“Giacomo, ma ne vale la Pena”? “Sì Giacumì, ne vale la pena” . La nostra risposta al post lamentoso del di Calvizzano Pirozzi

 


Il post

“Giacomo ma ne vale la pena?”. - Spesso mi chiedete. È una domanda che ricevo dai voi cittadini, da amici e da parenti. È lecito porsi questo quesito. Oggi noi Sindaci lavoriamo tra mille difficoltà. Alle volte mi interrogo anche io e mi chiedo se ne vale la pena. Poi, mi rendo conto che abbiamo l’onore e il compito di cambiare questo paese. E quindi dico di si. Ai tanti, che mi scrivono, ogni giorno “non mollare”, rispondo che non mollerò mai. Sento ogni giorno la vostra fiducia, la vostra spinta, la vostra voglia di riscatto e di rivincita perché anche voi come me volete portare in alto il nome di Calvizzano. Sento il vostro affetto, quello del popolo Calvizzanese che apprezza con stima ed interesse quello che stiamo realizzando in poco tempo. Ma di certo ascolto con lo stesso interesse anche le vostre critiche, costruttive, perché così cambiano le cose. Così cambiano le comunità. Io lavorerò sempre con la stessa energia di sempre, con lo stesso impegno e con lo stesso amore di sempre per il paese. Il mio mandato, continuerò ad assolverlo, con l’onestà e con la giusta determinazione. Questo paese ha bisogno di energie positive, di energie sane, quelle che abbiamo stimolato in questi mesi come gli artisti, le associazioni e le istituzioni scolastiche. Calvizzano ha bisogno di questo, non di polemiche, non di chi rema contro per partito preso, ma di tanta energia, tanta energia sana e positiva. Cambieremo il paese. Insieme si può!

Perché vale la pena restare

Premesso che non intendiamo fare il solito discorso pieno di lamentele, spesso, però, giova ripetere alcuni concetti che esterniamo fin dalla nostra nascita come portale (fino al 2013, il giornale cartaceo L’attesa ha dedicato due pagine al paese). Calvizzano è stato per anni un territorio fantasma e, per un certo verso, continua a esserlo: degrado (ancora tanto), opere incompiute, non sì è ancora visto un incontro culturale (tranne l’ultimo, molto interessante, sulla violenza di genere svoltosi alla media Polo, contestualmente all’inaugurazione del bellissimo murales dell’artista Ivano Felaco, dedicato a Beatrice Cenci, grazie allo spirito di intraprendenza della giovane e brillante assessora alle Politiche Sociali, Emma Trinchillo),  nessun dibattito, niente forum. Insomma, il parterre delle emergenze è lungo e nessuno si è mai preoccupato di invertire il trend.  Con i Commissari straordinari si è iniziato a intravedere un po’ di luce. Ma se questi sono gli scenari, ci siamo chiesti più volte, come potranno i giovani, che dovrebbero essere gli amministratori del futuro, avvicinarsi alla politica? Allora? Meglio scappare via o restare e combattere? Il Movimento politico “Reset”, composto prevalentemente da giovani, ci ha tentato, poi si è sciolto come neve al sole (occorrerebbe una lunga analisi per dibattere sui motivi della loro “scomparsa”).  

In ogni caso, “Noi” siamo favorevoli allo slogan restare per cambiare. Allora bisogna combattere, ma, per farlo concretamente, occorre una rivolta interiore, operata su se stessi.

Allora gridiamo con forza: “Giacumì, resta cu me, anzi con noi”: non mollare, hai tutto da guadagnare politicamente e amministrativamente (giusto sottolineare per evitare un’altra querela), perché il paese non può cadere più in basso di così, ora con i fondi comunali, che ci sono e non vanno sperperati per cose futili (i Commissari hanno preso un Comune quasi in predissesto e lo hanno lasciato in buona salute, a parte il disavanzo creato dalle allegre gestioni del passato del quale bisognerà pagare lo scotto ancora per molti anni), quelli sovracomunali che stanno piovendo su tutti i Comuni della provincia napoletana, con le nuove assunzioni, dopo aver toccato il fondo si può solo risalire.  


 

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