Marano, nel 2005 il giornale “L’attesa” venne accusato dall’ex sindaco Bertini “di orientare la politica della città”



Mimmo Rosiello, direttore del periodico dal 2006 al 2013: “ eravamo temuti e rispettati da politici e amministratori dell’epoca, ma non abbiamo mai usato l’arma del ricatto…”

“Marano allo stato brado”, l’articolo del giornale “L’attesa” che creò sconquasso in Consiglio comunale


Maggio 2005, ultimo anno di amministrazione Bertini

E’ deprimente  dirlo, ma fare un giro per Marano ti dà la percezione di una città alla deriva, senza regole, in balia all’atavica protervia di vecchi e nuovi appetiti. Sosta selvaggia, strade allagate a ogni pioggia a causa dei tombini perennemente ostruiti, traffico caotico, centauri senza casco a contendersi finanche i marciapiedi, niente più vigili neppure negli orari di ingresso e uscita dalle scuole.
Le scuole. Dovrebbero essere baluardo di legalità, invece sono devastate dai vandali che, perfino la notte della festa del lavoro, hanno “lavorato”  per impedire che, il giorno seguente, il liceo Segrè aprisse i battenti: “hanno sigillato” insieme con sette catene il cancello motorizzato e quello pedonale. Per fortuna, il custode spezza sistematicamente le catene e neutralizza le diavolerie, presumibilmente opera degli alunni stessi che questa volta, beffardamente , hanno imbragato nelle catene anche due cassonetti dell’immondizia.
L’immondizia: basta che si accumuli due giorni nei bidoni della N.U., per ricordarti   che la bomba a orologeria dei rifiuti può riesplodere da un momento all’altro, a Napoli e in tutta la periferia.
La periferia. Ci trovi sempre più case e parchi, e allora pensi che nulla è cambiato: come sempre, colate di cemento, il verde fagocitato, le faide di paese, le lotte tribali della politica, peones saliti alla ribalta e il solito corteo di camaleonti e maneggioni, falchi e colombe, sciacalli travestiti da grilli parlanti e pecore alla mercé  dei lupi. L’abusivismo dilaga al punto tale che si ha la sfrontatezza di costruire a ridosso del futuro comando dei vigili urbani al Corso Europa.
Già, i vigili: impotenti a porre un freno all’indisciplina o indotti all’indifferenza anche con aggressioni e terrorismo psicologico, si vedono sempre meno per le strade.
Le strade. Sono sempre più “scassate”. Finalmente si è dato un po’ di asfalto a via Merolla, ma per il resto si procede tra buche e voragini a cui, di tanto in tanto, si cerca di porre rimedio con qualche rappezzo che la pioggia o le sgommate si portano via nel giro di qualche ora. Eppure più o meno 20 anni fa, sul periodico del Pci “L’altra Marano”, un articolo titolato “La politica del cucchiaio d’asfalto” sacramentava contro questi interventi tampone. Quel giornale era redatto da coloro sono dirigenti della nomenklatura neo-comunista e rifondarola. All’epoca dell’egemonia democristiana, almeno facevano opposizione.
Oggi che loro sono al potere, non c’è più neanche chi si oppone. Tutti narcotizzati, tutti burattini senza fili nello stesso carrozzone , tutti bucolicamente a fare il “m’ama, non m’ama…”, compreso Bertini accanto ai pezzi grossi della vecchia Dc. Questo proprio quando servirebbe una presa di coscienza contro le forze che hanno fatto  di marano un’immensa maceria per circa 80mila coatti in un involucro senza servizi costruito ieri dalla speculazione edilizia e oggi più che mai in costruzione in base a una logica cinica del profitto privato: 80mila sepolti vivi che non sanno se avranno un pezzetto di terra al cimitero, che sono combinati sempre peggio con i trasporti pubblici per andare a Napoli, che non trovano posto per i figli alle scuole superiori.
Già, le superiori: i nostri referenti in seno alla Provincia (oggi Città Metropolitana, Ndr) hanno ampiamente sbandierato che sono riusciti a ottenere i fondi per realizzare una nuova sede per il liceo scientifico in via Lazio, in cui accogliere tutti. E intanto, il capoluogo esclude sempre più l’hinterland: con la scusa che bisogna decongestionare il centro di Napoli e decentrare i servizi in periferia, ci stanno ghettizando. Chissà che Bertini non sperasse di scappare da questo ghetto, che anche lui ha contribuito a creare, per rifugiarsi nel Consiglio regionale. La fuga dall’inferno non gli è riuscita.

Raffaele Romano (all’epoca direttore responsabile de L’attesa)

A maggio 2006, la direzione passò al giornalista Mimmo Rosiello (fondatore del periodico insieme a Stefano Rinaldi), ma non mutò la linea politica che ha sempre tenuto conto dei tre principi cardini del buon giornalismo: pluralismo dell’informazione, opinioni separate dai fatti, piena autonomia rispetto ai centri di potere.  

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