Un convegno antimafia di alto livello a Calvizzano, un paese ancora a “gestione familiare”



Importantissimo convegno a Calvizzano con relatori di primo piano nazionale, evento voluto dall’”Associazione anti mafia   Caponnetto”. Per capire il rilievo del congresso è giusto partire proprio da questo personaggio e spiegare magari chi era… anzi chi E’, perché gente così non farà mai parte del passato. 
Antonino Caponnetto sarebbe conosciuto da tutti se non fosse stato vittima di una censura bonaria, affrettata e superficiale, si perché questa foto tagliata è famosa nel mondo, inutile dire chi è dei tre.
L’unico presumibile criterio che giustifichi il taglio della foto potrebbe essere che Caponnetto è l’unico tra i tre a non essere stato fatto a brandelli da quintali di tritolo. Criterio erroneo però se si valuta l’importanza dei personaggi, visto che fu proprio Caponnetto a mettere insieme (con altri) Falcone e Borsellino nel famoso pool antimafia di cui Caponnetto fu il vero artefice, degno erede dell’altro pezzo di storia d’Italia che lo ideò: Rocco Chinnici.
Questa introduzione era d’obbligo, sia come giusto omaggio a Caponnetto che per mettere in risalto lo scarto tra il livello istituzionale ed il contesto ambientale in cui si è svolto. E’ del tutto evidente che Calvizzano non è abituata a questi scenari, a pensare in questi termini che di fatto passano poco più che inosservati da parte  cittadinanza.
Calvizzano, un paese a “gestione familiare” praticamente da sempre, in cui la congestione e la confusione fra bene pubblico e interesse privato sono così abituali da prendere le sembianze della  normalità, l’affaire illuminazione viali privati sulla pubblica rete è eclatante al riguardo.
Calvizzano, un paese che nonostante tutto sta vivendo un surreale rinascimento dalle sue ceneri, il fermento associazionistico, culturale e parrocchiale, accompagnati da congressi come questi stanno dando forma al paradosso che i suoi migliori segnali di vita, Calvizzano li sta dando da morto!
Il problema adesso sono proprio i calvizzanesi, palesemente non preparati a passare dalla prima elementare all’università della partecipazione, per questo la sfida è ancora più grande: tornare indietro sarebbe imperdonabile. Prendendo a prestito una citazione di M.D’Azeglio “Fatta Calvizzano bisognerà fare i calvizzanesi”.
Calvizzanesi che ci auguriamo non vorranno più essere come i microfoni della Sala Consiliare, inutili oggetti di cui ci si ricorda della loro possibile utilità sono quando servono, quando ormai è troppo tardi per cui “chi viene viene” la loro funzione da suppellettili acchiappa polvere non cambia.
Avere un sottosegretario nell’esercizio delle sue funzioni e non in campagna elettorale, più quattro sindaci tra cui uno presidente dell’ANCI Campania, un alto dirigente della DIA, un Procuratore Generale ecc. equivale per Calvizzano come per Milano/Cortina avere le Olimpiadi invernali.
Entrando nel merito delle questioni trattate, estrapoliamone un paio perché tanti e tali erano quelle importanti che ci vorrebbero pagine e pagine.
La prima è la risposta del Commissario vice-Prefetto Rotondi al presidente dell’Anci sulla effettiva utilità dei commissariamenti. Rotondi ha ancora una volta sottolineato quello che ormai è il nostro motto “Nun è cosa ‘e niente” quando una amministrazione  subisce lo scioglimento ed in relazione a Calvizzano ha evidenziato che la motivazione elenca in modo chiaro svariate e reiterate (negli anni)  irregolarità nella gestione della cosa pubblica.
Tra l’altro, il dott Rotondi dando questa risposta ha anche intrinsecamente dato la notizia ufficiale che la triade commissariale usufruirà della proroga di mandato, visto che ha confermato la necessità prioritaria di portare a termine l’approvazione del famigerato PUC, volendo togliere dal canile quell’osso troppo duro e troppo grande .
Un saluto particolare va alla decine di persone tra gli ospiti (una con scorta), volontari dell’ Associazione Nazione Vittime dell’Usura, capitanati dalla loro fondatrice e presidente Franca Decandia, ella stessa prima vittima del racket .
Persone  che fanno centinaia di chilometri per essere testimonianza viva, per incoraggiare ad alzare la testa e dire NO a chi ci chiede di nutrirsi del nostro sangue e della nostra dignità§
“Non dobbiamo aver paura di loro.. sono loro che devono aver paura di Noi”.
Cit. F. Decandia.

Gennaro GB Ricciardiello

Visualizzazioni della settimana