Si parla di riapertura delle scuole a settembre: ma a Calvizzano come in altre realtà della provincia napoletana non è solo un problema di didattica, è di natura strutturale
“Le scuole riapriranno a settembre”, ha dichiarato il
premier Conte in un’intervista al quotidiano “la Repubblica”. Ovviamente con la
pandemia da coronavirus non ancora
risolta si prefigurano rischi molto elevati di contagio. E’ in gioco la salute
dei nostri figli e di tutti gli operatori scolastici. Tutti questi problemi connessi alla riapertura delle scuole
avrebbero dovuto indurre gli attuali amministratori comunali a porseli già da
tempo. Bisognerebbe, dunque, stimolare la riflessione su questi temi, perché
nelle attuali condizioni la scuola a settembre non potrà riaprire in sicurezza.
I tempi sono troppo ristretti. E’ possibile che tutti coloro che si stanno affannando a candidarsi alle
prossime amministrative non se ne siano ancora accorti? Sempre e solo
calvizzanoweb e dintorni deve stimolare il dibattito su questi aspetti
fondamentali per la vita ordinaria dei cittadini? Ordinaria non straordinaria.
Si parla di attrezzare spazi esterni per garantire qualche ripresa delle
lezioni. Quali spazi esterni? La scuola di Calvizzano non ne ha. Una volta c’era
un ampio cortile, ora è ingombrato da un rudere di una tensostruttura sgarrupata
i cui lavori di
adeguamento funzionale per opere edili ed impianti area pertinenziale sono
stati finanziati per circa 90 mila euro a dicembre 2018: bisognava concluderli
entro il 2019. Siamo a metà 2020 e non è stato ancora approvato il progetto
esecutivo. Si ipotizzano lezioni nei cinema e nei teatri, spazi grandi che
possano assicurare il distanziamento sociale degli alunni, e a Calvizzano non
ci sono né cinema né teatri (ce n’è uno piccolo, privato ma non sappiamo se sia
o meno adatto allo scopo). Si parla di scuole a tempi alterni, metà classe in
presenza e metà impegnata nella didattica a distanza. A Calvizzano non è
ipotizzabile: la dimensione del 90% delle aule non riesce ad accogliere metà
classe, ma solo un quarto o meno della classe, perché cambiano i parametri di
abitabilità, per cui i turni che verosimilmente si prospettano saranno meno di
una volta a settimana e solo per piccoli gruppi della classe. Ma di questo
nessuno se ne occupa? Si ragiona come a settembre potesse tornare tutto come
prima. Ora è il tempo di darsi da fare, per trovare nuovi spazi, per realizzare
aule più grandi, per ottenere finanziamenti per costruire scuole con spazi
decenti. Ci vuole qualcuno che faccia da coscienza critica, che stimoli la
riflessione sul problema, che pungoli amministratori e tecnici comunali perché
facciano il loro mestiere e garantiscano la “sicurezza sanitaria” degli edifici
scolastici. In molti se la prendono col governo perché in Svezia e Finlandia non
hanno chiuso le scuole mentre in Italia sì, ma non dicono però che quelle
scuole hanno spazi immensi e non sono organizzate per classe. Mi raccontò una
volta la dirigente scolastica dell’Istituto Polo Armida Scarpa che una scuola
in cui insegnava prima di ricevere la nomina a preside, era gemellata con una
scuola dei paesi nordici che aveva uno spazio verde esterno come 4 campi di
calcio.