"Gomorra 3", Gennaro GB Ricciardiello: "uno spot ai criminali"


Non mi è piaciuto il finale della terza stagione di “Gomorra, la serie” , ha perso tutto il suo senso iniziale, non è più la fredda documentazione, anche se romanzata, di cos’è il “sistema”.
Saviano si sarebbe “venduto” alla logica commerciale. Certo, nessuno può impedirgli di farlo. Saviano è uno scrittore- sceneggiatore e non deve dar conto se il suo interesse è quello di “vendere”…. Ma è proprio così? NO. Perché lui fonda il suo personaggio sul giornalista di denuncia: è acclamato nelle conferenze e negli atenei, perché ritenuto conoscitore e testimone dei fenomeni criminali, ma più di tutto è credibile, perché vittima di tale fenomeno.
Sono stato sempre un suo sostenitore e lo sono ancora, contro chi lo attacca ritenendolo colpevole di infangare l’immagine della sua città. L’ho sempre ritenuto un prezzo da pagare, purché della camorra si continuasse a parlare…. Ma con il finale di “Gomorra 3” si è fatto uno spot ai criminali, regalare una morte dignitosa all’”Immortale”, una fine eroica ad un sanguinario assassino, costruendo già dall’inizio di questa serie il nuovo concetto che voleva inculcare l’autore verso il personaggio, facendolo passare per un giustiziere, uccidendo i criminali bulgari e liberando la ragazza albanese dalla loro schiavitù.
Questi tipi di personaggi non hanno dignità: loro vivono distruggendo la dignità altrui e non possono e non devono passare per gente capace di una morte dignitosa, loro non sono così, le immagini di arresti di capi mafia che implorano pietà giurando di essere disarmati o addirittura che si fanno scudo dei loro familiari sono vive in tutti noi. Questi sono loro, gente che ha rinunciato a qualsiasi altro ideale se non quello del proprio interesse personale, del resto solo così possono riuscire a giustificare la loro capacità criminale, rinunciare agli scrupoli è condizione essenziale per “fare carriera”.
“Gomorra, la serie” è una ottima fiction, ma non è più il documento che all’inizio fu il romanzo e le prime due serie. Lo dica chiaramente Roberto Saviano, non perché lo si voglia criticare, ripeto, lui è libero di essere il professionista che è… ma in ballo c’è la rispettabilità di Napoli e quello che gli era concesso purché si facesse denuncia, non ha più senso se si tratta solo di vedere un “Fast e furious” all’italiana.
La tendenza a mitizzare certi personaggi, anche contro ogni logica, era già forte e Saviano, invece di cercare di riportare il tutto in una morale sensata, si sarebbe “venduto” alla richiesta dei produttori di far leva proprio su questo insano fenomeno, creando certamente le fondamenta per una quarta serie di successo… ma questo non può accadere alla faccia di Napoli.


Gennaro GB Ricciardiello

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