Da diversi anni opera a Marano un centro di dialogo tra le culture per favorire integrazione e scambio
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| Ibrahim Khader con il parroco di Calvizzano don Ciro |
L’Imam Ibrahim Kader: “è necessario abbattere il
muro dei pregiudizi che scaturisce dalla scarsa conoscenza del diverso”
Va sicuramente sottolineata
l’opera meritoria di dialogo interculturale da anni portato avanti dalla
Comunità islamica maranese, con tutte le attività connesse, tra cui spicca il
corso di lingua italiana per stranieri. E’ il primo
nell’area metropolitana di Napoli. Esiste solo un altro centro interculturale
in Campania e si trova a Napoli. In quello di Marano c’è una scuola, gestita da
professionisti della Comunità islamica, che permette la conoscenza e il dialogo
tra varie culture; inoltre c’è anche uno sportello per immigrati. Il progetto
viene da lontano. Nel 2001, infatti, la Comunità islamica di Marano, una delle
più numerose della Campania, nata agli inizi degli anni Novanta, con sede in
via Marano-Pianura, si fece portavoce di un’esigenza avvertita con forza dalle
molte famiglie mussulmane residenti a Marano e nei Comuni limitrofi: l’esigenza
di incontrarsi in una struttura adeguata, di far conoscere la propria cultura e
la propria religione e di confrontarsi con culture differenti. La comunità
presentò, quindi, un primo progetto di Centro interculturale per i popoli del
Mediterraneo, inizialmente approvato, ma poi ignorato. Negli anni successivi la Comunità presentò nuovamente
il progetto, ripetutamente ignorato. Poi, nel 2012, l’amministrazione Cavallo
approvò e realizzò il progetto.
“La nostra idea – afferma Ibrahim
Kader – è di avere un luogo
d’incontro che possa servire allo sviluppo della nostra città e, soprattutto,
alla crescita culturale delle nuove generazioni, nel rispetto reciproco. Se
ognuno di noi, infatti, resta chiuso nel suo mondo, non c’è alcuna possibilità
di crescita. E’ necessario, invece, abbattere il muro di pregiudizi che
scaturisce dalla scarsa conoscenza del diverso. La conoscenza è una ricchezza
comune che va stimolata e incrementata. Non dimentichiamo che non siamo poi così
lontani: siamo quasi tutti figli del grande bacino del Mediterraneo e i punti
di contatto, nella nostra storia, sono tantissimi. Nel nostro progetto puntiamo
al coinvolgimento delle scuole del territorio: attraverso i ragazzi si
può arrivare alle famiglie, nucleo fondante della società civile”.
Intanto, continuano
anche i corsi di lingua e cultura , cui, con entusiasmo, partecipano i figli
dei membri della Comunità.
“Abbiamo il
dovere – aggiunge l’Imam Khader – di
insegnare ai nostri figli la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra
civiltà. E’ necessario, infatti, che loro abbiano piena conoscenza delle loro
radici, per portare avanti in futuro il dialogo tra le culture. Solo attraverso
la conoscenza di se stessi e dell’altro è possibile non avere paura del diverso
e arricchire la propria personalità”.
