L’anno che verrà…


Questa lettera, datata 30 dicembre 2009, la scrissi al sindaco dell’epoca Giuseppe Granata. Secondo voi è ancora attuale?  

Caro sindaco ti scrivo così mi distraggo un po’….l’anno vecchio è finito ormai, ma tante cose ancora qui non vanno. Si esce poco la sera, compreso quando è festa, perché il commercio sta morendo e nulla si fa per rianimarlo e sostenerlo; perché il centro storico è poco vivibile e non c’è niente in progetto per farlo rivivere ai cittadini; perché le periferie sono sempre più squallide e abbandonate al loro destino: le migliaia di persone che vivono da quelle parti hanno tanta paura del buio, del degrado e delle numerose voragini che spuntano come funghi; perché nella zona delle cooperative, dove sono stati costruiti enormi casermoni, mancano i servizi e la gente ha tanta voglia di scappare.
Adesso, spero che l’anno che verrà sia un anno nuovo e diverso. La Calvizzano che vorrei dovrebbe puntare a una migliore qualità della vita e a un risveglio culturale. Anche la gente si aspetta meno proclami e più fatti; le persone reclamano un linguaggio meno politichese e la totale cancellazione di scaramucce e litigi tra personaggi politici, in particolar modo tra coloro che fino a poco tempo fa andavano d’amore e d’accordo e ora sono acerrimi nemici. Bisogna cancellare l’odio, evitare polemiche sterili e inutili rancori, insomma avere un solo obiettivo: il bene della nostra collettività.
Spero che il nuovo anno faccia ragionare di più maggioranza e opposizione e che i manifesti siano solo pieni di buone notizie e non dei soliti inciuci e pettegolezzi....
Caro sindaco ti scrivo perché la Calvizzano che vorrei dovrebbe avere più parcheggi, più luoghi di aggregazione per giovani e anziani e più strade di collegamento con i paesi viciniori, perché il traffico, che dalle nostre parti è diventato endemico e insostenibile, sia più fluido. La Calvizzano che vorrei dovrebbe essere più rispettosa dei bambini, dei disabili e di altre categorie svantaggiate, una città che non abbandoni chi vive ai limiti della povertà o chi non riesce ad arrivare alla fatidica terza settimana del mese, perché finiscono le risorse. Vorrei una città partecipata, dove ogni singolo cittadino è attore della sua vita e non un luogo, dove un esiguo gruppo di persone decide il destino di tutti sulla base degli interessi personali suoi e della sua cerchia.
La città che sogno è un luogo pieno di alberi e di verde attrezzato; la città che mi aspetterei è un luogo ideale, dove i cittadini possano risvegliarsi dal torpore e cominciare a interessarsi di politica, a fare proposte concrete e che il governo cittadino non le cestini, ma che le prenda in considerazione; una città dove i partiti riprendano a funzionare, per diventare dei veri sensori sparsi sul territorio atti a recepire le istanze dei cittadini per poi tradurle in progetti..
Caro sindaco spero di non aver dimenticato niente perché, purtroppo, l’età avanza, gli acciacchi aumentano, il fisico perde colpi e il cervello comincia ad arrugginirsi: spesso sono assalito da vuoti di memoria, ma, in tutto questo tran tran, un’ultima cosa te la voglio scrivere.
L’anno che verrà porterà ai cittadini (almeno si spera) un nuovo piano urbanistico, perciò non dimenticare le cose che hai promesso in campagna elettorale: residenze sociali, verde attrezzato al posto di nuovi palazzi in via Aldo Moro, polo sportivo con la realizzazione di una piscina, piano d’insediamento produttivo e altro.
L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, tutti quanti ci stiamo preparando è questa la novità.

M.R.


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