Ieri si è insediata la Commissione
d’accesso inviata dal Prefetto di Napoli, Carmela Pagano. Alle ore 13.50
precise, il viceprefetto Rosanna Sergio, il dirigente della Prefettura di
Napoli Ciro Silvestro (viceprefetto aggiunto) e l’architetto Antonio Bruno,
esperto di opere pubbliche e specialista in manutenzione e gestione dell’edilizia
urbana, hanno varcato la soglia del Comune, accompagnati dal comandate della
locale stazione dei Carabinieri, maresciallo, Carmelo Firetto. Dopo essersi
recati nella stanza della segretaria comunale, Maria Clara Napolitano, per la
notifica dell’atto d’insediamento, alle ore 14 e 30 si sono spostati nella
caserma dei carabinieri di via Aldo Moro. E’ bene precisare che la Commissione
d’accesso non è un organismo incaricato di verificare la liceità degli atti
prodotti; è un pool di tecnici che deve, invece, appurare che, dagli atti
(anche leciti), non emerga una sistematica tutela degli interessi della
criminalità organizzata. In sostanza, la Commissione è alla ricerca di una
correlazione tra l’attività della camorra e la vita amministrativa: legame che
prescinde dalla regolarità degli atti, ma che è più profondo e presuppone una
connivenza organica tra l’apparato amministrativo e la criminalità. Un lavoro
complesso, quindi, che richiede una miscela di competenze tecniche e investigative.
La Commissione ha ricevuto un mandato di 90 giorni, che però è prorogabile per
altri 60. La richiesta di proroga arriva dalla Commissione stessa, che segnala
al Prefetto la necessità di un approfondimento. Generalmente nei Comuni
medio-grandi la proroga è inevitabile, poiché 90 giorni per esaminare tutti gli
atti sono effettivamente pochi: a
Calvizzano, tre mesi potrebbero bastare, per cui, probabilmente, si finirà a
dicembre. A quella data, la Commissione presenterà una relazione al
Prefetto, con un parere sull’eventuale scioglimento. Il Prefetto assumerà un
tempo tecnico per la decisione (generalmente un mese) e poi agirà. Ci sono tre
strade possibili. La prima è quella dello scioglimento anticipato del Consiglio
comunale; la seconda, quella del mantenimento in vita del Consiglio, ma con
l’imposizione di provvedimenti specifici; la terza, quella che equivale a una
sostanziale assoluzione: nessun provvedimento.
Nel caso di scioglimento, il Prefetto
dovrà proporre al Ministro dell’Interno (e questi al Presidente della
Repubblica) un decreto adeguatamente motivato. Successivamente si insedierà una
Commissione di tre componenti che gestirà il Comune per un periodo compreso tra
18 e 24 mesi. Nel caso, invece, di mancato scioglimento, il Prefetto potrebbe,
con decreto motivato, ordinare al sindaco interventi specifici, come la
rimozione di assessori o di funzionari, l’annullamento di atti; il Prefetto
stesso potrebbe procedere poi alla sospensione dei singoli consiglieri.
Evidentemente, la scelta tra le due strade dipende dal quadro che viene
disegnato dalla Commissione di Accesso: se l’insieme dell’attività legittima il
sospetto di un’infiltrazione camorristica pervasiva e organica, si procede allo
scioglimento; se invece si palesano infiltrazioni episodiche e specifiche, si
salva la validità del Consiglio, si evita il trauma del commissariamento e si
va verso provvedimenti specifici.