Marano. Una sala convegni non basta per onorare la memoria del grande poeta maranese Cavallo, “voce contro della letteratura italiana”: sarebbe più giusto dedicargli una strada o una piazza della città
Il celebre poeta maranese Franco
Cavallo è morto nel 2005 a 76 anni. Ma chi era precisamente questo
grande uomo di cultura?
“Poeti di tutto il mondo, disunitevi!”
gridava irridente e carnale Franco Cavallo, voce “contro” della poesia
italiana, quando aveva già deciso di lasciare Roma e di tornare verso casa. Non
proprio a Marano, che di campagna già non ne aveva più, ma nei dintorni di
Cuma, in quella terra ardente e pigra che gli somigliava e che lo ha accolto
fino alla morte arrivata a 76 anni, dopo una breve e fulminante malattia.
Cremato come da sua volontà, adesso le sue ceneri sono riposte nella cappella
di famiglia nel cimitero di Marano. Franco Cavallo, infatti, era figlio di
questa città; figlio sconosciuto e lontano, come succede a tanti. Poeta intenso
e apprezzato, avanguardista coraggioso, sperimentatore di tecniche e
linguaggi, critico letterario, studioso e traduttore di poeti francesi, Cavallo
ha attraversato da protagonista una lunghissima stagione artistica, una
delle più fervide della storia culturale italiana, quella della poesia
avanguardista, libera, innovativa che si è formata a Roma nel cuore degli anni
Sessanta. Cavallo, a Roma, era arrivato nel 1958, a 29 anni, dopo gli studi di
Giurisprudenza a Napoli e dopo una già intensa attività poetica, cominciata
agli inizi degli anni Cinquanta con le collaborazioni alle riviste Civiltà
delle macchine, il Caffè e Tempo presente. Giornalista
letterario e scrittore (Giorgio Caproni, sulla Fiera letteraria, lo
definisce “disegnatore del mondo di prima mano”), a Roma lavora come redattore
a diverse trasmissioni radiofoniche e televisive con la Rai. In questo periodo
escono i suoi primi libri di versi, editi da Rebellato e poi da Guanda: Paesaggio
flegreo, Reliquia marina, Fetiche, I nove sensi. Accanto all’attività
poetica, Cavallo però coltiva sempre la passione di grande promotore
culturale. Nel 1966 fonda il premio Argentario, che avrà tra i
vincitori Alberto Moravia, Amelia Rosselli, Tonino Guerra, Andrea Zanzotto. Nel
1968 fonda, insieme a Felice Piemontese e Sebastiano Vassalli, il movimento
culturale Ant.Ed., mentre storico è un suo programma di poesie per
la Rai per il quale ha registrato colloqui con i più grandi poeti del mondo, da
Ungaretti a Montale, d Ezra Pound a Michel Deguy.
Agli inizi degli anni Settanta decide di
tornare verso casa: sceglie le campagne di Cuma, dove ha vissuto con la moglie
Anna Gisondi, sposata nel 1962 e la figlia Mariella (nata nel 1964) fino alla
morte. Anche nei Campi Flegrei, Cavallo non tiene a freno la sua personalità
vulcanica: fonda la rivista di poesia Altri termini e una
omonima casa editrice; con questa pubblica , nel 1993, una sorta di antologia
della sua lunga attività poetica. Un percorso nella sua creatività e nella sua
ricerca. “Una rilettura di se stesso – scriveva Felice Piemontese
sul Mattino - , un’autostoricizzazione, un volume che riepiloga
venticinque anni di attività che sono serviti a fare di Cavallo uno dei poeti
italiani la cui fisionomia è più riconoscibile”. Il libro si chiama l’animale
anomalo e mai definizione fu più calzante per un poeta che ha fatto
dell’emozione viscerale e cruda una cifra di vita prima ancora che letteraria.