Vizi e virtù nei ricordi di Gennaro GB Ricciardiello

Erano i tempi e "Pascal 'o tabaccar" e dei "ciù ciù" sfusi


Stamattina ho sentito parlar male delle MS... non mi toccate le MS pecchè me piglio collera, il primo approccio al tabagismo non si scorda mai!
In verità ci sono affezionato per il ricordo a cui sono legate:
La tabaccheria Palumbo com'era una volta, quando "Sali e Tabacchi" era un'insegna che aveva un senso, visto che solo questo tipo di esercizio poteva vendere sigarette e sale posti sotto il regime di monopolio di Stato, infatti il nome delle sigarette MS non era altro che questo, l'acronimo di Monopolio di Stato.
Prima ancora delle sigarette, in tenera infanzia, ci compravo i "ciù-ciù" sfusi, più che il sapore mi piaceva quando venivano estratti dai loro barattoloni di vetro, i ciù ciù multicolori, attraverso i barattoli, mi apparivano come tante gemme preziose.
Poi venne il tempo delle sigarette, le mie prime.
All'epoca le regole di vendita al dettaglio erano molto meno stringenti, tutto poteva essere venduto non confezionato e così come  i ciù ciù, anche sigarette e sigari potevano essere spacchettati. Nemmeno immaginabile era poi il divieto di vendere tabacchi ai minori di età, infatti quello era il tempo in cui, oltre che un obbligo, faceva parte della didattica educazionale dei ragazzini obbedire all'ordine di qualsiasi adulto, anche sconosciuto, di andare a comprargli le sigarette.
"Guagliunciè, vamme 'a piglià 'nu pacchetto 'e sigarette" non veniva chiesto come un favore ma come una imposizione istituzionale a cui disobbedire avrebbe significato qualificarsi come "scostumato" e la notizia sarebbe, prima o poi, ma sicuramente arrivata ai genitori, con relativa ramanzina e punizione.
Si potrebbe discutere a lungo su queste regole educative non scritte, ma alla luce di certi episodi di cronaca di cui sono protagonisti degli adolescenti a danno di persone anziane, andrebbero rivalutate nel loro valore etico.
Ma torniamo alle "mie" MS, a quando “Pascal o' tabbacaro”, con i suoi immancabili guanti di lana a mezze dita me ne avvolgeva 3 (100 lire) nella carta di giornale, avrei potuto prenderne anche solo una, in tal caso il prezzo era di lire 50.
Ricordi da un mondo che non c'è più, anche se dopo una sola generazione. Un mondo che andrebbe sempre analizzato con oggettività, senza farsi prendere dalla nostalgia personale per cui ci sembra tutto più bello solo perché  eravamo più giovani, ma anche liberi dall'ossessione che tutto ciò che è "nuovo" è progresso.
Di questa storia, per esempio, butterei le sigarette e mi terrei il rispetto dovuto a  chi ha vissuto prima di noi.

Gennaro GB Ricciardiello

Visualizzazioni della settimana