Sedersi sulla cultura, buona l’idea delle panchine letterarie a Calvizzano, ma non basta come attrattore turistico
Premesso che ombrelli colorati e panchine letterarie
sono interessanti e deliziose idee già sperimentate con buoni risultati in
città e paesi dell’Europa e dell’Italia; acclarato che hanno dato un buon
rientro di immagine a Calvizzano, ma solo mediatico, poiché non hanno creato valore
aggiunto in termini economici: tanti i like su facebook, molti i curiosi che
sono venuti nel nostro paese da osservatori. Ma, per lo sviluppo del territorio,
occorre, a nostro avviso, ben altro, anche se andrebbe strutturato diversamente il progetto “panchine
letterarie”, magari prendendo spunto da altre realtà dove sono state
realizzate. A Macchiagodena, un piccolo paese molisano di 1.700 abitanti, in
prov. di Isernia, tanto per fare un esempio, il sindaco ha ordinato sette
panchine a forma di libro da collocare all’interno del castello ristrutturato,
con l’obiettivo di promuovere il territorio attraverso la cultura ed in
particolare la lettura; contestualmente ha invitato la cittadinanza a partecipare, anche attraverso i social, a
proporre idee alternative sia sui personaggi a cui dedicare le panchine sia
sulla loro collocazione nei punti del paese. Da noi, tutto questo non è stato
fatto. Qualche proposta l’abbiamo fatta anche noi, senza essere ascoltati, come
quella di dedicare le panchine a personaggi rappresentativi di Calvizzano, tra
i quali il cantore metropolitano Otello Di Maro (ci ha lasciato un patrimonio
artistico di poesie e canzoni), gay e di colore, come veniva ignominiosamente apostrofato,
quindi come simbolo del contrasto al
pregiudizio, all’omotransfobia (problematica di grande attualità, vedi decreto
Zan), al fenomeno del razzismo e nella promozione della cultura dell’accoglienza.
Altro personaggio da noi suggerito, a cui
dedicare una panchina potrebbe essere Francesco Davide, detto (“Spellichione), come
emblema della prevenzione e della lotta al bullismo e all’alcolismo. Non vanno,
ovviamente, dimenticati coloro che hanno dato lustro e identità al nostro
paese, tra i quali spiccano gli eroici pescatori di telline e gli inventori del
biscotto calvizzanese (ne parliamo in un articolo a parte). Rimanendo in tema di panchine letterarie, a
Taranto sono stati gli artisti locali a realizzarle, mentre a Foggia, l’Università ha preso le mosse dal più famoso
progetto londinese Books about Town ed ha celebrato la letteratura italiana.
Gli ombrelli colorati, invece, meriterebbero un discorso a parte. In ogni caso,
restiamo della convinzione che i veri attrattori turistici siano ben altri: il Museo della Rivoluzione Partenopea, potrebbe
esserne uno. Si tratta di un’autentica originalità (nessuno ci ha mai pensato),
fenomenale per studiosi, scolaresche e appassionati di questo scorcio di storia
rivoluzionaria; il recupero delle
antiche masserie, attraverso un progetto complessivo di
riqualificazione lanciato dal Comune, con il coinvolgimento di privati,
disposti a investire capitali propri sul nostro territorio. Insomma, occorrerebbe
un’azione sinergica pubblico-privato che, sfruttando la caratteristica dei
luoghi, ne consentirebbe il loro recupero e una ottimale valorizzazione. Si
potrebbero ipotizzare percorsi archeologici, percorsi gastronomici e
percorsi naturalistici. Su tali percorsi tematici si potrebbero innestare:
attività turistiche o agrituristiche o connesse al tempo libero (visite
guidate, degustazione prodotti, eccetera). Sarebbe anche un’occasione buona per
poter creare qualche posto di lavoro. Dove realizzare l’ambizioso e
impegnativo progetto? Nel nuovo puc c’è una vastissima area (inizia nei pressi dell’incrocio via
Garibaldi-strada Alveo-via Mazzini, altezza semaforo e termina quasi al confine
con corso Italia, loc. Villaricca) destinata a parco urbano: nel contenitore
progettuale si potrebbe inserire qualche attrattiva particolare come, sempre per
fare un esempio, un Parco Avventura: sarebbe il primo nell’area a Nord di
Napoli. Queste sono le cose primarie su cui puntare, seppur difficili da
realizzare, visto il parterre degli interlocutori locali, ma bisogna comunque
tentare, altrimenti saremo costretti ad aggrapparci agli ombrelli e alle
panchine.
Mi.Ro.
Parco Avventura di Castel di Sangro