Il Gattopardo calvizzanese: “tutto cambia perché nulla cambi”

 


Il “Gattopardo” è nato a Calvizzano”: così titola il suo commento Gennaro GB Ricciardiello, uno dei fondatori del gruppo social Agorà Calvizzano, presidente dell’associazione “Legalità possibile”, al nostro articolo sulla crisi politico-amministrativa locale, risoltasi all’insegna del “volemose tutti bene”, nonostante i tradimenti e i finti pentimenti. Di gattopardismo ne abbiamo parlato più volte  sul nostro blog, per ultimo a giugno 2020, pochi mesi prima delle amministrative di settembre 2020. Riproponiamo la parte finale, in quanto è di estrema attualità

La storia si ripete: basta rileggersi il noto romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa per capire quanto sia verosimile l'accostamento della trama del libro con la realtà quotidiana che ci circonda. Già, perché a Calvizzano (ma questo avviene in tanti altri paesi della bistrattata periferia del malessere) qualunque cosa accada, soprattutto negli ultimi tempi, è come se non fosse mai accaduta. E’ una sorta di maledizione. In questa città, come diceva un grande scrittore, tutto muore senza che nessuno se ne accorga. Lavoro fantasma, degrado, opere incompiute, mai un incontro culturale organizzato dalle amministrazioni che si sono succedute negli anni, nessun dibattito, niente forum. Insomma, il parterre delle emergenze è lungo e nessuno si preoccupa di invertire il trend. Per non parlare della politica. In una città dove stenta a decollare una classe dirigente nuova, dove c’è in abbondanza la moda degli ex, dei riciclati, pronti a salire oggi sul carro della maggioranza, come appena ieri, su quello dell’opposizione. E viceversa. Ognuno è un ex qualcosa. E, in quanto tale, accoglie universalmente in un abbraccio gattopardesco gli altri ex. Gli esempi, in tal senso, non mancano (vedi il carrozzone pirozziano). Quanti politici hanno cambiato casacca e personalità? Ma non importa, tanto le brutte figure vengono presto dimenticate: l’importante è trovarsi al posto giusto nel momento giusto.

Ma se questi sono gli scenari, come potranno i giovani (non quelli già vecchi, tipo "Reset" per intenderci, che si gettano nelle braccia del probabile vincitore delle elezioni per aspirare a qualche posticino in giunta e racimolare qualcosa di soldi), che dovrebbero essere gli amministratori del futuro, avvicinarsi alla politica. Allora? Meglio scappare via o restare e combattere?

Noi siamo favorevoli allo slogan restare per cambiare. Allora bisogna combattere, ma, per farlo concretamente, occorre una rivolta interiore, operata su se stessi. Il cambiamento, come scrive Alberto Fraccacreta sulla rivista online “Succedeoggi”, a proposito di “Nuovo Gattopardismo”, deve avvenire all’interno, occupando le parti interiori della nostra anima come l’acqua occupa un recipiente, perché, passata la sbornia dei proclami, davvero tutto rimane com’è. Ecco il duplice significato: “se tutto cambia esteriormente, tutto rimane com’è; se tutto rimane com’è tutto può cambiare interiormente. Questo è il cuore di ogni reale rivoluzione, e, in un paese conservatore come Calvizzano, tante persone forse non l’hanno ancora capito, altri, invece, sono ben consapevoli di questo concetto, ma restano inerti per non scalfire i loro interessi. Quei pochi che si danno da fare, perché interessati a spazzare via i colpevoli dello sfascio di una città in coma, devono superare ostacoli insormontabili, in quanto trovano chiuse le porte anche di coloro che si sciacquavano la bocca con la parola “cambiamento”, ma sono rimasti prigionieri del clientelismo, del nepotismo e del trasformismo.  

 

Mi.Ro.

 

 

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