Nel giorno della liberazione dal nazifascismo ricordiamo l’eroe calvizzanese Grasso: venne internato tre anni in un campo di concentramento tedesco




Quando venne  catturato a Peschiera del Garda si rifiutò di collaborare con i tedeschi

Don Ciro non conosceva la storia di Vincenzo Grasso: gliela raccontarono i figli quando si recò a casa dell’eroe di guerra per dargli l’estrema unzione. L’amato parroco  ritornò in chiesa sconvolto e con le lacrime agli occhi. Senza alcuna esitazione, il giorno dopo si affrettò a fare la cosa più naturale e giusta che potesse fare: quella di dedicargli un settore del museo parrocchiale. Al Comune, invece, pur conoscendo questa storia, da noi raccontata, non hanno mai fatto niente  per onorare la memoria di Vincenzo Grasso, nato a Calvizzano il 24 luglio 1921 e morto a Calvizzano il 16 marzo 2017. Arruolatosi l’8 settembre 1942 nel reggimento fanteria di Genova, a gennaio 1943 venne trasportato a Civitavecchia. Il  9 settembre 1943 venne catturato dai nazisti a Peschiera del Garda, ma fu subito deportato a Dachau, in Germania, il primo campo di concentramento nazista, poiché, insieme ad altri commilitoni, si rifiutò di collaborare con i tedeschi. Vi rimase tre terribili anni.

Una volta fuori dai quei campi – scrive il figlio di Vincenzo su tre fogli di quaderno depositati nell’ala del museo – ci son voluti molti giorni per lasciare la Germania. Nel frattempo si rifugiava in qualche masseria per mangiare qualcosa e per vestirsi di panni civili, perché indossava ancora quel pigiama a righe, quel pigiama che mio padre diceva era talmente freddo da sembrare di carta. Comunque ci vorrebbe un libro per raccontare la storia di mio padre. Troppe sofferenze hanno costellato la sua vita…” 


Lato del museo parrocchiale dedicato a Grasso


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