Marano, bollette acqua: il fallimento delle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 30 anni



Tra i fattori di criticità che caratterizzano l’andamento amministrativo c’è sicuramente quello della bassa capacità di riscossione, con particolare riferimento al servizio idrico, gestito ancora direttamente dall’Ente con un costo annuale di circa 7milioni di euro ed una copertura di circa il 55% (dati rilevati dalla relazione di fine mandato della Commissione straordinaria). L’emissione delle fatture relative al servizio idrico era inoltre fermo al 2012 (arretrato pari a 4 anni) e gli archivi disponibili erano incompleti e imprecisi. Ma la questione acqua, in effetti, viene da lontano. Anzi, da lontanissimo. Fin dalla metà degli anni Ottanta, a Marano si è smesso di stipulare contratti dell’acqua, si è smesso di effettuare letture ai contatori, si è smesso di inviare bollette sui minimi contrattuali e sulle eccedenze contabilizzate ai contatori. Insomma, si è smesso di essere come il resto dell’Italia civile. I commissari prefettizi che si insediarono nel periodo 91-93, si accorsero dell’assurdità e decisero di inviare le bollette dell’acqua degli anni passati con il metodo del “consumo presunto”: assegnarono una quota pro-capite presuntiva di acqua e mandarono le bollette.  Il gruppo vicino a Bertini, allora leader di Rifondazione, decise di cavalcare la protesta: chiamò uno studio legale e fece una vertenza contro quelle bollette che non erano calcolate sui consumi effettivi. Vinse la battaglia e quei bollettini furono dichiarati illegittimi.
Ironia della sorte, nel dicembre del 1993, si ritrovò sindaco di Marano proprio Bertini che, a quel punto, dovette affrontare la questione acqua. L’obiettivo numero uno fu quello di mettere i contatori e fare i contratti; l’obiettivo numero 2 quello di le letture e inviare le bollette sulla base dei consumi effettivi. Per non dilungarci molto, passò un decennio, nel quale l’amministrazione Bertini, su questo tema predicò molto ma lavorò poco. Un primo tentativo di censimento e contrattualizzazione fu fatto sul finire degli anni Novanta con la ditta Mirella di Calvizzano. I risultati di quel lavoro non si sono mai visti. Ma il Comune continuò regolarmente a pagare l’impresa e continuò a mandare bollette improbabili. A inizio 2006, con il nuovo appalto le cose cominciarono un po’ a sistemarsi, anche se il costo dell’acqua non venne ripartito su tutti i reali contribuenti; molti sfuggirono ai censimenti. Intanto, dall’insediamento di Bertini passarono 13 anni. Si giocò molto con le parole, si tentarono magie strane, trasformando il consumo presunto in consumo in acconto, ma, alla fine, si martellarono gli utenti onesti e si lasciò impuniti i furbi, si pagarono fior di parcelle a ditte e professionisti   e si perse molto tempo. Dietro a incompetenza, incapacità e superbia. Coperte da manifesti buonisti in cui, all’ennesima bolletta ingiusta, ci si batteva in petto e si proponeva l’ennesima dilazione. Insomma, un fallimento. Che ha nomi e cognomi e non può passare sotto silenzio. Con l’amministrazione Perrotta le cose migliorarono un pò, ma il ritornello era sempre lo stesso: sul fronte acqua, molte spese, troppe ombre e pochi incassi. Con le amministrazioni Cavallo e Liccardo peggiorò la situazione. Solo durante il periodo  in cui è stato commissario il "prefetto di ferro" Gabriella Tramonti fu resa vita dura ai morosi: avvennero i primi distacchi.  Anche l'ultima triade commissariale ha usato il pugno di ferro verso coloro che non pagavano l'acqua e hanno fatto partire i controlli per scovare gli allacci abusivi. 

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