la tua vita. Sì! Dio mi ha chiesto tutto: di rinunciare a tante possibilità “comuni”, ma mi ha dato molto di più, mi ha dato tutto: soprattutto un cuore libero e sufficientemente fedele, coraggioso. La capacità di cercarlo in tutto e trovarlo in tutto, di cercarlo sempre, di trovarlo sempre, pur non escludendo la fatica che tutto ciò richiede.
Da allora cerco di farmi guidare da questa frase che ho scritto sulla immagine ricordo della mia professione perpetua :
PER TUTTO CIO’   CHE  HO  VISSUTOGRAZIE !
PER   TUTTO CIO’  CHE  VIVRO’ :  SI’ .

Che differenza c’è tra una suora e una monaca?

“Semplice! Monaca è colei che sceglie di vivere la sua consacrazione a Dio  in modo completamente distaccato dal mondo, in maggiore solitudine (monos =solo), quasi sempre in  un monastero di clausura, avendo come “apostolato principale” la preghiera .
Suora, invece, è colei che vive la sua consacrazione mediante un “servizio  più visibile”in mezzo al popolo di Dio, facendosi “sorella” per  tutti coloro che il Signore stesso pone sul suo cammino. E’colei che è chiamata a  custodire il più difficile equilibrio tra “l’essere riservati” per Dio e “ lo spezzarsi “ per i fratelli”.

Quali sono le sue mansioni sia nell’Istituto di via Ritiro che in ambito parrocchiale?

“In Via  Ritiro sono insegnante (quest’anno porto avanti una quinta elementare) e anche direttrice della scuola materna ed elementare.  E poi la mia giornata prevede anche il lavoro di segreteria della scuola  e di tutto ciò che la conduzione di questa realtà comporta. Ma non mi pesa: lo faccio con gioia, anche perché sono validamente aiutata da un team di docenti veramente in gamba e da due  consorelle: Suor Petronela e Suor Dijailma che non si risparmiano. Insieme cerchiamo di dare il nostro meglio nell’opera educativa e formativa dei bambini che ci sono affidati e così anche come  superiora della comunità è più facile coordinare le attività per la parrocchia: fare catechesi, partecipare al PUF, accogliere gruppi, assicurare la nostra presenza nei momenti liturgici e organizzativi. Insomma, non abbiamo tempo per annoiarci.

Si sanno sommariamente le difficoltà che sta vivendo lo storico Istituto di via Ritiro, ma meglio di lei nessuno può dirci come stanno davvero le cose: ci sono rischi concreti di una chiusura definitiva?

“Mi fa piacere leggere in questa domanda la formula “nostro storico istituto”, non ci fa sentire sole nelle prospettive future che si apriranno.  Personalmente, e come rappresentante della Congregazione delle Suore Catechiste del S. Cuore,  spero vivamente che si attuino  al più presto tutte le condizioni favorevoli, non solo per continuare la nostra presenza nell’Istituto  di Via Ritiro, ma anzi per incrementarne, con serenità e lungimiranza, le attività con progetti di carattere socio-educativo. Se finora abbiamo scelto di resistere è per continuare ad esistere”.

Vuole lanciare un appello alla comunità o a chi ritiene possa essere utile alla soluzione di questa situazione?

“In questo momento di difficoltà oggettiva  dell’attività amministrativa non so proprio a chi rivolgere appelli. Nel frattempo mi auguro invece di vedere qualche segno di concreta vicinanza che provenga direttamente dalla cittadinanza calvizzanese”. Quale?
“Tanto per cominciare, sarebbe un valido aiuto per la nostra realtà, iscrivere bambini che non passino per la formula assistenziale del Comune. Anche in questo sono e rimango fiduciosa .
Per il resto credo sia desiderio di tutti che la situazione politica si stabilizzi quanto prima , non solo per la realtà di Via Ritiro , ma per l’intera comunità calvizzanese”.

Ha un sogno, un progetto personale che le piacerebbe realizzare?

“Sì, tanti sogni. Uno su tutti  sarebbe vedere fiorire qualche vocazione tra le figlie di S. Giulia proprio qui in Calvizzano”.

Gennaro Gb Ricciardiello.


Suor Antonella da bambina

Il giorno della Cresima

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