Dal 1° ottobre anche il centro diurno di Napoli sembra
avergli voltato le spalle quando, con una mail lapidaria, veniva comunicato a
sua sorella che il trasporto da casa verso il centro sarebbe stato interrotto.
Così, semplicemente, interrotto. Impedire ad un disabile di frequentare un
luogo che quotidianamente lo accoglie e lo accompagna nella vita è una violenza.
Certamente una violenza nascosta ma pur sempre una orribile violenza.
A nulla valgono le ripetute
richieste di chiarimenti di sua sorella. Giovanni rimane a casa mentre sua
sorella scopre che il diritto al trasporto non esiste. Non è un
obbligo della Asl, non è un obbligo del centro o del Comune
Il trasporto di un disabile adulto non è
un livello essenziale di assistenza da queste parti e quindi Giovanni può
restarsene a casa, così, per sempre.
In fondo rimane un disabile, solo un
disabile. O meglio, un altro disabile solo.
Fonti: ilfattoquotidiano.it; blog di Toni
Nocchetti, presidente associazione Tutti a scuola onlus