Il Donbass (bacino del fiume Donec) come a Sarajevo nel 1914 o Danzica nel 1939
Foto: fonte il Sole 24 Ore |
Nella notte tra il 21 e 22 febbraio 2022 Wladimir Putin ha firmato il riconoscimento ufficiale del “libero territorio” del Donbass (Doneckji bassejn) situato sul bacino del Donesk, una zona confinante con la Russia che si riparte in due repubbliche popolari non riconosciute dalla comunità internazionale. Di tutte le crisi politico-militari degli ultimi trent'anni, questa è la più pericolosa perché coinvolge direttamente la Federazione russa. I responsabili principali sono gli americani. Dalla caduta del Muro di Berlino sono rimasti sul campo vincitori solo gli Usa e l'Occidente liberista. Tuttavia non hanno saputo approfittare di questa opportunità credendo che la strada si fosse ormai definitivamente spanata verso il dominio economico assoluto e laddove era necessario, si è arrivati con le armi come nell'area mediorientale: Iraq e Afghanistan ne sono solo le prove più evidenti. Intanto la Russia compiva la lunga, laboriosa traversata nel deserto per approdare sotto la guida di Putin, ex colonnello del “KGB” (il servizio segreto prima sovietico e poi russo). Non abbiamo nessuna simpatia per il potere del nuovo zar che necessariamente ha impiegato il pugno di ferro e la repressione, spesso sanguinosa della libera dissidenza così come succedeva nell'URSS; tuttavia la ragione in questa crisi sta quasi tutta dalla parte dell'oligarca russo.
L'Ucraina è sempre stata una nazione
storicamente distinta tra due identità, con una sua fisionomia linguistica,
culturale e politica fin dai tempi dello zarismo russo, con un anima
nazionalista e conservatrice ma da sempre influenzata dal vicino gigante russo.
Tutte le svolte storiche di Mosca hanno coinvolto direttamente gli ucraini per
arrivare alla tragica vicenda delle deportazioni staliniane degli anni '30 e il
loro fatale sbaglio di allearsi con la Germania nazista pagandone poi le
conseguenze. Durante il secondo conflitto mondiale, agiva nei territori
sovietici occupati dai tedeschi, l’UPA (in ucraino
Ukrains’ka Povstans’ka Armija), feroci combattenti nazionalisti ucraini che si
macchiarono di colpe peggiori dei reparti nazisti e di crimini indicibili.
Dobbiamo dire però che il resto della nazione è sempre stata contigua alla
cultura russa, uno dei leaders comunisti più importanti della storia sovietica
è l'ucraino Leonid Breznev e ben sette comandanti dell'Armata Rossa lo erano.
Quest'anima antirussa è sempre esistita radicata nell'emisfero occidentale
insieme al fronte russofono nel versante orientale. L'Ucraina dovrebbe essere
libera di scegliere il suo destino, ma se gli americani che da quasi vent'anni,
stanno infiltrando milioni di dollari e armi tra le file degli attivisti
antirussi non la smetteranno, si rischierà sicuramente lo scontro. La domanda
che assegna a Putin lo scettro della ragione è: “Perchè devo accettare
un'Ucraina contigua alla NATO con installazioni di missili tattici sull'uscio
di casa mia?”. L'espansionismo americano ha portato la Repubblica Ceca, la
Polonia, la Bulgaria e tutto il blocco ex “Patto di Varsavia” nella sfera di
influenza americana. Gli americani hanno torto, tra l'altro sono anche
colpevoli di aver tradito in trattato “INF” (Trattato sulle forze
nucleari a medio raggio), sottoscritto nel dicembre 1987 da Reagan e Gorbaciov
che riduceva fino allo smantellamento totale gli ordigni nucleari in Europa.
Ora gli USA stanno procedendo nella direzione opposta. Gli indipendentisti
ucraini sono vicini alla sfera russa così come il fronte europeista ucraino
(formato da bande paramilitari neonaziste) sono protesi verso la NATO e la UE.
Questi due organismi sono entrambi inadeguati alla risoluzione del problema; la
prima per ovvie ragioni di interessi diretti (non dimentichiamoci che oltre al
posizionamento strategico, gli americani puntano ai giacimenti di energia
fossile situati proprio nella zona di confine con la Russia) mentre la seconda
è solo un fronte eterogeneo, burocratizzato, inetto sotto l'aspetto diplomatico
(cosa fece quando per anni in casa proprio infuriava la guerra nella ex
Jugoslavia?). La UE è capace solo di parlare in termini di sanzioni economiche
che storicamente non ha mai risolto nulla anzi: se a Cuba si vive con un
embargo infame anche medicinale da oltre cinquant'anni, figuriamo la Russia
quanto tempo potrebbe resistere? Secoli! Oltretutto chi ne pagherebbe le
conseguenze sarebbero certamente Paesi come l'Italia che si vedrebbe ridotte le
scorte di gas di cui la Russia possiede la chiave. Nel 1962 i russi guidati da
Krusciov tentarono di installare missili a corto e medio raggio a sessanta
chilometri dalle coste della florida: cioè a Cuba. Ora le parti si sono
rovesciate. L'operazione diplomatica inutile e a senso unico, viziata anche
dalla mala fede inglese e francese per non parlare dei tedeschi che dovrebbero
solo tacere dignitosamente per ovvie ragioni storiche, sta solo producendo
perdite di tempo: assicurate a Putin la tranquillità militare sui suoi confini
e tutto tornerà a posto. Le velleità europeiste (di questa Europa che non
funziona) degli ex presidenti: Porosenko,
imprenditore; Jushenko, banchiere e della ricchissima imprenditrice Julia
Tymosenko hanno scatenato in questi ultimi vent'anni gli appetiti europei e
americani. Per la verità è la stessa Unione Europea a frenare l'adesione
dell'Ucraina, proponendo tempi lunghi almeno venticinque anni. La forte
presenza di una minoranza russa nel Pese sta complicando le cose. Lo scenario
prossimo futuro potrebbe essere uno scontro armato circoscritto alle zone interne
all'Ucraina e una serie di ricadute con conseguenze economiche su tutta
l'Europa per il rialzo dei prezzi delle fonti energetiche. Come sempre, gli USA
sarebbero autosufficienti pur avendo portato un'altra crisi molto pesante in
Europa.
Enzo Salatiello