L’angolo della politica, rubrica curata dal poeta- scrittore Enzo Salatiello: Il Governo del cambiamento nel Paese che non cambia


Terza e ultima parte


Il 4 marzo 2018, l’Italia conosce una nuova rivoluzione. Dopo la nascita e la morte della “seconda repubblica” di chiara marca berlusconiana, abbiamo avuto il “governo a 5 stelle” del professor Giuseppe Conte e dei suoi dominus politici Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che vede la luce il 1° giugno. Il segno del fallimento della nuova filosofia di governo consiste in un “cambiamento che non cambia nulla”. Le forze politiche che animano questo esecutivo, lo abbiamo già sottolineato in altre occasioni, portano in se stesse i bacilli di una contraddizione enorme da nascondere: i programmi di M5S e Lega Nord, sono antitetici e avversari per certi versi ma, tuttavia il primo tradimento avviene proprio in sede di formazione dell’esecutivo Conte. A parte il presidente del consiglio, scelto tra gli indipendenti di area, quella del ministro dell’Economia e della programmazione economica doveva cadere sul dottor Paolo Savona, da sempre molto critico sull’impianto euro e sulle sue politiche imposte ai singoli Stati del rigore economico e del contenimento della spesa pubblica fino al parossismo della norma inserita nella Costituzione italiana del “pareggio di bilancio”. Il professor Savona è il teorico del famoso “piano B” di un’eventuale uscita dolce dalla moneta unica, per prevenire, com’egli afferma, un disastroso e traumatico epilogo che porti l’Italia fuori dalla moneta europea. Ebbene, il presidente della repubblica, respinse il nome del ministro, egli fece appello alle sue prerogative di capo dello Stato e in questo fu corretto, ma la dichiarazione a margine della vicenda non fu che un avvertimento politico che tutto l’establishment europeo finanziario e tecnocratico mandò al nascente governo. Inaccettabile, da parte del M5S che aveva in quota questo importante nome. L’inaccettabile fu accettato. Primo fallimento politico grave. La forza che da anni aveva basato le sue fortune elettorali su una critica feroce e coerente contro la cosiddetta “Troika” che stava schiacciando la sovranità economica dell’Italia, cedeva al primo confronto con questo sistema. Già in quell’occasione capimmo che metà del cammino di questo governo era ormai azzoppato fin dalla partenza. Al suo posto, fu scelto il professor Giovanni Tria, Ministro dell'economia e delle Finanze. Romano, grande esperto di finanza mondiale e di Pubblica amministrazione. Vicino ad ambienti di Forza Italia e successivamente del PD. Fa parte del "Comitato Economico Sociale – Fondazione Craxi". Un consulente per niente caratterizzato da voglie e pruriti anti-euro! Facciamo fatica a immaginare cosa dovrebbe dire alla Merkel e agli eurocrati di tanto differente o ostile alla moneta unica. Le uniche poltrone che contano in Europa sono due: Economia ed Esteri, la prima dà diritto al sedere all'ECOFIN (Consiglio Economia e Fiananza). Organismo esecutivo della UE che ha i poteri di :
a) Coordinare le politiche economiche; sorvegliare la situazione economica;
b) Monitorare le politiche di bilancio e le finanze pubbliche dei Paesi membri (applicazione del Patto di Stabilità e Crescita);
c) Euro (aspetti giuridici, pratici e internazionali);
d) Mercati finanziari e movimenti di capitale;
e) Relazioni economiche con i paesi terzi.
Tutt'e due le poltrone sono saldamente in mano ad ambienti PRO EURO! Savona è finito agli “Affari europei”, il quale è un buon dicastero, che gli permette di tenere sempre il polso delle varie attività dell’Europa, ma non ha il peso e la consistenza operativa del ministero dato a Tria. Poi abbiamo l’altro ministero chiave per poter operare in Europa: gli Esteri. Vediamo chi è il ministro: Enzo Moavero Milanesi – “Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
Discendente dell’illustre famiglia Bocconi, fondatrice dell'omonima Università. Già capo gabinetto di Mario Monti ai tempi del suo incarico di Commissario europeo alla concorrenza. Ministro nei governi Monti (quello odiatissimo dal M5S) e Letta. Giudice della Corte di Giustizia della UE. Questo sarebbe il governo della critica all'Euro? Chi esulta per il governo del cambiamento, dovrà aspettare il prossimo governo o un rimpasto assai improbabile. Per finire, gli Interni sono andati a Salvini, il quale è stato in grado di spostare l’attenzione delle problematiche italiane direttamente connesse alla politica di “Austerity” europea con il problema dell’immigrazione clandestina e dei rifugiati nel nostro paese. In effetti da quando ha preso vita il governo il dibattito nazionale si è appiattito solo ed esclusivamente su questo aspetto, che non è da ignorare anzi, ma che non è quello che ci mette in una difficoltà relativa rispetto al Debito Pubblico e all’occupazione. Il 90% dei lavori che toccano gli extracomunitari è scartato dagli italiani non per loro volontà ma per una semplice questione di mercato: gli stranieri, costano meno agli imprenditori, quindi, l’operazione di Salvini sarebbe disonesta, perché in pubblico professa la sua linea politica, ma sotto sotto, egli sa che gli imprenditori del Nord Italia, senza mano d’opera immigrata, in molti casi chiuderebbero. Questo governo, non può durare, anche alla luce degli ultimi passi falsi che sta commettendo come le “manine” nascoste che cambiano o aggiungono ma, anche tolgono provvedimenti nelle sue manovre economiche, come nel caso del decreto sul fisco e su quello per la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova caduto a ferragosto e che ha provocato quarantatre morti. Non durerà questo governo anche perché, l’Europa, lo tiene sotto controllo, dal suo primo giorno di vita.
Enzo Salatiello


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