Mamma che incubo: ho sognato di dare i numeri


Forse sarà stato il piatto di pasta e fagioli con le cotiche di maiale che ho mangiato in fretta e con voracità qualche ora prima di andare a letto ad avermi provocato qualche turbolento disturbo del sonno ma, soprattutto, una inconsueta inquietudine: mi giravo e rigiravo, senza riuscire a chiudere occhio. Poi, finalmente, il sonno è arrivato, ma la nottata è stata molto agitata e costellata da sogni molesti ai limiti dell’incubo. In genere, nei sogni accade che i numeri vengano dettati dalle anime di parenti passati a miglior vita e potrebbero essere una insperata opportunità di vincita al lotto, invece, nel mio caso, è successo il contrario: ero io che distribuivo numeri. Contravvenendo alle più elementari regole  della buona comunicazione che segnano abitualmente il mio lavoro di giornalista e sconvolgendo il mio istintivo rispetto per le idee di tutti e la mia grande considerazione per il lavoro degli altri, in particolare di chi è investito di pubbliche funzioni, nel sogno ho indossato i panni del Padreterno e ho cominciato a emettere giudizi su tutto e su tutti, a distribuire pagelle a destra e a manca, facendo bene attenzione che nessuno superasse la sufficienza: a fare, cioè, certe cose che abitualmente ho visto fare da qualcun altro. Io che ho sempre cercato di separare le opinioni dai fatti, che ho sempre applicato la regola del pluralismo dell’informazione, mi chiedevo fra il sonno e il dormiveglia, se avessi perso talmente il senno da prendermi la briga di valutare il lavoro di un commissario straordinario mandato a amministrare un Comune, e magari di attribuirgli un misero 4,5, proprio io che non ho nessuna diretta esperienza di gestione della cosa pubblica? Possibile che abbia smarrito la via del buonsenso al punto di avere l’arroganza di assegnare voti, ovviamente al ribasso, a dirigenti e responsabili di settori, senza che abbia un minimo di esperienza in materia di gestione del personale? Chi sono io per giudicare queste persone? Possibile che proprio io che ho un rispetto quasi sacrale per il mestiere di giornalista (il cui compito è scovare notizie e raccontare fatti, ma non quello di dare voti) sia talmente caduto in basso da fare proprio di questa non facile arte lo strumento per sfogare i miei livori? Da dove deriva questa furia vendicatrice che mi fa lanciare strali e invocare punizioni per tutti? Com’è che ce l’ho così aspramente con il mondo da non salvare nessuno nella mia furia demolitrice? E, infine, com’è che mentre ho la presunzione di giudicare tutti non ho l’onestà intellettuale di assegnare un voto anche a me? “Non è possibile”, dicevo fra me e me, che questo sia proprio io…chissà che non sia tutto un brutto sogno? Fortunatamente il suono della sveglia è arrivato a porre fine alla tormentosa sofferenza; ho ripreso con grande sollievo contatto con la realtà…quello non ero io…io sono ancora qui con il mio attaccamento al mestiere di giornalista, con il mio senso critico ma mai fazioso, con il mio convinto rispetto per la verità.


Mimmo Rosiello

Visualizzazioni della settimana