Personaggi calvizzanesi: Giuseppe Zapparella, sindacalista di altri tempi


Giuseppe Zapparella lasciò Calvizzano nel 1988. Si recò a Rieti per il servizio di leva (obbligatorio a quell’epoca) e non è più ritornato. Lì vive da oltre trent’anni, ha messo radici e famiglia, ha il suo lavoro, la sua attività di dirigente sindacale di livello superiore: è membro del Consiglio Nazionale della FILCA-CISL (Federazione Italiana Lavoratori Costruzioni e Affini). Il territorio di sua competenza è di circa ventiquattromila chilometri quadrati e comprende le province di Rieti e Viterbo, praticamente l’area “Lazio Nord”. Giuseppe è sempre stato atipico, fin da bambino: serio, gentile e diligente, al punto da sembrare, già all’epoca, un adulto in miniatura.  Ed ha mantenuto queste caratteristiche che l’hanno portato ai risultati conseguiti in campo sindacale. Lui sì che viene dalla cosiddetta gavetta: ha conosciuto il lavoro prestissimo, seppure molto bravo a scuola, lavorando come ragazzo di falegname quando viveva a Calvizzano. Poi, nel Lazio, s’impiegò come operaio nel settore edile e, dopo un po’ di anni, cominciò l’attività di base nel sindacato d’ispirazione cristiano-cattolica. Successivamente, un dirigente con il fiuto giusto intravide in lui ottime capacità comunicative e relazionali, così lo coinvolse a livelli più alti, facendolo formare alla scuola sindacale. Giuseppe è un sindacalista di altri tempi, autorevole e rigorosissimo nelle sue funzioni, cattolico di alta sensibilità morale, qualità che lo spingono a svolgere la sua attività con onestà e rigore. Egli non ha mai perso l’affetto e i legami con la propria famiglia. L’ho incontrato l’estate di un anno fa: a prima vista sembrava un’altra persona, ma, a ben guardare gli occhi e il modo di fare ho rivisto come in un flash back quel bambino cresciuto ed educato in una famiglia semplice, ma di eccezionali doti morali. Giuseppe, fratello del poeta-scrittore Giorgio Zapparella, per lunghi periodi non è riuscito a tornare a Calvizzano: il lavoro e la vita frenetica anche degli ultimi anni  (è in prima linea sulle zone terremotate del Centro Italia) lo hanno impegnato all’estremo delle sue forze. I lunghi anni trascorsi nell’alto Lazio gli hanno perfino modificato l’accento e, nei giorni che siamo stati insieme, spesso l’ho sentito passare dal romanesco a una simpatica mescolanza di lingua napoletana con il regolare accento calvizzanese. Lo ricordo dai tempi delle scuole elementari, eravamo insieme, e non mi stupisce affatto la strada che ha percorso, per cui credo che andrà ancora più avanti. È capace e perbene. Insomma, uomo di altri tempi, persona inflessibile sul piano etico, combattente per i diritti di chi lavora. Mai polemico, mai una caduta di stile, ma sempre fermo e deciso nelle sue azioni. La vita non è stata sempre generosa con lui, ma lui lo è nei confronti di amici e della sua famiglia. Un ragazzo di Calvizzano, che vive lontano, ma che non ha dimenticato nulla delle sue radici. Un nostro piccolo orgoglio e motivo di vanto, personalmente per me. Sono amico di una gran bella persona, vincente ma onesto e sempre pronto per i lavoratori, insomma uno di loro.

Enzo Salatiello

 


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