“Mes” o non “Mes”, basta con le “riformette”: occorrono idee forti per un cambio radicale

Dall’opinionista politico Franco De Magistris riceviamo e pubblichiamo



Qualche giorno fa su facebook ho riscontrato una visione diversa  sul MES
-Meccanismo Europeo di Stabilita'- tra due giovani: l'on. Andrea Caso ed il collega ( mi auguro di non sbagliare) dott. Michele Napolano, commercialista. Alla presa di posizione di Caso, nel  suo ruolo di deputato, che evidenziava i benefici che potrebbero scaturire dal fondo salva-Stati della Comunità Europea, si contrapponeva la risposta di Napolano data con un linguaggio  becero, non comune, dei rischi che potrebbero scaturire non essendo i finanziamenti europei concessi a fondo perduto.                                                                                        Il confronto democratico, se pur breve, assimilabile in embrione ad un pubblico dibattito, da non dimenticare,  è uno dei tanti valori di democrazia, tramandati dai valorosi padri della Resistenza che il regime fascista  aveva soppresso .

La festa della Liberazione del 25 Aprile di alcuni giorni fa, festeggiata  con soddisfazione, se pur nelle condizioni dell’ "Io resto a casa" è una realtà  da non dimenticare che mi ha spinto a fare alcune riflessioni.
La delicatezza del momento, lo stato in cui si trova il Paese, con un debito pubblico elevato, oggi  quasi totalmente, alla mercé  della finanza globale, con uno scontro continuo delle forze in campo tra europeiste e sovraniste, impone, per l'uscita dal tunnel e la costruzione di una Italia migliore, un cambiamento radicale ed una scelta mirata  di uno sviluppo del  Mezzogiorno che possa funzionare da traino dell'intero Paese. Mi ritornano in mente le lezioni eccellenti dei professori Giliberti, Amodeo, Palomba, quest'ultimo, fautore della teoria liberale, se pur con i distinguo: gli insegnamenti erano nella direzione di una  crescita culturale nel rispetto dell'avversario. Insegnamenti che oggi la stragrande maggioranza dei giovani non recepisce.

Al Mezzogiorno, abbiamo sempre avuto voci di eminenti meridionalisti non ascoltate, per la presenza di forze frenanti, quali la delinquenza  comune, una burocrazia oscurantista ed una classe politica in molti casi mediocre, se pur con presenze di alcune eccellenze, ma il pensare di quest' ultime  veniva ostacolato da un progetto economico che aveva le sue menti pensanti al Nord del Pese, per cui rendeva il Sud terreno di conquista. Quest'ultimo, un tempo definito" Terra di Mafie", oggi dovendo constatare che l'intero Paese è stato invaso da una delinquenza comune che si ramifica nei settori più diversificati, con un volto finanziario, bisogna rimuovere prima gli ostacoli diffusi e poi  provvedere a riforme di strutture che vadano nella direzione di uno Stato più' efficiente. L'occasione, in particolare per NOI del Mezzogiorno, zona  più debole del Paese, è  che i flussi finanziari, imposti dalla particolarità  del momento e benvenuti, siano regolati da leggi comunitarie per superare discrasie e pericoli in cui il Sistema Italia potrebbe incorrere. Dimostrazione palese è come in questo momento particolare, i meridionali e,  in particolare il settore sanitario con le sue eccellenze, hanno saputo dimostrare e dimostrano ogni giorno con sacrificio, che tutto può essere superato al meglio, ed altresì, sapranno dimostrare se si dovesse realizzare uno sviluppo del Sud e quindi del  Paese Italia, alle condizioni anzidette di liberarsi dei mali endemici ed onorare nel tempo gli aiuti ricevuti.                            

Il cambiamento sta in noi. Sapremo indirizzare l'asticella verso una società dove hanno priorità "i beni comuni" e la ricchezza distribuita in modo equo, secondo il principio dei meriti e dei bisogni tanto caro a quelle forze riformiste che resero l'Italia , nel secolo scorso, la quarta potenza più industrializzata?  La sfida è nei giovani: sapranno far proprio il pensiero di Sandro Pertini, uno dei padri costituenti?

Franco De Magistris

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