Bioetica ed Eutanasia, più liberi di morire con dignità: la Consulta apre al suicidio assistito ma pone limiti precisi
Armando Poggi: “Scegliere di vivere ed anche di morire non è mancanza di fede, né di
coraggio, tantomeno negazione dell’amore di Dio. E’ invece una profonda testimonianza di fede e di amore
verso Dio, i fratelli e verso se stesso”. L’intellettuale calvizzanese
trapiantato al Vomero (vedi breve bio sotto riportata), ex prete, condivide in
toto la decisione della Corte costituzionale, come si evince da una lettera che
inviò nel 2013 al quotidiano “la Repubblica”, indirizzata al prof. Vito Mancuso
(noto teologo italiano) senza mai avere risposta
La lettera
Gent.mo Professore,
ho letto il Suo scritto su “la Repubblica” di
domenica 5 maggio 2013.
Mi chiamo Armando Poggi, ho 71 anni, ho fatto studi
filosofici e teologici, ed ho conseguito nelle due discipline i titoli
accademici previsti. Nella vita, rimanendo radicato in tale formazione, ho
fatto diverse cose alcune in sintonia anche di fede con gli studi fatti; sono
stato professore, dirigente d’azienda, city manager in un Comune, direttore
generale in una Asl ed altro prima e
dopo. Una tra le cose che ricordo della
mia esperienza nella sanità pubblica è
un convegno sulla bioetica. Ci fu un’affluenza ampia e qualificata. Si
affrontarono argomenti giuridici e legislativi, ma anche quelli etici e
sociali.
Avevo introdotto, come da prassi, i lavori; dopo le relazioni chiare e qualificate svolte dai quattro relatori, tra i quali il Prof.
Pasquale Giustiniani, docente nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia
Meridionale e nella SUN , facoltà di Giurisprudenza a Caserta, membro del
Comitato Etico dell’Asl che dirigevo, ci furono diversi interventi. Le risposte
fornite furono molto vicine agli argomenti esposti nel Suo scritto, ma forse
per l’ambiente e per il tempo non altrettanto sincere come le sue. Allora, spogliandomi del ruolo e
proponendomi come Cristiano adulto con una vita di fede cercata di vivere in
sintonia con Cristo, dissi quello che scrivo anche a Lei e che potrebbe essere l’ultimo punto, perdoni
l’ardire, del suo scritto, visto ovviamente dal mio punto di vista.
Argomentando come Lei sul piano teologico e filosofico, concludevo così: “Credo
da cristiano che se la vita è un dono, abbiamo il diritto di disporre di
essa e di risponderne con matura
responsabilità a Chi ce l’ha donata. Ma per il credente, benché dolorosa e
sofferta la morte è il Dies natalis che ci porta all’acquisizione dell’altro
dono, la vita da continuare a vivere con Lui e con tutti i fratelli che” ci hanno
preceduto nel segno della fede”.
Allora, se ho cercato di vivere la mia vita con
impegno, con disponibilità ed amore nella giustizia, nel rispetto degli altri e
dei propri diritti, avendo certamente commesso tanti errori ma non per disonestà e cattiveria, arrivato al
momento della perdita di quell’equilibrio
ed armonia, (tanto bene descritti da Lei), ed essendo impossibilitato a
dare agli altri ed a quanto mi circonda ancora il mio fattivo contributo,
stanco e desideroso di serenità, pace ed
Eterno Amore, perché qualcuno, qualcosa,
addirittura lo stato o la stessa chiesa,
scegliendo per me, dovrebbero impedire
un mio giusto desiderio e diritto di
volere nella pace vivere eternamente?
Scegliere di vivere ed
anche di morire, quindi, non è mancanza di fede, né di coraggio,
tantomeno negazione dell’amore di Dio. E’ invece una profonda testimonianza di fede e di amore
verso Dio, i fratelli e verso se stesso.
Armando Poggi (Napoli, 7 maggio 2013)
Poggi, nel 1997 si candidò a sindaco di
Calvizzano con un programma all’avanguardia
Armando Poggi è nato a
Napoli il 20 maggio 1942. Orfano di padre (andò disperso in Russia durante
l’ultima guerra), ha vissuto con la madre (buonanima) a Calvizzano fino all’età
di 32 anni. Ha due lauree, una in Teologia e l’altra in Filosofia. Ordinato
sacerdote, dopo alcuni anni lasciò l’abito talare, ma non ha mai smesso di
essere prete nel profondo dell’anima. E’ sposato e ha tre figli. Alle
amministrative del 27 aprile del 1997 si candidò a sindaco con un programma all’avanguardia.
Scesero in campo solo due liste: l’Ulivo, con candidato a sindaco Armando Poggi
(sostenuto da Pds, Ppi, Rifondazione comunista, Verdi e Socialisti), che
all’epoca aveva 54 anni, e il Polo per Calvizzano (un cartello composto
da Alleanza nazionale, Forza Italia, Ccd e Cdu) con sindaco Giuseppe
Salatiello, a quei tempi non ancora trentenne. Stravinse Salatiello: la
coalizione che lo appoggiò riportò ben 4444 preferenze, contro le 2268
dell’Ulivo (quasi la metà). Insomma, non ci fu partita. I cittadini se ne
fregarono altamente della grande personalità, dello spessore politico e della
provata esperienza di Poggi che oltre a rivestire, in quegli anni, il ruolo di
direttore del personale del C.I.R.A. (Centro Italiano di Ricerca Aerospaziale),
era stato presidente dell’ASI (Area di sviluppo industriale) di Caserta e
assessore alla Provincia di Caserta, con delega al Bilancio e alle Finanze.
Poggi, comunque, si dimise da consigliere comunale. Negli anni a seguire
la sua carriera si arricchì di due prestigiosi incarichi: svolse prima il ruolo
di City manager al Comune di San Giorgio a Cremano dove risanò il
bilancio e, successivamente, fu nominato direttore generale dell’Asl Napoli 3,
riportando i conti in ordine.